di Luca Telese
“C’è poco da dire, i fatti sono fatti. Il prestigio del governo è stato appannato dalla crisi e il prestigio di Berlusconi è stato appannato da una evidente commistione tra pubblico e privato”. Se avete già fatto un salto sulla sedia riprendetevi subito, perché non è finita. Non siete ubriachi: a parlare è proprio Maurizio Paniz. La semplice ipotesi che l’avvocato azzurro potesse invitare Berlusconi a dimettersi, accreditata due giorni fa da alcuni titoli di agenzia forzati, ha gettato nel panico i cronisti parlamentari. Paniz il relatore del caso Ruby, Paniz il dottor Sottile del berlusconismo, Paniz l’uomo che difende sempre e comunque il Cavaliere. Se anche la fede di Paniz vacilla vuol dire che un ciclo politico si è chiuso. Così, ieri, il deputato azzurro ha passato la giornata a precisare il suo pensiero, passando da un microfono all’altro. E ha aggiunto: “Resto fedele allo schieramento che mi ha eletto. Ma se Berlusconi decidesse di fare un passo indietro – osserva – credo che potrebbe fare benissimo il padre nobile di tutto il centrodestra”. Da ieri ci son due fronde nel Pdl. Una è quella “dura” dei 12 firmatari della lettera a Berlusconi, l’altra è quella “morbida”, la sua. A fare più male, proprio perché non sospetta di nessuna slealtà, è la sua.
Onorevole, mi spiega che cosa è successo?
È doveroso fare alcune premesse. Primo: sono perfettamente gratificato dal mio ruolo. Non ho richieste né pretese. Quello che Berlusconi mi chiederà di fare lo farò disciplinatamente.
Ha mai chiesto le dimissioni?
Mai. Un’intervista a un quotidiano locale, fatta bene, ma titolata male, è stata ripresa dall’Ansa, titolando malissimo, stravolgendo il mio pensiero.
La verità quale è?
Sono stato eletto con il nome di Berlusconi sulla scheda. Non farei mai nulla che lui non volesse. Voterò fino alla fine questo governo, e mai uno che non sia fondato sul Pdl e sul suo leader.
Però?
Sarei disposto a sostenere un nuovo governo di centrodestra in cui Berlusconi stesso indicasse il suo successore.
Lei però pensa che l’immagine di questo governo sia appannata?
È innegabile. Parlo con i nostri elettori, molti ci dicono la stessa cosa: che non solo il gradimento, per così dire politico, del governo è sceso, ma anche quello, personale, del premier.
Perché?
Ci troviamo a gestire una crisi drammatica. In alcuni momenti abbiamo tardato a dare le risposte giuste. È per questo che dobbiamo ripartire al più presto con una nuova proposta.
Parla di commistione fra pubblico e privato, proprio lei che lo difese sul caso Ruby?
Non credo che a far calare la popolarità di Berlusconi sia stato il caso Ruby, Noemi, o tutto quello che è andato sotto il nome di sessuopolitica.
A cosa si riferisce, allora?
Al fatto di aver inserito nelle liste elettorali persone che non avevano tutti i titoli per meritare incarichi di responsabilità o di rappresentanza.
Parla di Nicole Minetti?
I nomi non sono importanti. È il messaggio che è passato che era sbagliato. Come se il Pdl non selezionasse per merito le sue candidature.
Lei pensa anche ad altro, vero?
Credo che un premier, anche un uomo solare ed espansivo come Berlusconi, debba avere una visione molto chiara del suo ruolo. E anche della netta separazione con qualsiasi tipo di affare che non sia istituzionale.
A che si riferisce?
Al ruolo di alcuni personaggi che cercavano benefici per se stessi.
Come Lavitola, con cui anche lei ha parlato?
Non a lui: si è agitato molto, ma ha chiesto poco.
E a chi, allora?
Penso a una figura come quella di Tarantini, che era lì solo per promuovere sé e la sua azienda.
Berlusconi potrebbe dimettersi per salvare il centrodestra?
Se lui decidesse di fare un passo indietro può restare il leader del centrodestra lasciando a qualcun altro la guida del governo.
È vero che hanno chiesto anche a lei di firmare la lettera dei 12?
È vero.
E perché ha detto di no?
Perché loro chiedono a Berlusconi di farsi da parte. Io gli chiedo di fare quello che è meglio per salvare il centrodestra.
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