lunedì 30 marzo 2009

Studiare più a lungo fa bene al cervello


30/3/2009

Sudare su libri e quaderni più a lungo fa bene al cervello. Sembra addirittura che l’aumentata frequenza scolastica obbligatoria negli ultimi 50 anni potrebbe ridurre i tassi di demenza fra gli anziani. Un team di ricercatori britannici ha confrontato le abilità mentali di un gruppo di oltre 14 mila “over 65”, scoprendo che quelli che erano andati a scuola più a lungo ottenevano alla fine i risultati migliori. Ecco perché gli studiosi dell’Università di Cambridge sono convinti che, allungando ulteriormente la durata della scuola dell’obbligo, si potrebbe, in qualche modo, proteggere la mente dal rischio di demenza.

Nel loro studio i ricercatori hanno confrontato i risultati ottenuti nei test di prontezza mentale da 9 mila “over 65” nel 1991 con quelli di 5 mila coetanei analizzati nel 2002. Tutti sono stati sottoposti a esami ad hoc per rilevare i primi segni di demenza. Ebbene, i ricercatori hanno identificato un piccolo ma significativo aumento della prontezza mentale delle persone del secondo gruppo, che hanno frequentato la scuola dell’obbligo più a lungo degli altri.

Già era noto che la demenza è meno frequente in persone che hanno studiato più a lungo, questo perché lo studio aumenta il numero delle connessioni neurali. Ma per la prima volta una ricerca “fotografa” l’effetto della scolarizzazione: nel 1947 in Gran Bretagna la scuola dell’obbligo finiva a 15 anni, nel 1972 si è passati a 16 anni. E due anni fa il Governo ha annunciato che entro il 2015 si sarebbe arrivati a 18 anni.

«L’aumento dei livelli di educazione scolastica che abbiamo osservato - scrivono gli studiosi su ’Aging, Neuropsychology and Cognition’ - è coerente con la variazione della durata della scuola dell’obbligo in Gran Bretagna». Ma non è tutto. Secondo i ricercatori altri elementi sono risultati protettivi: il fatto di aver subito meno attacchi cardiaci, il consumo di farmaci anti-ipertensivi, il fumo e un miglioramento dell’alimentazione nei primi anni di vita sono tutti fattori che, secondo i neurologi, possono aver contribuito a proteggere le abilità mentali del gruppo del 2002.

«La demenza si manifesta - spiega David Llewellyn, responsabile della ricerca - quando il declino cognitivo arriva al punto di interferire con la capacità delle persone di portare a termine compiti “base”, come cucinare».

«Ma i cambiamenti iniziano molto prima. Questi studi sono importanti perché potrebbero influire su cosa è probabile che accada nel futuro», aggiunge. Non solo. Modificare ulteriormente i limiti di età per poter lasciare la scuola sarebbe utile, secondo Llewellyn, «per migliorare le abilità cognitive degli anziani, e anche per ridurre i tassi di demenza».