domenica 14 dicembre 2008

Brunetta: donne in pensione a 65 anni

LA STAMPA
13/12/2008

STRESA. Innalzare l’età pensionabile per le donne portandola allo stesso livello degli uomini, a 65 anni. È il nuovo obiettivo del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che per i dipendenti statali ha annunciato oggi di voler «perseguire» la «perequazione, ovviamente verso l’alto, tra maschi e femmine per quanto riguarda il pensionamento». Ed è subito scontro con i sindacati che, questa volta hanno immediatamente fatto fronte comune e espinto al mittente la proposta. Dura la Cgil: Brunetta non ci provi neppure. No a fughe in avanti nè a passi falsi sul sistema pensionistico, ha avvertito il leader della Cisl, Raffaele Bonanni.

Parlando da Stresa nel corso del Forum "Terza economia", il ministro ha lanciato la sua proposta su cui ha già detto di essere attivamente al lavoro con un «gruppo», per valutare «costi e benefici dell’invecchiamento attivo di donne e uomini, che dovranno andare in pensione tutti alla stessa età». «Basta - ha incalzato Brunetta - con l’ottica di compensazione, di discriminazione, con l’ottica paternalista per cui le donne sarebbero privilegiate perchè penalizzate nella fase di maternità. Perseguirò l’obiettivo di perequazione, ovviamente verso l’alto, tra maschi e femmine per quanto riguarda il pensionamento». «Potrebbe essere l’occasione - ha aggiunto Brunetta - per estendere questa logica a tutto il sistema», anche privato. A volerlo del resto, ha precisato, è una sentenza della Corte di giustizia europea: chiede di non avere discriminazioni. «Le donne - secondo Brunetta - sono discriminate due volte, durante l’interruzione per il periodo di maternità e quando sono costrette ad andare in pensione prima». Più in generale inoltre per il ministro andrebbe anche innalzata l’età pensionabile ma «bisogna farlo in maniera flessibile, volontaria, non dobbiamo mettere mano in maniera pesante alla riforma pensionistica».

Secca la replica dei sindacati. «Non ci provare nemmeno, Brunetta!», ha avvertito Carlo Podda, segretario generale della Fp-Cgil, per il quale «sono altre le sperequazioni che riguardano le donne». E se il governo intendesse sostenere davvero un’iniziativa come quella di Brunetta allora, «la sollevazione dei dipendenti pubblici (e non solo la loro) sarebbe immediata, di grandi dimensioni e, su questo siamo certi, unitaria». Altolà anche dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha ammonito il ministro, ricordando che «le pensioni sono una materia del Governo ma anche delle parti sociali. Non è questo il momento di fughe in avanti. Le pensioni sono un tema delicato che non può essere utilizzato come uno spot pubblicitario, proprio per evitare allarmismi e fughe anticipate dei lavoratori». «Nel caso delle donne - ha spiegato Bonanni - bisogna considerare che non è facile conciliare occupazione e famiglia, soprattutto dopo tanti anni di lavoro». Per questo secondo Bonanni, «soprattutto per le donne, va salvaguardato il principio della libertà e della volontarietà di andare in pensione».

Per Paolo Pirani della Uil sul tema occorrerebbe sentire le dirette interessate «se effettivamente pensano di essere in una condizione paritaria o se invece come io credo in Italia esiste una discriminazione concreta rispetto a tutti i problemi che gravano sulle donne». Mentre per il leader dell’Ugl, Renata Polverini, «una riforma delle pensioni in questa fase economica e sociale non avrebbe alcuna ragione di essere», e un innalzamento dell’età pensionabile per le donne non sarebbe di nessun aiuto alle donne in assenza di un sistema di welfare adeguato.

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