giovedì 10 novembre 2011

IL CAIMANO SE NE VA MA È DAVVERO FINITA?


Dal video del 1994 fino alla batosta di mercoledì Quattro governi, cinque legislature Lui sempre protagonista Purtroppo restano i suoi servi

di Antonio Padellaro

a cura di Marco Travaglio

CON LUI LA PRIMA volta ho avuto a che fare a metà degli anni 80 quando scrissi per il Corriere della Sera un’inchiesta sulla Fininvest all’assalto della tv commerciale. Anche se l’articolo era fortemente critico con i metodi usati dal boss di Canale5, Berlusconi mi telefonò con la finta scusa di ringraziarmi e concluse la conversazione con una frase flautata, ma non del tutto rassicurante per uno che già allora frequentava gli stallieri di Cosa Nostra: “Guardi dottore che io la tengo d’occhio”. Non ebbi la prontezza di rispondergli che anche io lo avrei tenuto d’occhio, come infatti mi è capitato negli ultimi vent’anni.

Nel ‘93 lavoravo all’Espresso quando con un grande direttore come Claudio Rinaldi cominciammo a occuparci della ‘discesa in campo’ prima ancora che l’uomo di Arcore decidesse il salto in politica per salvarsi dalla bancarotta.

Nel 2001 mi imbarcai sull’Unità di Furio Colombo quando il Caimano sembrava davvero invincibile. Non l’ho mai considerato un nemico da odiare e riconosco che nel suo successo imprenditoriale e politico, oltre al malaffare, hanno inciso vitalità e ingegno.

Mi sono trovato sulla barricata opposta perché mi fa sinceramente paura ciò che il berlusconismo può provocare (e continuerà a provocare, non illudiamoci) nella testa delle persone.

Non parlo naturalmente di chi (sempre meno) è disposto a dargli il voto.

Osservo chi lo circonda. I plotoni di donne e uomini che hanno ottenuto ricchezze e potere servendolo con obbedienza cieca e rinunciando a porsi delle domande sulla parola dignità.

Ora che il padrone va verso la fine tentando di trascinarci tutti nel baratro, molti dei servi obbedienti hanno deciso di cambiare casacca. E anche se per garantirsi il vitalizio si dicono pronti a votare un governo “per salvare l’Italia” (figuriamoci!) la loro natura servile resterà immutata.

Purtroppo, infatti, la fine di Berlusconi non porterà con sé la fine della peggiore classe politica europea, ma anzi rischia di dar vita a una stagione di zombie, vecchi democristiani resuscitati per spartirsi in nome dell’unità nazionale i resti del nostro povero paese.

Berlusconi è finito, ma pensate davvero che con lui scompariranno affarismo, mafie e massonerie? Senza contare la marea di volgarità, cattivo gusto ed esibizionismo in cui rischiamo di affogare.

E poi, credete davvero che assieme a lui finiranno le varie caste che in questi anni hanno solo pensato all’accumulo di indennità e prebende?

Ora che, dopo aver gettato alle ortiche quattro lunghi mesi trascorsi a redigere inutili manovre di fumo, il Parlamento si mobilita per approvare leggi che costeranno ai normali cittadini autentiche lacrime e sangue, non risulta che la casta dei parlamentari abbia previsto di tagliarsi qualche privilegio. Eccoli là tronfi e pettoruti ad autocelebrarsi per la “responsabilità dimostrata”. Insomma, non rallegriamoci troppo in fretta. Può darsi che la lunga e funesta era di Papi sia terminata. Ma sulla fine dei nostri problemi non ci giurerei.

1 commento:

Anonimo ha detto...


In questa foto sembra morto.

Madda