26 maggio 2009
“Gli italiani sono con me”, dice lui. Nessuno dei grandi leader del passato lo ha mai detto, ad eccezione di Mussolini.
Anche i capi di partito più popolari e ascoltati sapevano di parlare a nome di una parte, non di quel tutto pletorico e totalitario che in democrazia non esiste.
Nessuno, in democrazia rappresenta tutto. In democrazia l’assoluto non è contemplato, se non quell’assoluto storicizzato, e regolato dalle leggi, che è lo Stato.
Il resto è lotta di fazione, è differenza, è punto di vista.
Nel suo sogno plebiscitario Berlusconi si auto-propone come paradigma di un popolo intero, delle sue aspirazioni, persino dei suoi costumi, convinto di meritare l’ammirazione incondizionata di chiunque, tranne la piccola frangia meschina che “lo invidia”.
Ma ogni volta che parla a nome “del popolo”, o “degli italiani”, pronuncia la madre di tutte le menzogne (nel suo caso, una madre fertilissima).
Potrà vincere anche cento elezioni consecutive, ma mai a nome “degli italiani”.
Lo faccia a nome dei suoi, che sono tanti, ma non si permetta di tirare in ballo gli altri milioni di cittadini che non lo sopportano.
E se qualcuno (giornalista o politico) avrà modo di farlo, per cortesia lo corregga, quando parla nel nome del popolo.
E gli dica: non ci crederà, cavaliere, ma sono italiano anch’io.
E piuttosto che votare per lei, ingoierei la scheda elettorale.
Anche i capi di partito più popolari e ascoltati sapevano di parlare a nome di una parte, non di quel tutto pletorico e totalitario che in democrazia non esiste.
Nessuno, in democrazia rappresenta tutto. In democrazia l’assoluto non è contemplato, se non quell’assoluto storicizzato, e regolato dalle leggi, che è lo Stato.
Il resto è lotta di fazione, è differenza, è punto di vista.
Nel suo sogno plebiscitario Berlusconi si auto-propone come paradigma di un popolo intero, delle sue aspirazioni, persino dei suoi costumi, convinto di meritare l’ammirazione incondizionata di chiunque, tranne la piccola frangia meschina che “lo invidia”.
Ma ogni volta che parla a nome “del popolo”, o “degli italiani”, pronuncia la madre di tutte le menzogne (nel suo caso, una madre fertilissima).
Potrà vincere anche cento elezioni consecutive, ma mai a nome “degli italiani”.
Lo faccia a nome dei suoi, che sono tanti, ma non si permetta di tirare in ballo gli altri milioni di cittadini che non lo sopportano.
E se qualcuno (giornalista o politico) avrà modo di farlo, per cortesia lo corregga, quando parla nel nome del popolo.
E gli dica: non ci crederà, cavaliere, ma sono italiano anch’io.
E piuttosto che votare per lei, ingoierei la scheda elettorale.
2 commenti:
Perfettamente d'accordo
con Lei!!!
Condivido ogni lettera!
La saluto
Ornella
quanto sono d'accordo anch'io...cosa possiamo fare...mamma mia quello è proprio una calamità.
Saluti A
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