mercoledì 14 dicembre 2011

Monti: "In Europa ora siamo più credibili" Lega contesta, Schifani sospende seduta


Dura contestazione dei leghisti al premier Mario Monti. Poco dopo l'inizio della seduta al Senato - in cui il presidente del Consiglio doveva riferire del vertice Ue dell'8 e 9 dicembre scorsi - il presidente Schifani ha dovuto sospendere i lavori a causa delle ripetute interruzioni partite dai banchi leghisti che hanno esposto cartelli contro la manovra ('Basta tasse', 'Giù le mani dalle pensioni' e 'La manovra è una rapina') (FOTO ).

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E' una sceneggiata mortificante per il Parlamento", ha detto Schifani prima di interrompere la seduta mentre Monti guardava i banchi dell'opposizione in silenzio marmoreo. "E' un pessimo segnale che diamo al Paese", ha aggiunto Schifani senza tuttavia ottenere l'ordine.

Durante il discorso di Monti, la senatrice leghista
Angela Maraventano, ha cominciato a gridare: "Parlaci piuttosto delle pensioni!". Il presidente del Senato, Renato Schifani si è rivolto direttamente al capogruppo leghista, Federico Bricolo: "Proprio lei - ha sbottato Schifani - che è capogruppo. Mi stupisco che lei faccia così. Senatore Bricolo non si faccia richiamare". Ma non c'è stato niente da fare. La Lega ha continuato a disturbare e a nulla sono valse le parole di Schifani.

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Le contestazioni

Schifani infuriato

Monti: "Pronti a Tobin tax"
Le misure: rendite, pensioni, case

Il dossier

"Se vi interessa continuo - ha detto Monti - scusatemi se valorizzo il Parlamento". Un lungo applauso gli ha permesso di continuare solo per qualche altro minuto. "Il Parlamento ha un ruolo centrale per l'azione dell'esecutivo e il futuro del nostro Paese", aveva detto Monti aprendo il suo intervento sul Consiglio Europeo.

"E' punto di raccordo e di sintesi tra istanze nazionali e prospettive europee, con un ruolo diventa ancor più cruciale". Poi un richiamo alla manovra: "Oggi prendo la parola a poco più di una settimana dai provvedimenti urgenti di politica economica adottati dal governo il 4 dicembre. Questa scansione temporale mostra quanto sia stretta in questa fase la dimensione nazionale e europea".

Il risultato del Consiglio europeo dell'8 e 9 dicembre insomma "non è stato per ora all'altezza delle nostre aspettative ma è stato abbastanza significativo", in particolare sul tema degli Eurobond che verrà inserito nel rapporto che Van Rompuy, Barroso e Juncker presenteranno entro il 31 marzo, e sul rafforzamento dell'operatività del fondo salva-Stati. Il premier ha riassunto così in senato l'esito dell'ultimo consiglio Ue.

In particolare, sugli Eurobond ha spiegato che "nelle conclusioni del Consiglio europeo non troverete la parola Eurobond, neppure nella versione 'stability bond' proposta da commissione Ue, ma tuttavia segnalo due finestre aperte verso questo tema che sarà nostra cura coltivare già nel breve periodo. Una è la previsione di un meccanismo, la reciproca informazione ex ante sui programmi delle emissioni dei vari Paesi, che è presupposto di una emissione in comune dei titoli del debito pubblico. L'altra è che le conclusioni del Consiglio Ue prevedono la presentazione entro marzo da parte di Van Rompuy, Barroso e Juncker di un rapporto sui modi in cui approfondire l'unione fiscale. Si è deciso di non far figurare il riferimento agli Eurobond ma nel rapporto di marzo sarà discusso e presentato il tema".

Quanto al fondo salva-Stati, si va "verso il rafforzamento" della sua operatività, "sia con il potenziamento delle sue risorse sia affidando alla Bce il compito di operare come agente del fondo nella collocazione dei suoi titoli". Inoltre "viene accelerata l'entrata in funzione del meccanismo europeo di stabilità" che sarà in vigore "con l'adesione di paesi che rappresentano almeno il 90% degli impieghi finanziari". Un dettaglio che "può sembrare solo tecnico", ma che significa che non ci sarà possibilità di veto da parte di piccoli paesi e "si potrà procedere più speditamente".

Tornata la calma in aula al Senato e ripreso il suo discorso, Monti ha annunciato di voler cogliere il monito dei cartelli esposti dalla
Lega (basta tasse) per annunciare l'apertura dell'Italia, in sede europea, alla tassa sulle transazioni finanziarie, dicendo che "non sarà la strada per arrivare al 'basta tasse' del monito rivoltomi, ma a nessuno, o almeno a nessuno tra quanti ascoltano, che questo è uno dei modi per poter realizzare il 'meno tasse' su famiglie e imprese". "In sede europea - ha infatti spiegato il premier - uno dei modi per arrivare, se non a 'basta tasse', perché sarà impossibile, a 'meno tasse' su chi produce e sulle famiglie è anche quello di avere una fiscalità estesa anche al mondo della finanza e della grande finanza.

Mi richiamo al monito 'meno tasse' - ha quindi aggiunto Monti - dicendo che in sede europea si è sottolineato che un modo per avere meno tasse su imprese e famiglie è anche quello di non considerare al di là di ogni ipotesi la
tassazione sulle grandi operazioni finanziarie. Volevo segnalare - ha detto Monti - che ho notificato in sede europea che l'Italia è disposta a cambiare la propria posizione: l'Italia, e in particolare il passato governo, ha tenuto una posizione contraria all'ipotesi della tassazione sulle transazioni finanziarie, la Tobin tax. L'Italia - ha quindi annunciato Monti - è pronta a riconsiderare questa posizione e a unirsi a quelli che vorrebbero, sul piano almeno europeo, un'adeguata tassazione sulle transazioni finanziarie".

(14 dicembre 2011)

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