giovedì 3 novembre 2011

STATO DI CONSULTAZIONE PERMANENTE


La tela di Napolitano aspettando la crisi Al Colle Pd e Udc invocano Monti

di Wanda Marra

Consultazioni permanenti, crisi di governo ormai conclamata nei fatti, mercati impazziti, opposizione compatta e pronta a sostenere in maniera compatta un governo di emergenza. Gli ingredienti per archiviare Silvio Berlusconi e il suo governo ci sarebbero tutti. Se non fosse per un particolare non proprio secondario: l’interessato continua a non aver nessuna intenzione di farsi da parte.

IERI è stata un’altra giornata di ordinaria passione e ordinaria tensione, nell’attesa che il Cdm varasse in serata le misure annunciate. Dopo i colloqui telefonici dell’altroieri con il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani e il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, Giorgio Napolitano ha iniziato delle vere e proprie consultazioni. Al Colle sono salite prima una delegazione del Terzo Polo (non solo i centristi, ma anche Fli e Api), poi Tremonti, poi una delegazione del Pd. Oggi tocca a Pdl e Lega.

Prima Casini, poi Bersani, dopo essersi parlati tra loro, hanno detto al Capo dello Stato sostanzialmente due cose: non sono più disponibili ad appoggiare nè in maniera diretta, nè indiretta (favorendone insomma l’approvazione) misure che sarebbero inutili senza un segnale di discontinuità, data l’assenza di credibilità ormai conclamata di Berlusconi; sono altresì disposti ad appoggiare un governo di transizione, meglio, un governo tecnico, che gestisca una crisi economica ormai ineludibile.

“Ormai è chiaro in tutto il mondo che il quello della credibilità del premier è il primo problema”, ha spiegato Casini. E dunque, “nessun sacrificio senza un suo passo indietro”. Sì invece, ad appoggiare un nuovo governo. Nessun nome è stato fatto ha chiarito poi il leader dell’Udc. Ma se un nome non viene fatto esplicitamente, un profilo invece viene delineato: un tecnico che non deve assolutamente appartenere al Pdl. Insomma, il nome non si fa, ma c’è ed è quello di Mario Monti. “Pronto il governo Monti”, titolava ieri Libero, accusando Napolitano di star mettendo “a punto il dopo Berlusconi”. Ipotesi non troppo lontana dalla realtà: il Colle sicuramente sta verificando qual è lo stato di maggioranza e opposizione e sta cercando di capire se in caso della caduta in Parlamento di Berlusconi (la crisi d’altra parte è ormai perenne) c’è la possibilità di un governo alternativo. Ad esprimersi chiaramente per un governo guidato da un tecnico e non da uno dell’attuale maggioranza (Letta o Schifani, per intendersi) era stato già l’altroieri Bersani. Dal canto loro, i più vicini a Casini raccontano che a questo punto esiste un asse strettissimo tra il loro capo e Bersani (che si sono parlati anche ieri) e che dunque l’unica opzione davvero sul tavolo è quella di un governo tecnico. “Senza il Pd noi un governo non lo facciamo”, spiegano. A dimostrare la compattezza dell’asse (che è già di per sè una notizia rispetto alle ultime settimane) il fatto che le dichiarazioni di Bersani sono praticamente identiche a quelle del leader centrista: il Pd “è pronto ad assumere la responsabilità di un governo di transizione e emergenza”. Perchè “senza discontinuità ogni provvedimento è inutile”. E in questo frangente, l’opposizione non è disponibile ad appoggiare un ribaltone, fatto magari da una decina di malpancisti, ma vuole una nuova maggioranza ampia. Sostanzialmente in asse anche se non del tutto allineato il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che seppur ribadendo il suo no “a misure che diano il via alla macelleria sociale” e auspicando al più presto le elezioni, ha spiegato: “Noi del patto di Vasto siamo sulle posizioni di Bersani. Ci siamo parlati sia con lui che con Vendola”. Da notare, che l’Idv non è stata ricevuta al Quirinale.

Il presidente della Repubblica ha ascoltato “molto preoccupato”. Cosa che - appunto - continuerà a fare oggi, dopodiché forse esprimerà qualche valutazione. La questione rimane la stessa ormai da mesi: se Berlusconi non viene sfiduciato dal Parlamento, il Colle non può forzare le regole della democrazia parlamentare. Anche se la rete intorno a Berlusconi sembra sempre più stretta e i margini sempre più ridotti. Insomma, si tratta ancora di una situazione d’attesa, anche se la settimana prossima - in un senso o in altro - dovrebbe essere decisiva: se ancora una volta Berlusconi dovesse andare sotto su qualche voto di sostanza come il Rendiconto generale alla Camera oppure sulle misure economiche, se la realtà esterna al Palazzo dovesse prendere il sopravvento, come il tracollo economico dell’Italia, forse questo potrebbe dare il via a una crisi di governo conclamata a tutti gli effetti.

RAGIONA Benedetto Della Vedova (capogruppo di Fli a Montecitorio): “Noi un governo lo possiamo fare solo se ha un appoggio saldo. Però, se anche Berlusconi dovesse cadere per 5 o 6 voti, rispetto allo spettro di elezioni anticipate, molti poi sarebbero disposti ad appoggiarlo. Voti che oggi non si vedono, ma che potrebbero arrivare dopo”.

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