16/12/2008
ANDREA ROSSI
FERRUCCIO SANSA
ANDREA ROSSI
FERRUCCIO SANSA
Carlo Giovanardi propone di vietare la vendita di alcolici dopo le due di notte. Ma ci sono tre cose che andrebbero dette prima. Tanto per cominciare, il divieto esiste già, almeno per «i locali dove si svolgono spettacoli e altre modalità di intrattenimento». Cioè discoteche, ma non solo. Secondo, come ha verificato La «Stampa», la prescrizione non è rispettata quasi da nessuno. Terzo, nel gennaio 2008, pochi mesi dopo l’approvazione della legge, alla Camera ci fu un voto bipartisan per abolire il divieto. La norma «no-alcol» fu introdotta nel 2007.
Era un giorno come oggi: dopo l’ennesima strage sulle strade ci fu un’ondata di sdegno e il Parlamento decise per un giro di vite. Arrivò la legge 160/07 con il famoso articolo 6. «Passate poche settimane, però, cominciò subito un lavorio sotterraneo per abrogare il divieto», spiega Elena Valdini che ha raccontato l’episodio nel suo libro «Strage continua». Così il 17 gennaio 2008 nella seduta della IX Commissione della Camera fu presentata una valanga di emendamenti alla legge.
Il succo della seduta sembra, però, contenuto in una circolare dell’Associazione italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo, insomma l’associazione dei gestori dei locali. Il documento dai toni entusiastici racconta: «La IX Commissione ha approvato l’emendamento 24.34 sottoscritto da tutti i capigruppo della Commissione con il quale si sopprime il divieto di somministrazione di bevande alcoliche dopo le ore 2… nonché l’emendamento 24.35 con il quale si sopprime la disposizione che avrebbe imposto ai locali di porre a disposizione dei clienti idonei spazi di riposo».
E conclude: «Le modifiche approvate recepiscono integralmente la posizione della nostra categoria». Insomma, tutti i gruppi parlamentari erano d’accordo, il divieto stava per essere cancellato, mancava solo il voto in aula e il passaggio al Senato. La notizia passò quasi inosservata, ma le associazioni dei familiari delle vittime della strada se ne accorsero. E protestò anche Giordano Biserni, che da anni conduce una crociata contro gli incidenti stradali attraverso l’Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale).
E loro, i deputati che votarono l’abolizione del divieto oggi cosa dicono? Silvano Moffa (Pdl) la spiega così: «Ci siamo accorti, guardando le statistiche, che il divieto di vendere alcolici dopo le due di notte era inutile perché veniva aggirato. Meglio la tolleranza zero, chi guida non può bere comunque», spiega Moffa che oggi si sta occupando del nuovo progetto di legge. Poi, però, arrivò la crisi del governo Prodi. Così la legge è ancora oggi in vigore. Ma il divieto viene ignorato. La Stampa l’ha verificato, a Torino e in Liguria.
I gestori, che prima chiudevano un occhio, oggi li chiudono entrambi. Alle due scatta la serrata, ma nessuno se ne accorge. Anzi, accadono episodi imbarazzanti. Come per quel barman di una discoteca torinese che, alla richiesta di un cuba libre, risponde: «Niente alcol. Solo birra e Bacardi». Non sono alcolici? «Sì, ma poco».
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