mercoledì 14 dicembre 2011

Premio Bancarotta


di Marco Travaglio

Il mondo dell’avanspettacolo è in festa: Bossi ha annunciato che non se ne può più dell’euro. “La Padania batterà la sua moneta, mica può continuare a mantenere questi farabutti”. Bene, bravo, bis. Visto il pollice verde finora mostrato dai leghisti nel mondo della finanza, non vediamo l’ora.

È appena uscita una sentenza della Cassazione (estensore Sabeone, presidente Esposito) che racconta il più riuscito degli investimenti bossiani, ancor meglio delle zolle del prato di Pontida, della banca Credieuronord e del tallero padano annunciato dal noto economista Calderoli e ribattezzato “calderòlo”: il mitico villaggio “Skipper” in Croazia che 13 anni fa doveva garantire ai padani vacanze sicure, lontano da nègher e terùn, e magari portare soldi freschi al partito, tanto per cambiare alla canna del gas.

L’astuto investimento, condotto personalmente dagli on. Bossi (con signora), Stefani, Balocchi e dal presidente del consiglio regionale veneto Cavaliere, che avevano convinto un centinaio di dirigenti e militanti a investire decine di milioni di lire, è finito in bancarotta. E per bancarotta patrimoniale e documentale è stato condannato a 8 mesi il solo imputato superstite (gli altri sono stati assolti, o sono morti, o hanno patteggiato): Sebastiano Cacciaguerra, amministratore unico di Euroservice Srl e presidente di Ceit Srl, le due società che gestivano per conto della Lega la geniale operazione finanziata nel ‘98 da una banca della Carinzia, ai tempi in cui Jörg Haider era culo e camicia con Bossi. Poi la Ceit finì i soldi, la banca carinziana confiscò il villaggio e le società-schermo della Lega restarono con un pugno di mosche. E di debiti.

“Euroservice – scrivono i giudici – otteneva, su interessamento personale dello Stefani, cliente conosciuto della banca, un finanziamento dalla filiale di Vicenza di Cassamarca Spa (ora Unicredit Banca d'Impresa Spa) nel gennaio 2001 per lire 1 miliardo a fronte di garanzie personali prestate dagli amministratori Ceit Balocchi, Stefani, Cacciaguerra... e Bossi, senatore della Repubblica, non amministratore né socio di Ceit, di cui comunque alcune quote erano detenute dalla moglie Marrone Emanuela. A fronte del finanziamento, Euroservice erogava anticipazioni finanziarie a Ceit per lire 560 milioni e utilizzava ulteriori 420 milioni in favore dei sig.ri Miro e Andrj Oblak per l’acquisto di una quota in Ceit... Euroservice veniva così utilizzata quale strumento per acquisire disponibilità finanziarie ed eseguire pagamenti per un’iniziativa immobiliare in Croazia – ‘progetto Skipper’ – gestita direttamente da esponenti della Lega Nord o dalla Lega Nord direttamente tramite i suoi maggiori esponenti politici, che non volevano apparire, tramite la società Ceit che aveva acquistato la totalità delle partecipazioni nella società croata Kemko proprietaria dei terreni”.

Per scucire il miliardo a Cassamarca, i nostri eroi padani “ipotizzavano enfaticamente profitti” irrealizzabili: Euroservice aveva “operatività quasi inesistente ed esiguo capitale sociale” e Ceit era anch’essa “sottocapitalizzata”, con “investimenti per 20 miliardi su un capitale sociale di 20 milioni” (“non ha una penna biro né un dipendente”, dice l’imputato). Ceit fallì puntualmente nel 2004 dopo tre anni di “scritture contabili irregolari” con “entrate registrate falsamente”. Poi un tocco di coerenza padana: i 560 milioni di finanziamento alla Ceit poi fallita, camuffati da prestito personale al tesoriere Balocchi (non più processabile perché defunto), arrivarono sul conto aperto della Lega alla filiale di Montecitorio del Banco di Napoli, fondato ai tempi dei Borboni nel Regno delle Due Sicilie. Dare la colpa all’euro per il tracollo dell’operazione parrebbe eccessivo persino per il Senatur: l’operazione Skipper iniziò nel 1998 e iniziò a naufragare nel 2001, quando c’era ancora la lira. Ora comunque si attende con ansia il nuovo tallero padano: potrebbero chiamarlo bancarottolo.

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

L'unica cosa che è riuscito a fare Umberto è prendere per il culo milioni di settentrionali di quelli che finita la terza media o anche prima vanno a lavùrar... cioè persone non attrezzate per capire e criticare..

nina ha detto...

Ciarlatani imbroglioni e farabutti. E'incredibile quanti ce ne siano, ma ancor più assordo che siano in tanti a lasciarsi turlupinare. Al lavoro ne conosco più d'uno con tanto di laurea (Padana?)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Si, laurea padana, certo.