5 Ottobre 2009
Leoluca Orlando
Ormai il quadro e' chiaro a tutti. L'Italia è fuori dal sistema giuridico europeo. E se non fosse già dentro, e dovesse superare l'esame di ammissione, nella Unione Europea non sarebbe ammessa.
Il macroscopico conflitto di interessi nel settore dell'informazione, già sanzionato formalmente con decisioni della Corte Europea, si somma alla impunità garantita a responsabili di reati che rivestissero cariche di vertice costituzionale (Lodo Alfano) e al riciclaggio di Stato realizzato con legge imposta dalla maggioranza e blindata con il ricorso al voto di fiducia : sono elementi di un regime oggettivamente eversivo del quadro costituzionale , che ha peraltro distrutto ogni differenza tra pubblico e privato e tra Stato e mercato.
Al centro di questo sistema di illegalità sta il cittadino Silvio Berlusconi che da capo della maggioranza e Presidente del Consiglio dei Ministri ha provveduto a garantirsi intangibilità per la attività di corruttore ed evasore fiscale, notoriamente accertata nei riguardi di soggetti indicati come suoi complici (citare il caso Mills e il caso Mondadori è citare fatti e atti formali, confermativi di quella attività illegale).
Una tale situazione di privilegio non si fonda sul comportamento segreto di infedeli servitori dello Stato, ma su una legge formale ( il lodo Alfano ) approvata dal Parlamento della Repubblica.
E quella legge formale è stata promulgata dal Presidente della Repubblica ed è adesso sottoposta all'esame di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale.
Italia dei Valori ha chiesto e si chiede perché il Capo dello Stato ha promulgato il c.d.lodo Alfano.
Sappiamo che non spetta al Capo dello Stato il giudizio definitivo di incostituzionalità, rimesso alla Corte Costituzionale, ma sappiamo altresì che spetta al Capo dello Stato, garante supremo dell'equilibrio costituzionale, esprimere un giudizio su armonia tra una legge e il quadro costituzionale.
Proprio tale valutazione di armonia e il giudizio – non definitivo - di incostituzionalità spiega il potere presidenziale di rinvio della legge alle Camere, la possibilità cioè delle Camere di confermare o rimuovere disarmonie e profili di incostituzionalità e l'obbligo del Capo dello Stato di promulgare il testo di legge eventualmente riapprovato dalle Camere a seguito di quel rinvio.
E allora torna la domanda : perché il Presidente non ha fatto ricorso al potere di rinvio previsto dalla Costituzione ?
Che il lodo Alfano turbi la armonia istituzionale, ad avviso di molti giuristi e di Italia dei Valori, è confermato da una posizione di privilegio in sede penale dei Presidenti di Camera, Senato e Consiglio dei Ministri la cui posizione penale quale prevista in Costituzione non può essere diversa da quella del singolo deputato, del singolo senatore e del singolo ministro. Una disarmonia che si riferisce anche alla violazione del principio della separazione tra i poteri e ai principi di autonomia e indipendenza della Magistratura e al principio di obbligatorietà della azione penale.
Che poi tale legge violi il generale principio di eguaglianza (art.3) anche nei riguardi di tutti gli altri cittadini è altro motivo di possibile incostituzionalità.
Italia dei Valori, mentre attende la decisione della Corte Costituzionale cui spetta il giudizio definitivo di incostituzionalità, ha già raccolto un milione di firme per ottenere la abrogazione di questa legge certamente fonte di disarmonia , di sostanziale ingiustificato privilegio.
Identica analisi e identica richiesta ha avanzato Italia dei Valori al Capo dello Stato con riferimento allo scudo fiscale.
Lo scudo fiscale presenta profili di incostituzionalità: ancora una volta , prospettata violazione del principio di eguaglianza di cui all'art.3 Costituzione e violazione del fondamentale criterio della “progressività “ e “capacità contributiva” quale fondamento di imposizione fiscale (art.53 Cost.).
Oltre quei profili di incostituzionalità, il c.d.scudo fiscale realizza un oggettivo privilegio, rispetto ai cittadini che regolarmente assolvono all'obbligo fiscale, di detentori all'estero di denaro sporco (nato sporco perché frutto di corruzione, estorsione, narcotraffico, falso in bilancio e attività criminali mafiose o divenuto sporco per evasione fiscale protratta per anni).
Quell'oggettivo privilegio ha fatto parlare di oggettivo nuovo “papello” Stato- mafie; un accordo, un “papello” non più ordito in uno scantinato o in una stalla in Corleone o in Casal di Principe o San Luca da funzionari infedeli dello Stato e da singoli politici collusi, ma ordito e realizzato con decreto legge del Governo Berlusconi e convertito da un Parlamento nominato e blindato per il ricorso al voto di fiducia.
Quell'oggettivo privilegio è reso odioso dalla previsione di anonimato e dal pagamento di un 5%, che costituisce somma anche decine di volte inferiore a quella è stata evasa , rispetto alla somma che nello stesso periodo hanno pagato i contribuenti che non hanno portato all'estero il proprio denaro .
Gli scudi fiscali sono strumenti da utilizzare solo per disperazione : è quanto ha dichiarato Marek Belka, non uno “stravagante eversivo”, ma il Capo Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale. No comment !
La ricorrenza di possibili profili di incostituzionalità e di indubitabili privilegi e inique disarmonie é la ragione che ci ha spinto a chiedere e a ritenere fisiologico il ricorso al rinvio, anche di questa brutta legge, alle Camere.
Il Capo dello Stato ha deciso diversamente; e in diretta televisiva, ad un cittadino che protestava per quel mancato rinvio chiedendo “Presidente, non firmi ... lo faccia per le persone oneste “, ha risposto “Se non firmo oggi il Parlamento rivota un'altra volta la stessa legge ed è scritto nella Costituzione che a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete ? Se mi dite non firmare, non significa niente.”
Ritengo che, in un sistema costituzionale, è normale attendersi che ognuno faccia la propria parte e ogni organo si assuma le proprie responsabilità, non escludendo che vi possa essere un ravvedimento da parte di altri organi, da parte del Parlamento. Comunicare la convinzione che il Parlamento non possa correggere, a seguito di rinvio del supremo garante costituzionale, propri errori comunica una immagine di Parlamento prigioniero di logiche irrazionali e motivazioni e interessi, finanche extraistituzionali.
Se è consentito, la motivazione del mancato rinvio è tanto grave quanto il mancato rinvio.
Noi di Italia dei valori denunciamo, infine, polemiche strumentali in nostro danno che rischiano di creare polveroni che impediscono di cogliere la gravità dei rischi che corre la tenuta del sistema costituzionale del nostro Paese.
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