giovedì 5 gennaio 2012

“Siamo qui per fare un buon lavoro” Monti rilancia dalle colonne de Le Figaro




Il presidente del Consiglio rassicura l'Europa. "Ora la Ue non deve più aver paura di noi". Quindi ringrazia gli italiani per come stanno reagendo i sacrifici richiesti. Inizia così il tour de force europeo del premier
“L’Europa non deve aver più paura dell’Italia”. Di più: “Il mio governo non è in carica per sopravvivere ma per fare un buon lavoro”. Ne è convinto il presidente del Consiglio Mario Monti. E lo ribadisce in un colloquio-intervista a Le Figaro. Il premier italiano, dalle colonne del quotidiano francese, ha così ringraziato gli italiani per come stanno reagendo ai sacrifici imposti dal suo Governo in queste settimane. Si è rallegrato “della flemma tutta britannica” con la quale gli italiani hanno accettato “le misure molto pesanti” che gli sono state imposte. Quindi ha ribadito: “L’Italia ha fatto il proprio dovere ne sono convinti tutti gli analisti”.

Dopo i ringraziamenti, i fatti. E tra i fatti ci sta che l’armonia franco-tedesca “è una condizione strettamente necessaria al buon funzionamento e allo sviluppo dell’Europa”, ma “non è sufficiente”. Quindi la spiegazione: “Due paesi su 27, per quanto siano i più grandi, non possono decidere per tutti gli altri”. “Ho apprezzato molto – ha aggiunto Monti – che Nicolas Sarkozy e Angela Merkel abbiano mostrato apertura verso l’Italia in occasione dei nostri incontri del 23 novembre a Strasburgo”. “Io – ha proseguito il premier – porterò tutto il contributo dell’Italia ma sempre cercando di rendere minime le geometrie variabili nell’ambito del processo comunitario”. Monti ha quindi sottolineato che sarà garantito il contributo dell’Italia al processo comunitario “ma sempre tentando di rendere minime le geometrie variabili”. “Sono a favore dell’approccio comunitario, non semplicemente per l’ideale, ma perché ciò evita le derive del metodo intergovernativo che abbiamo sperimentato nel 2003 ai tempi della discussione del patto di stabilità”.Con questa intervista, Mario Monti apre il suo tour europeo, che dovrebbe includere anche un incontro a Londra con il premier David Cameron il 18 gennaio prossimo.

Intanto, oggi, il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha avvertito: “L’Europa è sull’orlo della recessione”. Quindi si è detto particolarmente preoccupato per i depositi bancari presso la Bce, “che hanno raggiunto un livello record’’, e per il fatto che le banche “restano riluttanti a concedere prestiti”. Il premier del Lussemburgo ha manifestato più ottimismo sul futuro della Grecia: “Non sta considerando il ritorno alla Dracma”, ha detto. La situazione “è difficile”, ma “affrontabile”, ha assicurato Juncker, secondo il quale “il ritorno alla dracma non è un’opzione”. I paletti italiani all’accordo “salva euro” e le sollecitazioni di Roma per un’azione di stimolo europea della crescita, sono, invece, i punti forte dell’offensiva europea di Monti (che entro la fine del mese avrà modo di discutere di ricette anti-contagio e anti-recessive anche con il presidente Barack Obama a Washington). A fine dicembre, l’Italia ha raccolto in un documento di 12 pagine le sue proposte di emendamento alla bozza di accordo tra i 26 stati membri (la Gran Bretagna si è autoesclusa). Ora cerca di creare una rete di consenso e di sostegno tra gli altri partner. Il primo confronto importante è previsto venerdì a Bruxelles, dove torna a riunirsi il Forum a 26 (più i rappresentanti di Gran Bretagna, Commissione e Parlamento Ue) che negozia il nuovo trattato intergovernativo. Le richieste più importanti riguardano il capitolo del debito e del deficit. L’Italia chiede che si “tenga conto dell’influenza del ciclo economico”, ma anche del debito privato delle famiglie e della sostenibilità dei regimi pensionistici, nella valutazione del ritmo di riduzione del debito eccedente il 60% del Pil. Mentre per il calcolo sul disavanzo, propone di considerare le necessità di investimenti pubblici, che andrebbero scorporati. L’offensiva italiana riguarderà anche la crescita. Roma chiede una maggiore convergenza delle politiche economiche europee per promuovere la competività e il lavoro.

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