sabato 17 dicembre 2011

Monti: l'Italia si salverà e io non sono disperato




Il rischio che l'Italia non ce la facesse «è stato massimo», anzi «lo è ancora». E l'omaggio alla Camera che gli ha votato in mattinata la fiducia e che sta per approvare la manovra è sincero: «Grazie per il vostro senso di responsabilità. Se tutti operano per il bene del Paese, con i conti in ordine l'Italia si salverà».
Ma tanto è ossequioso nei confronti del Parlamento, con il quale ha dovuto trattare fino all'ultimo emendamento il suo decreto («Non dirò più "noi" e "voi" - assicura rispondendo al capogruppo del Pd Franceschini che glielo aveva rimproverato -, siamo tutti accomunati dalla stessa intrapresa»), quanto è duro, quasi sarcastico il premier con il suo predecessore, che due giorni fa lo aveva definito «disperato» per la difficoltà a trattare con i partiti. Ferendolo, e mettendo in luce una divisione sancita ieri anche nel voto sulla manovra (82 tra assenti e astenuti nel Pdl), voto che pure secondo Monti lo lascia «soddisfatto».
È a
Silvio Berlusconi dunque che il premier dedica gli ultimi minuti del suo intervento in Aula. A lui al quale subito dopo, grazie al faticoso lavoro dei pontieri dell'una e dell'altra parte, scriverà un bigliettino conciliante ricevendo una risposta altrettanto conciliante, a lui che saluta a distanza in Aula mostrando sorridendo il pugno di chi davvero non vuol dare l'immagine dello sconfitto, a lui risponde assicurando di non essere «affatto disperato».«Stamattina - dice Monti - ho letto sui giornali un titolo: "Monti è disperato". Ho fatto un rapido esame di coscienza, e per un attimo mi sono sentito colpevole, perché non mi sento affatto disperato. Poi, una volta svegliatomi meglio, ho riflettuto di più e anche il senso di colpevolezza è sparito: non c'è nessuna disperazione, non c'è per me ma quel che è più importante è che non c'è per le istituzioni di questo Paese. Con il dialogo con voi e rimettendoci a decisioni che non possono che essere vostre, abbiamo fatto tutti uno sforzo, perché tutti ci hanno aiutato a riflettere meglio. Così continuerà ad essere, anche senza espresse ragioni di visibile consenso». Infine la conclusione, che porta all'applauso convinto di Terzo polo e Pd e al freddo atteggiamento del Pdl: «Per questo il sottoscritto è pieno di speranza, ed è speranza e fiducia che vi invito a condividere».
Ne servirà, perché Monti non nasconde che sarà dura: «Mi permetto di ricordare a tutti noi la posta in gioco. Non si tratta di continuare a vivere come prima al netto o al lordo di certi sacrifici. No, senza questo intervento sono a rischio i risparmi degli italiani, soprattutto quelli piccoli. È a rischio il benessere accumulato da generazioni, il veder evaporare gran parte dei redditi degli italiani soprattutto quelli modesti».
E allo Stato non si può dire se questa sarà l'ultima manovra: «Lo spero, ma dipenderà dai comportamenti di tutti», i cittadini, gli imprenditori, i risparmiatori. Come dipenderà dalla capacità di fare quelle «riforme strutturali» che in parte sono già contenute nel decreto, e che dovranno essere implementate se si vuole che anche i tassi di interesse scendano, visto che gli investitori guardano a come sarà «il Paese tra dieci-venti anni».
Non finisce insomma qui il compito del governo: «Nelle prossime settimane arriveranno interventi più meditati. Ora affronteremo provvedimenti per rendere meno ingessata l'economia». Fra questi, sicuramente quelle liberalizzazioni che, frenate nella discussione parlamentare sulla manovra, hanno lasciato l'amaro in bocca a tanti: «Bloccare le liberalizzazioni sarebbe una responsabilità grave. È un'illusione che si possano proteggere singoli settori, perché si creano danni irreparabili a chi lavora esposto alla concorrenza».
Paola Di Caro17 dicembre 2011

Nessun commento: