IN SELLA DA PRODI A
BERLUSCONI TUTTE LE SCELTE ANTI-EUROPEE
di Paola Zanca
La prima volta che è entrato nei palazzi della politica è finita
con la guerra in Kosovo. Adesso, per noi che siamo l'avamposto americano in un
Mediterraneo che ribolle, lo raccontano di nuovo come l'uomo giusto, al momento
giusto, nel posto giusto.
Per capire il legame tra Giampaolo Di Paola, ministro della Difesa, e gli
ambienti del Pentagono e della Casa Bianca basta scorrere il suo curriculum.
Nato a Torre Annunziata nel Ferragosto di 68 anni fa, è entrato alla Accademia Navale
quando ne aveva 19. Da allora non si è più tolto la divisa, fino a oggi che
veste i panni da ministro.
I sommergibili della Marina, d'altronde, li ha abbandonati
presto per tuffarsi nel palazzo. Da vent'anni vive ai vertici delle forze
armate. È passato indenne da Prodi a
Berlusconi. Nel 1998 diventa capo di Gabinetto prima del ministro Carlo Scognamiglio, durante il governo
D'Alema (siamo alla vigilia delle bombe su Belgrado) poi del suo successore, Sergio Mattarella, quando a palazzo
Chigi c’è Giuliano Amato. Poco prima
che al governo arrivi Berlusconi, nel 2001, Di Paola viene nominato
segretario generale della Difesa, ovvero Direttore nazionale
degli armamenti:
il capo assoluto della gestione tecnico-amministrativa della
Difesa, programmi di acquisto compresi.
UNA NOMINA che aveva “soddisfatto anche il
Polo”, come riportano le cronache dell'epoca: solo il senatore di Forza Italia Vincenzo Manca era “perplesso”: “Pur
trattandosi di una personalità di indubbio valore – diceva a proposito di Di
Paola – non sembrava avere anzianità di grado tale da essere preferito”. A
gestire la Direzione nazionale Armamenti, comunque, resta tre anni. Ed è lo
stesso governo Berlusconi a nominarlo Capo
di Stato maggiore della Difesa. Sarà invece il ministro Parisi (alla Difesa
per Prodi dal 2006) a prorogargli l'incarico di quattro mesi per permettergli
di presentare la sua candidatura a presidente
del Comitato militare della Nato. Ottenuta, ça va sans dire.
Lo considerano uno dei massimi ispiratori del
cambio di strategia della politica di Difesa nazionale: dalle azioni
“stanziali” alla scelta di armamenti che diano la possibilità di intervenire in
maniera pronta nei teatri di guerra. “Ricordo l'intervista che un Capo di Stato
maggiore dell'Esercito rilasciò al Corriere della Sera – dice Elettra Deiana, all'epoca deputata di Rifondazione Comunista in commissione
Difesa – diceva: ‘A che ci servono tutti questi cacciabombardieri, queste
portaerei? Se dobbiamo fare delle missioni di pace abbiamo bisogno di soldati
che vadano là’. Chiaro, lui difendeva l'esercito, ma è indicativo del
dibattito che le scelte di Di Paola avevano scatenato anche tra gli addetti ai
lavori”. Ma cacciabombardieri e portaerei, non
sono solo strategia, sono anche commesse di lavoro.
“Non è mai stato insensibile agli interessi dell'industria
americana – prosegue Deiana – Non a caso favorì l'acquisto dei Lockheed C 130 anziché degli Airbus
europei”. È il giugno del 2001 quando l'Italia, al contrario di Francia e
Germania, decide di non firmare il memorandum d'intesa sul nuovo aereo da
trasporto militare A400M. “Non c'è alcun retro-pensiero – diceva Di Paola – si
sapeva che non si sarebbe firmato ora il memorandum, ma spero che prima
possibile, entro settembre, si arrivi alla firma. Speriamo sia una
questione di settimane e non di mesi”. Quella firma invece non arriverà mai.
“L'europeismo non dipende da un aereo”, tuonava l'allora ministro Antonio Martino. E così, per il suo “orientamento personale” e per “quello
delle forze armate”, la scelta italiana dirottò sull’americana Lockheed. “Noi
crediamo in un'Europa forte – disse Di Paola il giorno del sì definitivo al
programma F35 – ma anche nella cooperazione tra le due sponde
dell'Atlantico”.
Erano gli stessi giorni in cui prometteva che
presto sarebbe arrivata per l'industria italiana la commessa per quattro aerei
cisterna militari della Boeing, i Tanker. Il primo esemplare è entrato in
servizio nel 2011, dieci anni dopo. Mentre gli aerorifornitori della francese
Airbus arrivavano in tutta Europa, noi abbiamo aspettato due lustri. Chi? La
Boeing, l'americana.
1 commento:
ROBA DA TAGLIARE IL FIATO A QUALSIASI PERSONE PERBENE. MA A CHI E' STATO AFFIDATO IL MINISTERO DELLA DIFESA? DI CHI DIFENDE GLI INTERESSI?
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