lunedì 14 novembre 2011

Lo spread vota oggi la prima fiducia a Monti



IL SENATORE HA BISOGNO DI UN PAIO DI GIORNI PER FORMARE L’ESECUTIVO, SUBITO UN’ASTA DI BTP

di Stefano Feltri

All’apertura dei mercati, questa mattina, la politica italiana si ricorderà all’improvviso perché ha passato il weekend a discutere la fiducia all’imminente esecutivo di Mario Monti: lo spread.

“I nostri sforzi saranno indirizzati a risanare la situazione finanziaria”, ha spiegato subito il presidente della Bocconi nel discorso al Quirinale con cui ha accettato l’incarico di formare un nuovo governo. Se c’è una cosa che si è capita nella più rapida crisi della storia repubblicana è che, oltre le schermaglie di superficie, tanto il Pd che il Pdl sono consapevoli che è meglio lasciare a Monti la gestione di quelle che si annunciano le settimane più complicate dalla crisi valutaria del 1992, quella culminata con il famoso prelievo notturno dai conti correnti di Giuliano Amato. Svanito l’effetto Berlusconi sui titoli di Stato, che traduceva il tracollo di credibilità del Paese in un aumento del tasso di interesse sul debito pubblico, da oggi l’Italia sarà valutata soltanto sulla base delle misure concrete che adotta e dei conti che è in grado di presentare. “In un momento di particolare difficoltà per l’Italia, in un quadro europeo e mondiale turbato, il Paese deve vincere la sfida del riscatto”, è l’intento di Monti annunciato ieri.

PER DUE GIORNI almeno, però, i mercati dovranno credergli sulla fiducia. Il professore sta ancora lavorando alla lista dei ministri con il capo dello Stato e ieri ha smentito ogni indiscrezione circolata. Da questa mattina avvierà un giro di consultazioni che prevede, tra l’altro, un incontro con la Cgil e la Confindustria nella giornata di domani. Ragionevole quindi aspettarsi che almeno fino a mercoledì il governo non ci sarà. Il contesto però imporrà a Monti quel “senso dell’urgenza” che lui stesso ieri ha sottolineato due volte nell’intervento al Quirinale: si comincia con l’asta di titoli di Stato di oggi, tra 1,5 e 3 miliardi di Btp a 5 anni, che rischia di essere un altra batosta per le casse pubbliche in termini di aumento del tasso da pagare. La Borsa sarà in fermento per la decisione di Unicredit di varare un aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro, per rispondere alle richieste dell’autorità europea che vigila sulle banche e che ha preteso fondamenta più solide per reggere la crisi del debito. Non è solo una vicenda aziendale, ma anche politica, in cui Monti rischia di essere costretto ad avere un ruolo: è nota la preoccupazione di Angela Merkel che il gruppo guidato da Federico Ghizzoni sposti liquidità dalle attività tedesche a quelle italiane. E, visti i rapporti tra il professore e il cancelliere, è probabile che si parleranno.

Una certa tensione sui mercati, comunque, sarà un utile biglietto da visita per Mario Monti durante le consultazioni che iniziano oggi. Il prossimo presidente del Consiglio dovrà ottenere un primo via libera su misure impopolari, accettabili soltanto per la situazione di emergenza. Nella lettera con cui il ministero del Tesoro di Giulio Tremonti ha risposto ai dubbi europei sulle riforme promesse, per esempio, si leggono due passaggi importanti. Tremonti sottolinea come il ritorno dell’Ici sulla prima casa, possibile sotto forma dell’Imposta municipale prevista dal federalismo fiscale, porterebbe un gettito di 3,5 miliardi di euro all’anno. Numeri noti, ma che adesso assumono un altro significato alla luce dell’annuncio di Monti di voler perseguire la crescita del Pil “in un quadro di accresciuta equità”. Un principio che si può declinare con l’imminente arrivo di un’imposta patrimoniale, forse alla francese: bassa, permanente, e centrata sulla casa. Secondo punto delicato della risposta tremontiana, quello sul lavoro: “Potrebbero essere riviste le norme sui licenziamenti per aumentare la propensione delle imprese a licenziare”. Ma di questo, nell’embrione del programma Monti, non sembra esserci traccia, come dei 300 mila statali che, stando sempre alla lettera, scompariranno entro il 2014.

IL PRESIDENTE della Bocconi non sarà un politico consumato, ma ha capito che in questo momento è meglio una sobrietà verbale e di stile lontanissima dagli eccessi berlusconiani e analoga a quella che caratterizzava Romano Prodi. Anche ieri ha limitato le sue dichiarazioni ai cronisti che lo fermano all’uscita dell’hotel Forum, dove alloggia a Roma, a semplici notazioni meteorologiche: “Avete visto che bella giornata?”. Poi è andato a messa, con la moglie Elsa. In serata gli è toccata anche un incontro con Silvio Berlusconi, a palazzo Chigi. Motivazione ufficiale: la comunicazione al Cavaliere di aver ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo. Il ruolo che in esso avrà Gianni Letta, oggetto del pranzo di sabato tra Monti e Berlusconi, è ormai chiaro: nessuno.

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