venerdì 11 novembre 2011

Gli antemarcia


di Marco Travaglio

FATE PRESTO” titola a tutta prima Roberto Napoletano sul Sole 24 Ore, invitando i partiti a benedire senza indugi Super Mario Bros. E Ferruccio de Bortoli, sul Corriere della Sera: “Possiamo farcela” (con Mario Monti, of course).

Nella migliore tradizione italiota, i giornaloni “indipendenti” che han tenuto in piedi B. fino all’altroieri, ora che è moribondo fanno finta di non conoscerlo e orientano il turibolo verso il successore.

Purtroppo gli archivi dei giornali sono gratuitamente e perigliosamente disponibili online.

Fermiamoci, per carità di patria, all’ultima vittoria di B, quella del 2008.

Ecco Stefano Folli sul Sole: “Silvio Berlusconi è il leader che riesce a rappresentare la sintesi di un Paese moderato, ma voglioso di modernità – anche quando dimostra di averne paura – e sempre più insofferente verso i vincoli, i freni e le incongruenze di chi diffida del cambiamento. Ma non si comprende il senso della vittoria berlusconiana (la terza in cinque competizioni elettorali) se si sottovaluta il dato politico che l’accompagna: l’impronta nordista che l’affermazione della Lega porta con sé... Bossi garantisce che Berlusconi non sarà il suo ‘ostaggio’. C’è da crederlo. La Lega è un partito leale agli accordi di coalizione... La lealtà paga, visto che oggi tra Lombardia e Veneto abbiamo quasi una seconda Baviera, con Bossi nei panni che furono di Strauss e Stoiber” (15.4.2008).

Anche Andrea Romano, oggi testa d’uovo di Montezemolo, era tutto eccitato dalla vittoria leghista: “La Lega potrebbe diventare il motore riformatore del governo Berlusconi”, essendo “un movimento politico ormai lontano dalla rappresentazione zotica e valligiana” che “ha accantonato definitivamente il teatrino secessionista” per sposare “l’esempio della Csu bavarese”, perché la Lega è un modello di “buona amministrazione locale”, piena di “giovani preparati come il piemontese Roberto Cota”, insomma sarà “il reagente indispensabile a una vera stagione di rinnovamento” (16.4.2008).

Anche Angelo Panebianco, sul Corriere, s’illuminava d’incenso: “Non si capisce la Lega Nord se non si tiene conto della capacità che Bossi ha avuto nel corso degli anni di fare crescere una classe dirigente locale, di giovani amministratori, spesso abili, e capaci di tenersi in sintonia con le domande dei loro amministrati” (17.4.2008). E a novembre invitava le opposizioni a “cercare punti di incontro con i ministri Brunetta e Gelmini”, noti “riformisti” e “modernizzatori”.

Antonio Polito, sul Riformista, tracciava il solco al Pd: “Aprire il dialogo con l’Italia berlusconiana”, e per questa e altre illuminate intuizioni verrà ingaggiato come editorialista dal Corriere.

Sergio Romano, oggi criticissimo col defunto Cainano, riusciva addirittura a incensare sul Corriere il “lodo Alfano”: “Una legge deve essere valutata nel contesto politico in cui viene adottata... Nella particolare situazione italiana il dibattito sul lodo Alfano oscura l’esistenza di due campi contrapposti. Nel primo vi sono quelli (non necessariamente berlusconiani) per cui il presidente del Consiglio, dopo le ultime elezioni, deve poter governare. Nel secondo vi sono quelli che non hanno rinunciato alla speranza di estrometterlo per via giudiziaria... Io sono nel primo campo”. Poi, da fine diplomatico, trovava la gaffe sull’“abbronzato” Obama “bonariamente ironica, scanzonata e anche piuttosto divertente”.

Anche a Piero Ostellino, noto “liberale” del Corriere, il lodo Alfano piaceva un sacco: “Mette al riparo le cariche istituzionali dalle incursioni della magistratura”, ergo il centrosinistra deve evitare “il rivoluzionarismo verbale” e avallare la porcata incostituzionale per non esporsi al sospetto di “voler sconfiggere il centrodestra per via giudiziaria”.

Oggi i turiferari si travestono da antiberlusconiani antemarcia.

Sono i tipici intellettuali italiani “sempre schierati – diceva Montanelli – dalla parte verso cui soffia il vento”.

La Carlucci, al confronto, è una campionessa mondiale di coerenza.

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