martedì 31 marzo 2009

Non più peccato ma vizio spudorato


di FRANCESCO MERLO

Non illudiamoci, il porno che ci assedia non è una manipolazione del potere affaristico e dei papponi di Stato, non è un bisogno indotto dalla bieca speculazione, ma è l'immondizia che abbiamo in testa noi.

Ed è, a paragone di noi sporcaccioni e viziosi italiani, un nostro fratellino ingenuo questo Richard Timney, marito della ministra laburista inglese, famosa per le sue battaglie antiporno. Nei pomeriggi di domenica, quand'era solo in casa, Richard si metteva al computer di Stato della moglie e scaricava per scaricarsi. Del resto, se non fossimo una maggioranza di viziosi solitari, i 32 canali di Sky non sarebbero diventati, durante le notti italiane, il carnevale delle fruste e delle borchie, il rodeo delle acrobazie dissociate. EYouporn, Fetishtube, Clip4sale... non sarebbero i siti più visitati dagli italiani, le farmacie del sesso malato, i venditori dei più malinconici e più strambi surrogati, i complementi necessari alla masturbazione, i domatori momentanei di turbe psichiche diffuse e inguaribili, ma sino a qualche anno fa impensabili nel paese della malafemmina di Totò e della crapula di Tognazzi, nel paese dei tradimenti e dei cornuti, dei cicisbei e del maschio latino.

Insomma, se oggi in Italia il porno è un fiume, noi ne siamo la sorgente e la foce, l'origine e la fine.
E però questo porno liberato non è il sesso liberato che aveva in mente Wilhelm Reich. Non è questo il sesso che volevamo liberare noi che siamo cresciuti nel mondo sessuofobico delle fantasie erotiche scombinate e dei peccati repressi (e perdonati) in nome di Dio. Noi volevamo un mondo più giusto e più ricco senza divisioni di classe e di sessi e abbiamo un mondo di fantasmi invincibili. Non più peccati di provincia ma vizi immondi e tutte le bizzarrie che una volta almeno erano nascoste, gestite da personalià aberrate.

Oggi, al contrario, nessuno sa dove sono ricoverate la sobrietà, la compostezza e il pudore. L'aberrazione è diventata normalità da consumare nei momenti di relax: c'è un clic per ciascun sapore forte; ogni brivido ha il suo sito; non c'è porcheria senza canale satellitare. Viene quasi da rimpiangerlo quel tempo nel quale andava di moda avere un bel problema sessuale: complessi, evasione, frigidità. E poi: ghiandole, ormoni, subcosciente... Tutto un armamentario scientifico fu dispiegato per derubricare a peccati veniali l'adulterio, l'abbandono del tetto coniugale, la poligamia.

Certo, era triste il sesso ai tempi delle mammane e del delitto d'onore, quando la chiesa metteva il peccato sul décolleté delle signore e una commissione di paffuti peccatori democristiani censurava le canzoni e i programmi radiotelevisivi, mentre i sottosegretari coprivano gli organi genitali delle statue. Era l'epoca della gelosia e degli amori violenti, delle donne frustrate e del bovarismo, dei giovanotti aggressivi e prepotenti carichi di brillantina e di alterigia. E si capisce perché mettemmo sottosopra quel mondo che ci pareva lugubre. Sognavamo l'allegria del sesso, pensavamo che i porci avessero le ali...

Invece eccoci qui con la pedofilia, con gli stupri, con gli orrori registrati dalla cronaca anche negli ambienti apparentemente insospettabili. E con i sexy shop che sono i negozi delle assurdità normalizzate, dove la trasgressione è sempre incredibilmente ridicola tranne in quei pochi minuti quando scopri il cielo in una stanza. Falli, falloni e fallacci di plastica, catene, cinture di castità per uomini... e poi di corsa a casa per rinchiudersi nella propria gabbia mentale, dieci minuti al giorno dentro i quali ciascuno ritrova il proprio particolarissimo fantasma in una clip, in un programma televisivo, in un fumetto. Non abbiamo liberato il sesso, ma la sua patologia. Ma cosa potevamo aspettarci liberando un cane che viveva in sofferenza, se non che diventasse feroce? E come puoi chiedere a una società di zoppi di mettersi a correre truffando la zoppia?

È davvero un viziosetto innocente quel marito inglese. Venga qui e scoprirà che nell'Italia che di notte consuma il porno, di giorno va in onda l'oltranza della volgarità, sulla Rai e su Mediaset. Dai quiz alle notizie, tutto nella televisione italiana è un pretesto per ammiccare agli attributi femminili. C'è insomma in Italia un'oscenità diffusa, e non solo televisiva che si attacca come un'edera alle donne, è la smorfia del sesso, è una raffica di rimandi allusivi, un trafficare pubico e una pornolalia spesso mascherata da moralismo che è molto più sordida - apertamente più sordida - dell'universo della pornografia esplicita.
Ecco perché quasi ci commuove il povero Richard con il suo scandaletto all'inglese. A noi il porno ci ha ridotto al punto da farci rimpiangere le dogane etiche, i pregiudizi e pure le pudicizie.

Del resto a capire che il bacchettonismo aveva un costo e che, al contrario, il porno fa cassa è stato il governo Berlusconi introducendo la pornotax. La legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e il ministro Tremonti, che non è il marchese De Sade, tutto contento sta mettendo a punto i decreti attuativi. Presto sapremo quanti soldi arriveranno nella casse dello Stato. "Pizzo" sulla masturbazione degli italiani, questo balzello si accanisce sul porno ma al tempo stesso lo riconosce e lo sdogana per sempre come vizio nazionale. E infatti ci dicono che al ministero fanno la fila per visionare il porno da tassare, che c'è una ressa per far parte di questa nuova commissione pornofiscale. Siamo partiti dal funzionario censore e siamo arrivati al funzionario guardone.

(31 marzo 2009)

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