C'ERA una volta "il padre di famiglia". In un modo o nell'altro il presidente Berlusconi se lo diceva da solo, a volte pure qualificandosi "un buon padre di famiglia".
L'espressione è generica, ma l'immagine aveva un uso metaforico e anche reale, perché "anch'io ho una famiglia, che spero di avere ancora" precisò il Cavaliere alla fine di luglio del 2001. Oltre che ad Arcore e a Macherio, la sua tutela paterna, tendenzialmente onnicomprensiva, si estende ai collaboratori, ai dipendenti (parola che non gli piace), agli alleati e a molti italiani che gli dimostrano di averlo "nel cuore" con manifestazioni addirittura "imbarazzanti" quando va in giro per il paese.
In uno speciale televisivo che la Cnn gli ha dedicato Berlusconi sostiene di non sapere bene cosa sia il carisma: "Forse una situazione che rende gradita una persona". Certo in San Paolo e in Max Weber la nozione è più precisa, ma il senso è quello. In ogni caso: "Io ce l'ho sempre avuto, sono sempre stato adorato da tutti quelli che lavorano con me". Adorato è un inedito, per il resto è solo amato "da chi è in politica con me, parlamentari, collaboratori e da tutti coloro che mi conoscono personalmente".
Com'è ovvio lui non ha mai fatto gaffe: "Nemmeno una. Sono tutte inventate dai giornali". Il consueto sfoggio di modestia è proseguito con un linguaggio che eminenti glottologi diversi anni orsono hanno definito "cristico", sul modello di Gesù. Rispetto al potere, cioè, il premier è disposto con fiducia a "sopportare la croce". Volentieri eviterebbe di restarsene a Palazzo Chigi: "Tutto quello che faccio, lo faccio con grande senso di sacrificio". Ma non gli piace, "assolutamente". In più manca un'alternativa. Ma guarda: "Quindi devo sopportare questa croce fino a che non compariranno persone che mi permetteranno di andare via per andare a fare il nonno".
E qui la figura del nonno segna una piccola svolta. Di recente, come noto, le faccende domestiche di Berlusconi si sono complicate; e anche se i suoi figli, chi più chi meno, lo difendono, ha smesso di definirsi "un buon padre di famiglia". Sennonché, nello stesso speciale della Cnn, Fedele Confalonieri, che un po' fa parte della famiglia allargata, ha ritenuto opportuno tranquillizzare l'opinione pubblica americana: "Silvio è un ottimo padre che si è sempre dimostrato sempre molto generoso con i suoi figli, non solo ovviamente dal punto di vista economico. Lo ricordo anche quando erano bambini: nel poco tempo libero che aveva, giocava con loro, si prendeva cura della loro educazione".
Ha riconosciuto ieri Piersilvio che la sua era "una famiglia normale, almeno fino a quando mio padre è entrato in politica. Una famiglia sana". Una volta, era il gennaio del 2002, papà Berlusconi (che aveva già giurato sulla testa dei figli) proclamò: "Come molti italiani non ne posso più di vergognarmi a girare per le strade con i miei figli. Prostituzione ovunque, perizoma in mostra, e anche il resto senza ritegno!".
Rimarchevole, almeno secondo le agenzie, appare la pensosa conclusione della testimonianza di Confalonieri: "Forse non è un buon marito, ma è un ottimo padre". Le due funzioni appaiono da oggi disgiunte; o forse sfumano nella figura del nonno, "una cosa che amerei moltissimo fare". Il nonno della esausta famiglia italiana.
(20 ottobre 2009)
1 commento:
Confalonieri ha smesso da tempo, seppure ne è stato mai capace, di provare vergogna.
L'effetto corruttivo del denaro!
Posta un commento