venerdì 11 novembre 2011

Silvio da Palazzo Grazioli a Salò



di Pasquale Chessa

Beccato! Gli psicanalisti la chiamano “denegazione”, speciale malattia dello spirito che porta a cancellare con magnifiche bugie l’evidenza della verità… Ci ha provato ancora Berlusconi. E ha messo in atto il solito imbroglio, per evitare le vere dimissioni, come ha subito spiegato Furio Colombo nell’editoriale del Fatto. Disvelato da un incredibile lapsus: intervistato da Mario Calabresi, sulla prima pagina della Stampa, Berlusconi si lasciato andare a un pericoloso paragone con Benito Mussolini. Ma non quello trionfante della Marcia o dell’Etiopia e nemmeno lo “stratega” di Monaco o del Patto d’Acciaio, ma quello di Salò issato sulle baionette tedesche, quello della guerra civile e delle stragi nazifasciste, dei treni blindati verso la Shoah...

TESTUALE: “Sono più potente come libero cittadino che come presidente del Consiglio, stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui a un certo punto le dice: ‘Ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni”’. Al di là delle inesattezze filologiche della citazione, si sa che i lapsus rivelano i più segreti grovigli dell’animo umano, mi spiego: quando ho studiato con Barbara Raggi (per il libro L’ultima lettera di Benito) il carteggio inedito fra Mussolini e Clara Petacci, mettendo a confronto le lettere di lui con quelle di lei, si è scoperta una trama inedita che la storia non aveva ancora potuto registrare. Arenato sulle rive del Garda, Mussolini, seppure consapevole di essere il vuoto simulacro del Duce, non si vuole piegare alla sentenze della storia, cercando in ogni modo di risalire la china del potere.

Nel rileggere con più attenzione per la storia del presente, il fascino delle vite parallele trascina nei meandri della storia virtuale. E diventa persino troppo facile ironizzare su Berlusconi/Mussolini che se la prende con tutti malpancisti del fascismo/berlusconismo che lo criticano per la sua impotenza di fronte al disfacimento della Repubblica.

Ha fatto storia il titolo con cui il direttore della Stampa di allora, il repubblichino critico Concetto Pettinato, una specie di Vittorio Feltri corretto con un po’ di Giuliano Ferrara, esortava Mussolini a mettere in campo tutto il suo carisma perduto: se ci sei, batti un colpo. Ma il colpo, come si sa, non venne . Anzi: come ora Berlusconi anche allora Mussolini lamentava di essere considerato dai suoi stessi seguaci alla stregua di un “ostacolo”.

Si sa che il tema del tradimento è ben radicato nell’intimo sentire delle personalità carismatiche e autoritarie. Mussolini ne è posseduto. Arenato sul lago di Garda, evoca il “sangue dei traditori”, lasciando che il padre di suoi nipoti sia processato e condannato a morte. Sospetta della moglie Rachele immaginando che sia al centro di una serie di complotti segreti. Il fatto che avesse ragione non giustifica il turbamento paranoico da cui si lascia travolgere. Si sente spiato. Sa di essere intercettato. Scrive: “L’idea di essere controllato mi è intollerabile”. Fa l’elenco, nomi e cognomi, delle persone da lui beneficiate negli anni del regime che non si vergognano ora di indossare i panni di Giuda Iscariota. Immagina, sollecitato da Clara, che nel fallito attentato contro Hitler a Rastenburg fosse prevista anche la sua morte.

Scrive: Un Mussolini è indubbiamente defunto. Vive l’attuale? O sogna?”. Bella domanda: nonostante sia consapevole che il suo prestigio “è ridotto a zero”, Mussolini fino alla fine cerca il colpo di genio politico. E inventa anche lui il suo “predellino”: quando ormai mancano pochi mesi alla fine eccolo appunto “in piedi sul predellino ” arringare alla folla di Milano nei giorni del famoso discorso al Teatro Lirico, nel tentativo di ritrovare la perduta sintonia con le masse... Le lettere, come oggi le intercettazioni, rivelano anche l’esistenza di un traffico di “mignotte” che ruota intorno a Mussolini, per cercare di scalzare Clara, a cui si dedica un oscuro figuro, una specie di spia, lo stesso Olo Nunzi che nel dopoguerra, con i soldi trafugati a Salò contribuirà fondare il Movimento sociale. Ogni paragone con Fede e Mora è destituito di fondamento. Eppure...

SEBBENE la storia rifugga dai paragoni, non può cancellare le similitudini, i rinvii e le suggestioni che attraversano la lunga durata della vita di un popolo. Non è impietoso allora applicare a Berlusconi l’intuizione usata dallo scrittore Curzio Malaparte, straordinario e geniale voltagabbana, quando vide in Mussolini un “eroe capovolto” piuttosto che un “arcitaliano” invece un “antiitaliano” in quanto “storicamente avverso agli italiani” e perciò capace di mettere in atto tutti i mezzi necessari a dominare e sagomare l’Italia per piegarla ai propri fini.

COME FINIRÀ. Ancora a dieci giorni dalla sua morte, Mussolini cerca di scappare in Spagna, come si legge nell’epistolario. Non ci riesce: anche Franco lo vuole più. E così, non disponendo nemmeno di uno straccio di villa ad Antigua e nemmeno alle Maldive, è costretto a scappare per la strada che lo porterà a Dongo.

Post Scriptum. “Fino alla fine come Claretta Petacci” ha dichiarato a Repubblica Barbara Mannucci, giovanissima e fedelissima deputata del Pdl. Insomma: ciascuno ha le vite parallele che si è costruito.

Nella fattispecie però si consiglia la deputata Mannucci di leggere i libri fino alla fine, per vedere cosa capita nelle ultime pagine. E si consiglia quindi Berlusconi, di procedere ai debiti scongiuri. Auguri!

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Clap...clap... clap!
Allora fu il popolo a prendersi la soddisfazione di porre la parola fine!
Oggi la soddisfazione se la prendono le banche e a noi è riservato il trattamento finale... di dissanguamento totale!
Sembra che oggi abbia la febbre a 39 per quanto il mondo intero dice su di lui... Gli sarà venuto in mente l'amico Gheddafi?

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

'nsomma!