mercoledì 10 dicembre 2008

Abruzzo, la sfida di Costantini. Certificato penale sul web

LA REPUBBLICA
di GIUSEPPE CAPORALE

PESCARA - Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Abruzzo, Carlo Costantini, lancia la sfida sulla questione morale. Sul suo sito internet ha deciso di pubblicare il suo certificato penale. E aggiunge: "Sarebbe un atto di trasparenza se lo facessero tutti", e il riferimento è anche al candidato del centrodestra Gianni Chiodi. "Il suo sarei proprio curioso di leggerlo", aggiunge. Intanto il certificato di Costantini è online su www.carlocostantini.it.

Nelle pagina dedicata alla biografia (tratta da Wikipedia) c'è come allegato una copia del documento della Procura della Repubblica di Pescara, dal quale si evince che il candidato in questione non ha "carichi pendenti" (in formato pdf).

"Credo che in un momento così delicato per il nostro Paese, sia quanto mai necessario uno sforzo di trasparenza ulteriore. In Abruzzo - spiega Costantini, deputato dell'Idv - si va al voto dopo un terremoto giudiziario che ha travolto una classe dirigente. Ho accettato di rappresentare tutto il centrosinistra alle elezioni regionali solo dopo che i partiti hanno sottoscritto un patto etico. La coalizione ha dovuto rinunciare a candidature importanti di pur validi amministratori locali, proprio per rispettare questo accordo".

Il riferimento è al caso di Donato Di Matteo, assessore regionale uscente del Pd, il più votato alle ultime primarie (svolte per decidere i candidati al consiglio regionale). Proprio a Di Matteo, indagato per una vicenda legata all'acquedotto provinciale e alla qualità dell'acqua, pochi giorni prima della presentazione delle liste, è stato chiesto di fare un passo indietro. "Ringrazio Di Matteo per la lealtà dimostrata verso la coalizione e il senso di responsabilità da vero dirigente - ha detto Costantini - posso immaginare quanto gli sia costato farsi da parte, ma credo che sia giusto che lui prima si difenda dalle accuse e poi, una volta chiarita nelle sedi opportune la sua posizione, si ripresenti agli elettori".



Ora spetta a Chiodi rispondere. Il candidato del Pdl è indagato per la vicenda del crollo di una discarica a Teramo. Giorni fa si sarebbe dovuta svolgere l'udienza per il rinvio a giudizio, ma proprio per la coincidenza elettorale il tribunale di Teramo ha deciso di rinviare tutto al 20 gennaio. Per il crollo avvenuto all'alba del 17 febbraio 2006, 14 persone rischiano il processo. Cinque sono esponenti politici di primo piano, due di centrodestra e tre di centrosinistra: oltre all'ex sindaco Gianni Chiodi e al suo ex vice Berardo Rabbuffo sono imputati il precedente sindaco di Teramo Angelo Sperandio, l'attuale presidente della Provincia Ernino D'Agostino e il suo predecessore Claudio Ruffini. Le ipotesi di reato vanno dall'attività di gestione dei rifiuti non autorizzata all'inquinamento dell'aria, dal crollo colposo al falso materiale, dal getto pericoloso di cose alla deturpazione di bellezze naturali fino all'omessa denuncia di reato. Secondo la procura, che sull'argomento si è affidata a diversi periti, il sito della discarica La Torre non era idoneo per motivi di instabilità idrogeologica; le proroghe concesse dopo l'esaurimento della capienza non erano legittime e, sempre secondo l'accusa, nel sito si sarebbe continuato a depositare pattume oltre ogni limite di ragionevolezza.


(10 dicembre 2008)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Bravo Tonino, siamo tutti con te !
Giù le mani dalle istituzioni i delinquenti pregiudicati e gli inquisiti per gravi reati.