domenica 4 ottobre 2009

CARO MASSIMO, SU SANTORO TI DICO CHE...


di Marco Travaglio

Caro Massimo Fini, ho letto il tuo pezzo dell’altroieri su “Santoro, Vespa e il sistema” e la tua rubrica qui sopra con la curiosità che richiedono sempre i tuoi articoli, che riescono sempre a spiazzare e a sorprendere. Dico subito che sono d’accordo con te sull’analisi del regime (s)partitocratico che considera la Rai come cosa sua, come del resto Mediaset. Non sono d’accordo invece sulla soluzione che proponi: vendere due reti della Rai ai privati, due reti Mediaset ad altri soggetti, e lasciare il residuo canale pubblico al governo. Io penso che il governo non debba controllare alcun canale: semmai dev’essere lo Stato, a controllarlo, attraverso un consiglio di amministrazione nominato da vari soggetti che rappresentino i lavoratori e gli operatori della cultura, del cinema, dell’informazione, della musica e delle altre attività di cui si occupa una televisione (qualche anno fa avevamo messo giù una proposta di legge di iniziativa popolare, “Perunaltratv”, ispirato ai migliori modelli delle tv pubbliche straniere, e raccolto 50 mila firme ovviamente cestinate dalla maggioranza di centrosinistra).

Ma dove dissento totalmente da te è a proposito di Michele Santoro. Parlo di lui in evidente conflitto non tanto d’interessi, quanto di amicizia: Michele è un mio amico, uno dei più cari e preziosi. Naturalmente sbaglia anche lui, come tutti: per esempio, fece la vaccata di candidarsi al Parlamento europeo quando fu cacciato dall’editto bulgaro. Non perché non potesse farlo, ma perché ha regalato la sua faccia pulita ai Ds che non hanno mosso un dito per difenderlo. Forse, come scrivi tu, Santoro non è “una vittima di regime”. Ma sicuramente lo è stato. E due volte: nel 1996 fu cacciato dalla Rai veltroniana e fu costretto a emigrare a Mediaset (quando il Cavaliere era all’opposizione e pareva destinato a uscire dalla politica); nel 2002 fu epurato dalla Rai berlusconiana (e non trovò un altro posto, per la semplice ragione che nel paese del monopolio un altro posto non c’è). Se Santoro fosse “inamovibile da decenni” e addirittura “un prodotto del sistema”, non l’avrebbero allontanato due volte e, per riportarlo in video, non sarebbe occorsa una sentenza del Tribunale del lavoro di Roma. Il paragone con Vespa non regge, perché Vespa piace da matti a tutti i partiti, di destra e di sinistra, infatti è sempre lì: anzi, il centrosinistra ebbe la splendida pensata di regalargli ben quattro serate a settimana. Non è vero nemmeno che “non c’è reale concorrenza fra conduttori”: quando Santoro era a Mediaset o era disoccupato, altri conduttori furono messi alla prova al suo posto, ma nessuno riuscì a cavare un ragno dal buco. Tant’è che tutt’oggi Annozero è il programma di approfondimento di gran lunga più visto dell’intera tv italiana. Per “sapere se Vespa e Santoro sono davvero così bravi” basta vedere i dati Auditel, discutibilissimi, ma fino a un certo punto (altrimenti gli investitori pubblicitari non vi regolerebbero il prezzo dei loro spot): Vespa è in caduta libera, mentre Santoro e l’altro programma libero, Report di Milena Gabanelli, sono in costante ascesa. So bene, caro Massimo, che gli anarchici come te, mai intruppati né a destra né a sinistra, portabandiera di culture minoritarie e non rappresentate in Parlamento, non hanno mai avuto voce nella tv dei partiti. Ho raccontato io, in un libro, l’incredibile caso di censura che tu dovesti subire qualche anno fa col programma “Cyrano”. Ma se le culture minoritarie hanno potuto parlare in tv in questi anni, lo si deve anche e soprattutto a Santoro, che con Samarcanda diede voce a movimenti ghettizzati (quando lo erano) come la Lega, il Msi, la Rete e più recentemente - con Moby Dick, Il Raggio Verde, Sciuscià e Annozero - a chi si batteva contro guerre illegali e truffaldine, come quelle della Nato contro la Serbia (governo D’Alema) e dell’Occidente contro l’Afghanistan e l’Irak (governo Berlusconi), ma anche a movimenti come quello di Beppe Grillo. Se tanti fatti scomparsi, dalle mafie ai precari, dal caso dei furbetti allo scandalo Catanzaro-Salerno a quello delle escort presidenziali, è grazie ad Annozero. Oggi tu scrivi che c’è anche altro e di peggio, sull’Utilizzatore Finale, che la D’Addario: sì, infatti ce ne siamo occupati spesso, di quel peggio (mafia, corruzione, conflitti d’interessi). Ma se un premier si circonda di papponi e squillo e poi fa leggi contro la prostituzione, se è ricattabile da gente così, se infila le escort o le veline nei ministeri o nelle liste per le Europee e le Comunali di Bari, bisognerà pur parlarne, almeno una volta, in tv. O no?

Io, caro Massimo, sono felice e orgoglioso di collaborare con Santoro e la sua squadra, esattamente come lo sono di scrivere sul Fatto insieme a te.

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