lunedì 7 novembre 2011

Governo sempre più in bilico Ferrara: "Berlusconi si dimette"


"Che Berlusconi stia per cedere il passo ormai è una cosa acclarata. Si tratta di ore, qualcuno dice perfino di minuti" scrive Giuliano Ferrara nell'edizione on line de 'il Foglio'. Si tratta dell'ultima, autorevole, conferma che il governo Berlusconi potrebbe essere arrivato al capolinea. "Il punto vero è per che cosa dimettersi, che cosa fare di sè, che cosa fare di tutti questi anni e qual è la vera posta in gioco: la capacità di dirigere il paese, di guidarlo, le regole adatte a un sistema maggioritario in cui il popolo sceglie chi governa, esprime un mandato su un programma. Questa è la posta in gioco. Qualunque soluzione mascherata di emergenza che non siano le elezioni subito è inutile" continua Ferrara.

Poco prima il vicedirettore di 'Libero', Franco Bechis, aveva annunciato su Twitter: "Ho notizie certe, Berlusconi si dimette entro domattina. Il Pdl gli aveva chiesto di farlo oggi, lui ha detto no perchè ha appuntamenti privati a Milano". Secondo quanto si apprende da fonti Pdl, Berlusconi potrebbe tentare oggi in extremis di "riacciuffare" qualcuno dei dispersi e, qualora non ce la facesse, tra stasera - quando tornerà a Roma - dimettersi domani. Magari dopo il passaggio del voto sul rendiconto previsto domani a Montecitorio, che anche senza maggioranza passerebbe grazie all'astensione delle opposizioni.

La giornata.
Dopo il vertice notturno a palazzo Grazioli Silvio Berlusconi lascia Roma a va a Milano. Lo fa con un governo sempre più in bilico e con una settimana che si apre e che potrebbe essere fatale per il Cavaliere. A peggiorare la situazione, oltre alla crisi economica che si fa più virulenta , quell' "inutile accanirsi, è finita " pronunciato dal ministro leghista Roberto Maroni. Senza contare le nuove defezioni all'interno del Pdl. L'ultima, clamorosa, è quella di Gabriella Carlucci, passata dal Pdl all'Udc.

VIDEO: MARONI: "E' FINITA"


Sul tavolo del Cavaliere restano poche opzioni: affrontare l'Aula con rischio di veder certificata la dissoluzione della maggioranza, anticipare i tempi e salire al Quirinale; oppure chiedere al Parlamento di approvare le misure anticrisi promettendo però che una volta varato il pacchetto il premier andrà al Colle per dimettersi. Per il capogruppo del Pdl alla Camera
Fabrizio Cicchitto sono "fantasie" le voci di pressioni su Berlusconi per un passo indietro e, in una nota, annuncia che "Berlusconi e il Pdl si ripromettono di sviluppare una iniziativa politica in più direzioni".

Rendiconto.
L'attenzione, adesso, si sposta a domani e al voto sul Rendiconto. Partendo dai numeri: con il passaggio tra i centristi della Carlucci, il governo torna virtualmente sotto la maggioranza assoluta alla Camera. E' a
314, sotto di due voti rispetto alla soglia dei 316 che Berlusconi ostenta con le persone con cui parla. Ma che la situazione sia fluida lo si capisce anche da un'altra cifra: almeno 15/20 deputati non hanno ancora idea di che fare. E non sono esclusi nuovi cambi di casacca nelle prossime 48 ore. Al punto che la maggioranza potrebbe scendere ulteriormente. O, addirittura, trovarsi battuta in Aula per una ventina di voti. A tutto questo va aggiunta la possibilità che l'opposizione metta in pista la mozione di sfiducia (ma solo se i numeri saranno certi). Per scongiurare questi scenari, il premier vedrà molti degli 'scontenti' tra oggi e martedì. Cosa che stanno facendo anche i centristi. Mentre Gianni Letta, parlando degli aiuti alle zone colpite dal terremoto dell'Aquila, dice: ""Nel passaggio da un governo all'altro - non è che lo stia auspicando - gli impegni assunti non cambiano, continuano: si chiama principio della continuità amministrativa".

Quanto alle strategie d'Aula, le opposizioni decideranno con ogni probabilità domani se sul rendiconto astenersi in blocco (inclusi i Radicali). Con loro si asterrebbero anche quattro firmatari della lettera al premier (
Gava, Destro, Antonione e Pittelli, ma non Stracquadanio e Bertolini). Di sicuro Sardelli e forse Milo e Gianni. E poi altri pidiellini: si parla tra gli altri di Cazzola, Stradella, Mazzucca, Pianetta. E nonostante l'ex ministro Scajola abbia detto di essere pronto a votare "sì", non sono altrettanto chiare le intenzioni dei suoi fedelissimi. E Isabella Bertolini avverte: "Se domani non ci saranno numeri, ci sarà grande fuga dal Pdl".

In ogni caso, anche se il Rendiconto dovesse passare, il problema si aprirà un minuto dopo. In commissione bilancio il centrodestra ha perso la maggioranza. Per questo la legge di Stabilità, che contiene le misure chieste dall'Europa, quando tornerà dal Senato a Montecitorio (entro la fine di novembre) sarà appesa alla volontà delle opposizioni. Dovrà passare prima in commissione Bilancio e non potrà arrivare in aula senza l'assenso del Pd o del Terzo Polo, che avranno un deputato in più. Resta in piedi, inoltre, l'ipotesi della nascita di un gruppo parlamentare autonomo (c'è chi parla di 22 deputati). Un appuntamento per discuterne è fissato per martedì sera. Un nuovo gruppo che potrebbe essere il luogo dove far affluire i parlamentari Pdl pronti a sostenere un governo di larghe intese. Semmai dovesse nascere.

(07 novembre 2011)

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