15/12/2008
ANTONIO MASSARI
ANTONIO MASSARI
La Sisal sta per «vincere» 60 milioni di euro al Superenalotto. E lo Stato - inteso come pubbliche casse - ne sta perdendo (almeno) cinque. Il jackpot? È stato estratto qualche settimana fa, ma in grande sordina. Le cifra superstar? Racchiusa in una data: 1° luglio 2009. Data inserita tra le righe d’un decreto legge, già passato alla Camera, e pronto per la discussione in Senato. In soldoni – è il caso di dirlo – la Sisal potrà gestire il Superenalotto nove mesi in più del previsto. Il business vale circa 2 miliardi l’anno e il conto è presto fatto: quei nove mesi, più o meno, valgono almeno un miliardo e mezzo. Ma c’è di più. Perché questa è la storia d’un piccolo grande pasticcio.
Intanto il decreto legge da 60 milioni, presentato il 26 settembre, porta la firma del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti. Tutto nasce dalla gara con la quale, a gennaio 2008, Sisal s’aggiudica la gestione del Superenalotto. La gara prevede infatti dei parametri. Basati su un concetto chiave: l’offerta più conveniente per lo Stato. Bene. La Sisal se l’aggiudica proponendo un aggio – cioè la percentuale sulle somme riscosse - del 3,73 per cento a fronte del vecchio 4 per cento (fonte Agicos). Insomma: un ribasso dello 0,27 per cento. Che - su un budget di 2 miliardi - non è poco. Ma non si tratta dell’unico parametro valido.
Sisal s’impegna anche a un investimento promozionale dell’1,80 per cento, offre l’una tantum annuale di 101,5 milioni, propone un minimo garantito - a frequenza bimestrale - di 350 milioni. Infine, assicura una revisione del format del Superenalotto e una lunga serie di innovazioni per ricevitori e giocatori. In base a tutti questi parametri – ribadiamo: i più vantaggiosi per lo Stato – sbaraglia la concorrenza di Snai e Lottomatica. A marzo la vittoria viene consacrata con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. In teoria, si potrebbe partire con le nuove condizioni, a patto di rispettare gli adempimenti burocratici. E qui il meccanismo s’ingrippa.
Sisal – infatti – aspetta che i monopoli di Stato le consegnino il «capitolato di realizzazione». Una sorta di lasciapassare operativo. Che le consentirà di rispettare gli impegni presi. Primo fra tutti: implementare il format del futuro Superenalotto. L’operazione da un lato è complicata, dall’altro è delicata, dato il rilievo - non solo economico - del Superenalotto in Italia. Il punto, però, è che il «lasciapassare» dei monopoli di Stato non arriva. Da gennaio – mese in cui Sisal vince la gara – si arriva infatti a ottobre. Sono passati giusto nove mesi. E nella relazione alla Camera si legge che «il concessionario (Sisal; ndr) non può essere ancora nella pienezza delle sue attribuzioni, dovendosi attuare e sottoporre a verifica un insieme di attività preliminari, atte a garantire l’idoneità della nuova organizzazione e della nuova rete distributiva, nonché la loro conformità ai progetti presentati in sede di gara».
Del ritardo nessuna menzione. Anzi: «Tali attività, anche grazie all’istituzione di un’apposita commissione, stanno speditamente procedendo». Sarà. Intanto, siccome vanno «tutelati» i «preminenti interessi pubblici», «si rende necessaria l’adozione di un’ulteriore proroga». «La durata – si legge ancora - non potrà essere inferiore a nove mesi». Infine: «Non si provvede alla redazione della relazione tecnica, in quanto le disposizioni, contenute nel presente decreto, non producono effetti finanziari per la finanza pubblica». Qualche effetto, però, pare che lo producano. Soprattutto perché, dice il decreto, per la proroga valgono «le condizioni vigenti». E cioè: addio condizioni più vantaggiose previste dalla gara.
E così la Sisal, fino al primo luglio 2009, può continuare a gestire il Superenalotto. Ma alle vecchie condizioni. Salta tutto il nuovo sistema: dall’investimento promozionale dell’1,80 per cento, all’una tantum di 101,5 milioni, al minimo garantito bimestrale di 350 milioni. Su questi parametri, però, il calcolo si fa molto complicato, mentre è più semplice ragionare sull’aggio, che resta quello vecchio, ovvero il 4 per cento. Facciamo due conti. Innanzitutto la gara prevedeva una gestione di 9 anni che, di fatto, diventerebbe di 9 anni e 9 mesi. La Sisal «vincerebbe» quindi nove mesi in più di gestione, pari a circa 1,5 miliardi di euro che, conteggiati al 4 per cento, le portano in cassa circa 60 milioni di euro. E le casse dello Stato? Ci rimettono. Se la Sisal dovesse applicare i parametri della gara, ovvero il 3,73 per cento, nelle casse dello Stato potrebbero entrare almeno 5 milioni di euro che, invece, sembrano destinati a restare nelle tasche di Sisal. Con buona pace dei Monopoli di Stato che preferiscono non commentare. Nessuna dichiarazione ufficiale. Neanche dalla Sisal. Che a quanto pare, però, non ha granché da lamentarsi.
Intanto il decreto legge da 60 milioni, presentato il 26 settembre, porta la firma del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti. Tutto nasce dalla gara con la quale, a gennaio 2008, Sisal s’aggiudica la gestione del Superenalotto. La gara prevede infatti dei parametri. Basati su un concetto chiave: l’offerta più conveniente per lo Stato. Bene. La Sisal se l’aggiudica proponendo un aggio – cioè la percentuale sulle somme riscosse - del 3,73 per cento a fronte del vecchio 4 per cento (fonte Agicos). Insomma: un ribasso dello 0,27 per cento. Che - su un budget di 2 miliardi - non è poco. Ma non si tratta dell’unico parametro valido.
Sisal s’impegna anche a un investimento promozionale dell’1,80 per cento, offre l’una tantum annuale di 101,5 milioni, propone un minimo garantito - a frequenza bimestrale - di 350 milioni. Infine, assicura una revisione del format del Superenalotto e una lunga serie di innovazioni per ricevitori e giocatori. In base a tutti questi parametri – ribadiamo: i più vantaggiosi per lo Stato – sbaraglia la concorrenza di Snai e Lottomatica. A marzo la vittoria viene consacrata con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. In teoria, si potrebbe partire con le nuove condizioni, a patto di rispettare gli adempimenti burocratici. E qui il meccanismo s’ingrippa.
Sisal – infatti – aspetta che i monopoli di Stato le consegnino il «capitolato di realizzazione». Una sorta di lasciapassare operativo. Che le consentirà di rispettare gli impegni presi. Primo fra tutti: implementare il format del futuro Superenalotto. L’operazione da un lato è complicata, dall’altro è delicata, dato il rilievo - non solo economico - del Superenalotto in Italia. Il punto, però, è che il «lasciapassare» dei monopoli di Stato non arriva. Da gennaio – mese in cui Sisal vince la gara – si arriva infatti a ottobre. Sono passati giusto nove mesi. E nella relazione alla Camera si legge che «il concessionario (Sisal; ndr) non può essere ancora nella pienezza delle sue attribuzioni, dovendosi attuare e sottoporre a verifica un insieme di attività preliminari, atte a garantire l’idoneità della nuova organizzazione e della nuova rete distributiva, nonché la loro conformità ai progetti presentati in sede di gara».
Del ritardo nessuna menzione. Anzi: «Tali attività, anche grazie all’istituzione di un’apposita commissione, stanno speditamente procedendo». Sarà. Intanto, siccome vanno «tutelati» i «preminenti interessi pubblici», «si rende necessaria l’adozione di un’ulteriore proroga». «La durata – si legge ancora - non potrà essere inferiore a nove mesi». Infine: «Non si provvede alla redazione della relazione tecnica, in quanto le disposizioni, contenute nel presente decreto, non producono effetti finanziari per la finanza pubblica». Qualche effetto, però, pare che lo producano. Soprattutto perché, dice il decreto, per la proroga valgono «le condizioni vigenti». E cioè: addio condizioni più vantaggiose previste dalla gara.
E così la Sisal, fino al primo luglio 2009, può continuare a gestire il Superenalotto. Ma alle vecchie condizioni. Salta tutto il nuovo sistema: dall’investimento promozionale dell’1,80 per cento, all’una tantum di 101,5 milioni, al minimo garantito bimestrale di 350 milioni. Su questi parametri, però, il calcolo si fa molto complicato, mentre è più semplice ragionare sull’aggio, che resta quello vecchio, ovvero il 4 per cento. Facciamo due conti. Innanzitutto la gara prevedeva una gestione di 9 anni che, di fatto, diventerebbe di 9 anni e 9 mesi. La Sisal «vincerebbe» quindi nove mesi in più di gestione, pari a circa 1,5 miliardi di euro che, conteggiati al 4 per cento, le portano in cassa circa 60 milioni di euro. E le casse dello Stato? Ci rimettono. Se la Sisal dovesse applicare i parametri della gara, ovvero il 3,73 per cento, nelle casse dello Stato potrebbero entrare almeno 5 milioni di euro che, invece, sembrano destinati a restare nelle tasche di Sisal. Con buona pace dei Monopoli di Stato che preferiscono non commentare. Nessuna dichiarazione ufficiale. Neanche dalla Sisal. Che a quanto pare, però, non ha granché da lamentarsi.
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