venerdì 17 aprile 2009

Il bisogno dei controlli

17/4/2009
FRANCO BRUNI

Pareva che il terremoto in Abruzzo fosse una fortuna per gli uomini politici.
Scartata l’idea che si potesse prevedere, era cosa di cui non avevano colpa, mentre ogni loro attenzione per i disastrati portava consenso. Dopodiché è emerso con impressionante evidenza, come in precedenti «disastri naturali», che i costi e i dolori sarebbero stati molto minori se si fosse verificata l’applicazione di criteri di costruzione e manutenzione corretti e adatti alla zona. L’insufficienza di controlli riguarda quasi tutto il territorio italiano. Il rapporto fra politica e terremoto è stato puntualizzato con bruciante candore da Bertolaso al telegiornale: la prevenzione non porta voti mentre la sollecitudine dei politici per i disastrati può portarne. È una considerazione che dovrebbe stimolare esami di coscienza degli elettori, oltre che degli eletti. Lo sforzo di entrambi può far sì che dal terremoto, come dalla crisi finanziaria, esca un rapporto più pulito e trasparente fra la politica e i sistemi di controllo che la responsabilizzano.

Vicino a dove abito c’è un bar, che prende l’angolo di una piazza trafficata, svincolo cruciale delle vie d’attorno. Sempre doppia e tripla fila di macchine in sosta vietata, spesso breve ma molto dannosa: visibilità ostruita per chi svolta, strisce pedonali coperte, code e rallentamenti bruschi. Mai un vigile. Quando vedo il disordine assurdo, cancerogeno, costoso e pericoloso del traffico di Milano mi domando perché sorprendersi del disastro dell’Aquila e di quello dei subprime. Se l’organizzazione e la cultura civiche non riescono a controllare il traffico milanese e resistere alle pressioni dei negozianti, come si può pensare che siano sufficienti per controllare il traffico finanziario ed edilizio e resistere alle pressioni dei banchieri e dei costruttori? C’è trascuratezza, resa, fallimento dei controlli, che la politica esercita con debolezza e i cittadini chiedono solo sottovoce. Ne derivano costi enormi per la collettività, che i singoli non avvertono abbastanza per organizzarsi e ottenere le verifiche che li tutelano.

Evasione fiscale e incidenti sul lavoro
L’Italia ha disperato bisogno di controlli, dappertutto. Ha bisogno di cultura dei controlli. Se avessimo sistemi di sorveglianza adeguati risolveremmo i principali problemi del Paese. È ovvio che la mafia è la massima nemica dei buoni controlli. Ma basta pensare all’evasione fiscale, agli incidenti sul lavoro, all’efficienza dei servizi pubblici.
Il rigore dei controlli risolve anche il dilemma fra Stato e mercato, fra pubblico e privato. Con la giusta sorveglianza i mercati e l’iniziativa privata operano a favore dell’interesse pubblico. La speculazione finanziaria può essere produttiva e stabilizzante. L’iniziativa edilizia può contare su norme certe per sviluppare piani a lungo termine senza spendere tempo e soldi in rapporti opachi con la politica. La qualità delle verifiche, come quella delle leggi di cui controllare l’applicazione, serve a limitarne la quantità. Cultura dei controlli non significa dirigismo. Non occorre soffocare l’economia con un’infinita rete di richieste di adempimenti formali che non controllano nulla e sono fatti apposta per essere aggirati e dimenticati: basta essere precisi e severissimi su pochi punti. Precisi, severi, ma anche intelligenti e capaci di presentare i controlli come un servizio pubblico, non un taglieggiamento dei controllati. Perciò chi sorveglia deve essere professionale e ben remunerato, con gli incentivi per agire in modo da minimizzare le infrazioni piuttosto che massimizzare le punizioni. Spendere di più per avere controlli di alta qualità significa spendere di meno per i costi delle verifiche inadeguate.

Opinione pubblica e trasparenza
La questione della qualità dei vigili urbani, degli ispettori del lavoro, dei supervisori della finanza, dei tutori dell’integrità territoriale, e via dicendo, è parte dell’antico problema di chi controlla i controllori. Le istituzioni di controllo, per essere a loro volta controllate nel modo giusto e non influenzate scorrettamente, devono avere molta indipendenza dai politici che fanno le leggi di cui sorvegliare l’applicazione. Indipendenza significa anche dotazione non occasionale di mezzi e poteri adeguati per il loro lavoro e un ben studiato rapporto con la magistratura. Dalla politica le istituzioni di controllo devono ricevere un mandato e alla politica, meglio se al Parlamento che controlla anche il governo, devono rispondere con i risultati della loro azione. Risultati misurati oggettivamente, confrontati con gli obiettivi assegnati, comunicati all’opinione pubblica in modo diffuso e trasparente. I vigili urbani vanno giudicati con indici della qualità del traffico che ottengono, non dalle multe che incassano; la vigilanza finanziaria con misure della stabilità e dalla trasparenza dei mercati del credito, non dalle formalità che impone e dalle sanzioni che commina. Quanto al territorio, a partire da quello d’Abruzzo, si vorrebbe al più presto un rendiconto puntuale, dettagliato, facilmente disponibile per tutti sul web, sull’evolvere del grado di convergenza fra le norme che lo tutelano e lo stato di fatto.

franco.bruni@unibocconi.it

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