venerdì 4 novembre 2011

LA SLAVINA DI B.


La maggioranza perde altri pezzi: ora sono a 313, sotto la quota-fiducia

di Fabrizio d’Esposito

Il regime crolla e il camerata della Destra Francesco Storace, che al governo vanta un sottosegretario (Musumeci), invoca la pena massima: “Quei deputati che in queste ore cambiano partito mentre Berlusconi è a Cannes per l’Italia, meriterebbero di essere fucilati alla schiena”.

All’indomani della fatidica notte dell’Hassler, sei frondisti certi, i traditori sono stati due e mezzo. Di fatto la maggioranza non c’è più. Dopo l’addio di Roberto Antonione, tra i firmatari della lettera dell’Hassler, il centrodestra scende da 315 a 313 con il passaggio dei deputati Ida D’Ippolito e Alessio Bonciani all’Udc di Casini, vero mattatore di questa fuga dal Cavaliere. La prima è calabrese e da due settimane era in forte sofferenza con il suo partito, al punto da disertare Montecitorio. Tutta colpa della nomina a sottosegretario del suo avversario interno e corregionale Pino Galati, quota Baccini del Pdl. Bonciani, invece, fino all’ultimo è stato contattato da Angelino Alfano. Ma non c’è stato nulla da fare: “La mia non era una trattativa, non ero in cerca di prebende, non avrò nulla”.

L’EFFETTO della partenza di B. per il G20 di Cannes è stato quello di moltiplicare riunioni più o meno segrete di malpancisti a tutti i livelli, dal Pdl agli ex Responsabili. E l’annuncio della fiducia la prossima settimana alla Camera è apparso a molti come il necrologio della maggioranza.

Anche per questo si è rimesso al lavoro lo sherpa delle trattative Denis Verdini, triumviro del Pdl e garante di tutte le fiducie passate, dal 14 dicembre 2010 in poi. Riuscirà anche stavolta a scansare l’apocalisse?

Nell’agenda di Verdini la priorità sono i “frondisti sparsi” dell’Hassler: i sei che hanno firmato la lettera per il passo indietro del premier. Quattro sono considerati “irrecuperabili”: Destro e Gava (primo nucleo del movimento di Montezemolo), Antonione e Pittelli. Quest’ultimo è incluso ancora nell’elenco dei 313 conteggiati. Senza si scenderebbe a 312. Così come sono calcolati “dentro” Stracquadanio e la Bertolini. Via loro due si va a 310. Il mezzo traditore è il siciliano Pippo Gianni, deputato del gruppo Popolo e Territorio (gli ex Responsabili). Prima ha detto che “all’80 per cento non voterò la fiducia”, poi ha precisato che si è trattato di “una battuta”. Dovesse mollare, il centrodestra rischia di scendere a 309.

Qualcuno dei suoi colleghi di maggioranza fa notare però che Gianni sarebbe stato contento della firma messa dal premier prima di partire per la Francia: quella per la delibera Cipe che sblocca i fondi per l’autostrada Ragusa-Catania. Non è finita. Nel Pdl, i sei “frondisti sparsi” possono provocare una slavina fatale per il governo. All’Hassler per esempio c’era anche Guglielmo Picchi, con lo scajoliano Paolo Russo nell’insolito ruolo di pompiere. In realtà il gruppo dei dissidenti che fa capo all’ex dc Scajola, contrario a “un golpe” ma non a “una maggioranza allargata senza Berlusconi”, viene descritto come “una bomba pronta a esplodere”. Poi ci sono almeno altri 5 nomi di berlusconiani malpancisti che circolano: Giuseppe Moles (vicinissimo ad Antonio Martino), i toscani antiverdiniani Roberto Tortoli e Deborah Bergamini, Giancarlo Mazzuca, Gabriella Carlucci. A microfoni spenti, un congiurato rivela che “i 5 sono stati contattati”.

L’ELENCO della slavina possibile continua con Giuliano Cazzola, altro falco della prima ora che adesso chiede a B. “un passo indietro” a favore del solito governo Letta. Senza contare che dal Senato potrebbe arrivare un’altra lettera, quella di Pisanu e Saro (quest’ultimo autore della missiva alla fine rimasta anonima, senza firme, una settimana fa). Insomma, uno stillicidio che incrocia soprattutto ambizioni e vendette personali. Ormai è l’ora del tutti contro tutti, in cerca di ricandidature.

La genesi dello strappo dell’altra notte è in una riunione che risale al 12 ottobre, quando il sottosegretario Guido Crosetto riunì una trentina di deputati per arginare, ironia della sorte, gli scontenti di Scajola. Una sorta di anti-fronda che a sua volta ha partorito altri dissidenti. Quel giorno c’erano Gava, la Destro, Picchi, Paniz (pure lui sulla strada dell’addio), Stracquadanio (che disse: “Non ho più nulla da perdere perché so che non mi ricandideranno”), la Bertolini, Moles, la Bergamini.

Da un mal di pancia all’altro. Gli ex-Responsabili stanno esplodendo. Sardelli già è andato via, ieri altri tre (Iannaccone, Porfidia e Belcastro) sono passati nel Gruppo Misto precisando però che non voteranno contro B. Sotto osservazione per la fiducia restano Milo e Pisacane e il solito Scilipoti.

Questa volta la diga di Verdini, per conto di B., potrebbe non reggere.

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