di Marco Travaglio
Uccisi dalle tasse”, titolava ieri il Giornale di zio Tibia, al secolo Sallusti. Poi sottotitolava: “Ieri ancora un
suicidio, e fanno 13. Gli imprenditori sono disperati, ma nessuno li difende”.
Sarebbe il caso di aggiungere che quelli disperati sono gli
imprenditori onesti, non certo gli evasori: quel che è saltato fuori a Cortina
nella prima visita della Guardia di Finanza da almeno vent’anni a questa parte
parla da sé.
Ma, soprattutto, sarebbe il caso di ricordare chi ha
governato dal 2008 al 2011: l’unico premier al mondo che, mentre gli altri combattevano la
crisi, la negava.
“Crisi psicologica”. Colpa di Annozero e dei “programmi Rai che
diffondono pessimismo, panico e sfiducia” e dei giornali che “sono essi stessi
fattori di crisi”. Ma anche delle agenzie di rating, “le organizzazioni
internazionali che un giorno sì e uno no dicono: deficit +5%, consumi -5%,
crisi di qui crisi di là, crisi fino al 2011: un disastro! Chiudiamogli la
bocca”.
La famosa crisi
percepita, un fenomeno di autosuggestione collettiva.
“Tranquilli, abbiamo l’83% di case di proprietà, più auto e più
telefonini di ogni altro paese europeo” e poi“ gli aerei e i ristoranti sono
pieni”. Un giorno ammise che la crisi c’era, ma “ne usciremo prima degli altri
perché siamo i migliori”. “Siamo in piena ripresa”, si portò avanti Brunetta. E
B., l’autunno scorso: “il Paese è solido, la crisi è colpa dei mercati che –
diceva mio padre – sono orologi rotti”. E pure della magistratura, altro noto
“fattore di crisi”. Intanto nel Nordest si ammazzavano imprenditori su
imprenditori: ma guai a parlarne, per non diffondere pessimismo. Il 27 marzo
2010 il vicepresidente di Confindustria Alberto
Bombassei rivelò davanti al presidente Napolitano e al governatore Draghi:
“Solo nel Nordest, da inizio crisi a oggi, ci sono stati 18 suicidi di imprenditori: questo per dire quanto sia crudele e drammatica la
situazione”.
Nei tre giorni seguenti la rassegna stampa della Camera
raccoglie 168 fra articoli e prime pagine del Giornale: ma cercarvi le parole
“suicidi” e “Bombassei” è sforzo vano.
Governava B., dunque il suicidio degl’imprenditori “uccisi dalle
tasse” era un perfido esercizio di antiberlusconismo.
Ora che invece governa Monti (da 50 giorni), allora sì che gli
imprenditori suicidi, anzi “uccisi dalle tasse” fanno notizia e meritano la
prima pagina. Dove quel gran genio di Nicola Porro ci spiega che “la crisi economica è
seria” (benvenuto!) e “il fenomeno dei suicidi è una costante”, ma “ciò che
cambia è che l’urlo di disperazione e di rabbia dei nostri concittadini questa
volta ha un indirizzo ben preciso: lo Stato”.
Ecco, “questa volta” il suicida è “ucciso dalle tasse”. E chi le
ha messe, le tasse? La sinistra e Monti, ça va sans dire.
B. invece, com’è noto, le toglieva. E pazienza se la pressione
fiscale è aumentata proprio sotto il governo dell’uomo che prometteva “due sole
aliquote del 23 e del 33%” e giurava di non aver “mai messo le mani nelle
tasche degli italiani”. Infatti dal recente libro Tassati e mazziati di Giuseppe
Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, si scopre che “lo Stato
preleva ai contribuenti onesti il 51%
del reddito lordo” fra tasse dirette, indirette e occulte.
Il Tax Freedom Day,
cioè il giorno dell’anno in cui possiamo finalmente metterci in tasca tutta la
nostra paga senza prelievi fiscali, nel 2000 (ultimo anno della legislatura del
centrosinistra) arrivava il 1° giugno. Nel 2010, dopo sette anni su dieci con
B. al governo, s’era spostato al 6 giugno.
Brutta bestia, il
doppiopesismo.
Ci sono giornali filomontiani “a prescindere”, che ogni giorno “aprivano” con
lo spread alto finché governava B e, ora che governano i tecnici e i sobrii, lo
tengono basso anche se resta alto come prima. E c’è il Giornale, che
contravviene addirittura alla regola della “Livella” di Totò (almeno davanti
alla morte siamo tutti uguali): zio Tibia divide i suicidi in due categorie:
quelli di serie A, che si tolgono la vita sotto Monti; e quelli di serie B che,
essendosela tolta sotto Berlusconi, sono un po’ meno morti. Anzi, è come se
fossero ancora vivi.
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