di Peter Gomez
Altro che libera concorrenza. Altro che libero mercato. Negli anni Ottanta le aziende del premier Silvio Berlusconi facevano fuori gli imprenditori avversari pagando mazzette. Dietro l’impetuoso sviluppo del più grande gruppo multimediale italiano c’è infatti un’impressionante storia di corruzione giudiziaria che ha permesso al presidente del Consiglio di mettere le mani sulla Mondadori.
E’ questo il senso politico della sentenza con cui, ieri mattina, il giudice Raimondo Mesiano della decima sezione civile del tribunale d Milano, ha stabilito che Fininvest risarcisca
Già in sede penale era stato stabilito che il mandante dell’intera operazione, destinata a mutare profondamente gli equilibri nel mondo dell’informazione, era Silvio Berlusconi. Il Cavaliere non era infatti finito sotto processo solo perchè salvato dalla prescrizione. A pagare erano stati così solo gli avvocati, gli esecutori materiali del delitto. Nel luglio del 2007
Oggi in casa Cir, ovviamente, c’è euforia. La società che è ancora impegnata per ottenere pure il risarcimento dei danni non patrimoniali, con un comunicato, “esprime soddisfazione” per la decisione del giudice civile, che dopo quello penale, “porta luce su una vicenda che ha inflitto un enorme danno a carico di Cir, ferendo al contempo fondamentali valori di corretto funzionamento del mercato e delle istituzioni”. De Benedetti invece rimpiange la grande occasione perduta più di 18 anni fa. “La sentenza”, dice, "non mi compensa per non aver potuto realizzare il progetto industriale che avrebbe creato il primo gruppo editoriale italiano, ma stabilisce in modo inequivocabile i comportamenti illeciti che l'hanno impedito”.
Come dire: se Berlusconi e i suoi avvocati non avessero tenuto in pugno molti giudici di Roma versando tangenti estero su estero, o foraggiandoli con bustarelle cash, la storia sarebbe stata diversa. I 750 milioni in contanti che Cir incasserà presto, a meno che il prevedibile appello della Fininvest con richiesta di sospensiva immediata, abbia successo, sono comunque in grado di dare una bella spinta al business dell’Ingegnere, proprio in un momento in cui i conti del Gruppo Espresso sono in grande difficoltà per il crollo dei mercati pubblicitari. Silvio Berlusconi, invece, almeno fino alle otto di sera tace.
La causa civile è stata una battaglia di memorie, scandita da pochissime testimonianze: oltre ai big berlusconiani in aula si sono visti Ciarrapico, Corrado Passera (all’epoca collaboratore di De Benedetti) e l’avvocato Sergio Erede. Inizialmente gli avvocati di De Benedetti, Elisabetta Rubini e il professor Vincenzo Roppo, avevano quantificato il danno in 468 milioni di euro che, una volta rivalutati con gli interessi, sarebbero diventati circa un miliardo. Poi le pretese sono scese. Ma di poco.
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