venerdì 25 novembre 2011

La Guerra Fredda di Medvedev "Missili per aggirare scudo Usa"


NICOLA LOMBARDOZZI

Ancora gli spettri della Guerra Fredda, ancora i missili come carta decisiva nelle trattative tra Mosca e Washington. Con un video distribuito simultaneamente a tutte le tv russe il presidente Dmitri Medvedev ha annunciato la possibilità che la Russia dislochi al più presto lungo in confini europei i suoi supermoderni missili Iskander capaci eventualmente di trasportare testate nucleari. Le basi sono già scelte: al sud nella zona di Krasnodar per proteggersi e per rispondere a presunti attacchi in arrivo dalla Turchia. E a Kaliningrad, la Patria di Kant che un tempo si chiamava Koningsberg, territorio ex clave incuneato tra la Polonia e la Germania.

La bellicosa minaccia del Cremlino viene considerata l'unica risposta possibile al tira e molla degli Stati Uniti che, nonostante i tanto celebrati accordi Start sul disarmo bilaterale, continuerebbero a non essere chiari sull'uso del loro scudo spaziale. Una questione strategica non da poco. Obama in persona negli ultimi incontri con Medvedv avrebbe tergiversato sulla pretesa russa: "Mettete per iscritto che lo scudo missilistico che state schierando in Europa Orientale è orientato esclusivamente sull'Iran e non su di noi".

Medevedev ha infarcito il suo discorso di frasi accomodanti come "siamo sempre pronti al dialogo" oppure "ci aspettiamo da Washington un segno di intesa". Ma non ha rinunciato a mostrarsi anche pronto al peggio: "Ci riserviamo il diritto di rifiutare ulteriori passi sul piano del disarmo e,
di conseguenza, sul controllo delle armi".

Finiti dunque nello spazio di un video di cinque minuti tutti i "magic moments" che avevano contrassegnato fino a ieri il rapporto tra i due presidenti. Chiaramente ostile e diffidente nei confronti di Vladimir Putin, Obama aveva sempre strizzato l'occhio a Medvedev, il volto pulito e democratico del tandem al potere. Hamburger e patatine mangiati assieme in un fast food vicino alla Casa Bianca, dichiarazioni reciproche di "umana simpatia", sembrano adesso volatilizzati.

Tutta colpa, probabilmente delle difficoltà interne di entrambi. Travolto dalla crisi economica Obama non può permettersi il lusso di aizzare ancora di più i repubblicani, depotenziando ulteriormente lo scudo missilistico progettato da Bush. In calo spaventoso di popolarità alla vigila delle elezioni del 4 dicembre, anche Medvedev che spera di diventare almeno premier dopo che a marzo dovrà restituire a Putin la poltrona di presidente, deve fare a sua volta la voce grossa. E in campagna elettorale, tra rigurgiti di nazionalismo e di nostalgia montante dell'impero sovietico, un po' di sano antiamericanismo non fa mai male.

A dare il segno del clima ci ha pensato pochi giorni fa una nota giornalista televisiva,
Tatiana Limanova, ritenuta fedele militante del partito di governo Russia Unita. Raccontando del recente vertice Apec e leggendo una notizia in studio ha mostrato il dito medio alle telecamere mentre nominava Obama (VIDEO). La tv è stata sommersa da telefonate e mail di protesta. La Limanova si è scusata, ha detto che stava scherzando con i cameramen. Ma ha incassato centinaia di messaggi di solidarietà.

(23 novembre 2011)

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