venerdì 12 dicembre 2008

Giustizia, Bossi frena Berlusconi. Berlusconi: «Col capo padano c’è un accordo fantastico»

LA STAMPA
12/12/2008
UGO MAGRI


Asse Veltroni-Senatùr, che attacca: "Silvio abbassi i toni, prima il federalismo"


Questo «round» se l’aggiudica Veltroni. Con l’astuzia. Mette alle corde il Cavaliere scatenandogli contro Bossi. Basta una «strizzatina» all’Umberto, data al momento giusto, e Berlusconi si trova a fare i conti con l’ira della Lega. A questo punto, ritirata inevitabile perché, come ricorda minaccioso Bossi, «senza di noi lui non sarebbe diventato premier». I proclami dell’altro ieri («Cambierò la Costituzione da solo») vengono declassati a scatto umorale, per dirla con Ghedini nascono dall’«umana irritazione per i continui attacchi personali».

Grande impegno diplomatico di ricucitura col «Senatùr». Finisce che il federalismo fiscale riguadagna la «pole position» nell’agenda di governo. La riforma della giustizia può attendere, se ne parlerà con calma dopo Natale. La «strizzatina», dunque. Veltroni dà dell’«irresponsabile» al premier, lo accusa di «cercare ogni giorno lo scontro», ma soprattutto avverte: «Berlusconi riceverà nel Parlamento e nel paese la risposta che merita». Significa semi-ostruzionismo alla Camera (sebbene sia una pistola ad acqua) sulle misure anti-crisi. E stop al fisco federale che si trova al vaglio del Senato.

Perfido Walter: «Queste prese di posizione del presidente del Consiglio non potranno non avere conseguenze, proprio nel momento in cui il Pd aveva dato disponibilità a collaborare sul federalismo fiscale...». E’ il preannuncio della scena dopo. Ore 16, Palazzo Madama. Sui banchi del governo c’è Bossi speranzoso: dopo mille contatti riservati col Pd (di cui il Cavaliere è bene informato grazie ai suoi referenti, Vizzini e Quagliariello) il ministro delle Riforme pregusta la nascita di un comitato ristretto bipartisan del quale lui stesso farà parte.

Maggioranza e opposizione lavoreranno gomito a gomito sul suo sogno di sempre, l’Italia federale... Invece no. Si alza per il Pd Zanda, annuncia che in assenza di chiarimento del premier tutto si blocca, pure l’accordo sudatissimo sul comitato ristretto. Il disappunto si dipinge sul volto di Bossi. Esce dall’aula e dice come la pensa: «Noi con la sinistra abbiamo cucito, cucito, cucito... Ma ora quelle parole di Berlusconi sulla giustizia ci mettono in difficoltà. Possono provocare grandi ritardi al nostro progetto, magari dalla commissione non esce mai più. Lo chiamerò per dirglielo.

Dovrà abbassare i toni. E confermare che il federalismo è il punto più importante...». L’attesa rassicurazione arriva a sera, tra una seduta e l’altra del Consiglio europeo: «Con Bossi l’accordo è assoluto, federalismo e giustizia andranno di pari passo, tra noi c’è un clima fraterno, fantastico». Dice proprio così, fantastico. Parla con Umberto e autorizza il fido Brancher ad annunciare in Senato che lui non ha cambiato idea, è giusto procedere sul federalismo con la ricerca delle intese possibili. Nel pomeriggio Berlusconi aveva abbassato il volume pure sulla giustizia: «Se in Parlamento ci fosse la possibilità di sederci a un tavolo, io non porrei ostacolo.

La collaborazione è accettata. Però non cerchino di coinvolgere me dopo avermi insultato. Sedereste con chi vi definisce Hitler o Videla? Sarebbe una farsa inaccettabile». Ce l’ha a morte col numero due del Pd, Franceschini, e con Di Pietro che insiste: «Berlusconi è un corruttore politico, un dittatore». Ma nel mirino ci sono pure comici alla Crozza, contro cui il premier s’è sfogato davanti a un incredulo Napolitano... «Anch’io, come il Presidente, avrei voluto il dialogo», sospira adesso Berlusconi (che in serata peraltro torna ad attaccare Sky e Murdoch «monopolista straniero che si porta via tutti i soldi»).

Schifani, seconda carica dello Stato, si augura che la bufera passi in fretta e prova a sdrammatizzare: «Confido che queste ultime parole instaurino un momento di confronto più pacato...». Fini invece ne profitta per marcare le distanze: «Quello che penso l’avevo già detto 48 ore fa», la giustizia si cambia solo col largo consenso. Bravo, lo applaudono dal Pd Tenaglia e Finocchiaro. Bertinotti guarda lontano: «Fini si candida a protagonista del neocentrismo».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

La faccia tosta di Silvio è da Guinness dei primati, da premio Oscar, da premio Nobel: è unico, ineguagliabile !