venerdì 23 ottobre 2009

Grasso: "Si apre il sipario sulle stragi, ingiustificabili i patti con la mafia"


"Dopo 17 anni dalle stragi se non ci fosse stato un mafioso pentito che si fosse accusato della strage di Borsellino e il figlio di un ex mafioso, tutto sarebbe rimasto sepolto nell'oblio per sempre. Il sipario si è alzato e tanti ricordi sono affiorati". Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, lancia il suo atto d'accusa dagli stati generali antimafia organizzati a Roma dall'associazione Libera.
"Abbiamo fame e sete di giustizia - ha detto il procuratore -, come si può pensare di giustificare una qualsiasi trattativa, che peraltro ha posto in pericolo la mia stessa vita, tra le istituzioni e 'cosa nostra'? E come si può pensare di accusare uomini dello Stato di aver parlato troppo tardi su cose di cui tutti avrebbero dovuto essere a conoscenza se non avessero perduto la memoria". Grasso ha detto che non si può "rimanere sconvolti da rivelazioni che non sono tali", ma nel suo intervento ha anche ricordato il valore della indipendenza dei giudici, sancito dalla Costituzione: "Oggi bisogna stare attenti - ha detto il procuratore - perchè più che riformare la giustizia si vogliono intimidire i magistrati e renderli inoffensivi".

Il nuovo Manifesto antimafia Del nuovo 'Manifesto', per un'Italia libera dalle mafie ha parlato invece don Luigi Ciotti, presidente di Liebra e promotore degli stati generali antimafia, a Roma da oggi fino al 25: "Lo stileremo in questi giorni per poi consegnarlo al Quirinale al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano", ha detto Ciotti. Con "Contromafie", 'Libera, nomi e numeri contro le mafie', il cartello di circa 1.500 Associazioni attivo fin dal 1995, riunisce intorno allo stesso tavolo i protagonisti dell'impegno contro il crimine organizzato: dalle associazioni di volontariato alle amministrazioni regionali e locali, dalle istituzioni governative e parlamentari alla magistratura e alle forze dell'ordine, dalle scuole alle cooperative, dal mondo della cultura e dello spettacolo agli operatori dell'informazione, dagli scout al mondo cattolico. Con loro ci saranno centinaia di familiari delle vittime di mafia. E una folta delegazione internazionale della rete di libera: rappresentanti di circa 50 associazioni di promozione giovanile, organizzazioni non governative provenienti da circa 30 paesi del Mediterraneo, Federazione russa, area caucasica, penisola balcanica.

Don Ciotti ha ribadito alcune delle richieste rivolte al legislatore per rafforzare la lotta contro le mafie: "L'istituzione di un'agenzia nazionale della gestione dei beni confiscati ai mafiosi, un nuovo modello di protezione per i testimoni di giustizia, un'autorità indipendente contro il riciclaggio del denaro sporco, il rafforzamento delle norme contro le infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni, l'uso sociale dei beni confiscati ai corrotti accanto a politiche sociali, per il lavoro e per i giovani e per la tutela dell'ambiente contro chi lo inquina e lo saccheggia".

Sollevando l'entusiasmo dell'assemblea invocando "coerenza fra comportamenti pubblici e comportamenti privati", don Ciotti ha esortato: "Ci vuole più forza e più coraggio per trasformare la paura e la rabbia in speranza". Quindi ha tracciato un primo bilancio nell'attività svolta negli ultimi tre anni: "L'azione della società civile si è diffusa, sono nate nuove cooperative per la gestione dei beni confiscati, il diritto di cronaca e la libertà di stampa hanno trovato qualche voce in più, è cresciuto il numero di scuole e università impegnate nel progetto di educazione alla legalità e le nostre iniziative vedono una partecipazione sempre più numerosa". Ma resta, ha avvertito, "il rischio per una società ostile alle regole della legalità e sempre più povera di valori".

Il presidente di Libera ha registrato però con soddisfazione che "c'è un'Italia che ha compreso che il fenomeno mafioso è una questione nazionale e internazionale" anche grazie all'impegno sul fronte dell'educazione: "La cultura, l'informazione e l'istruzione sono elementi essenziali - ha ricordato - per tagliare l'erba sotto i piedi della mafia, che è forte lì dove la richiesta di privilegi prende il posto della certezza dei diritti". Anche in tal senso, "prima di cambiarla, la nostra Costituzione va vissuta e fatta vivere: i diritti non possono restare sulla carta ma devono diventare carne".

Don Ciotti ha tenuto a sottolineare che "l'Associazione Libera non ha appartenenze di partito ma fa politica: la fa con tutti quei cittadini che sentono la responsabilità della democrazia e si schierano dalla parte dei diritti". Esemplari, in tal senso, anche tanti impegni e prese di posizione delle realtà religiose, anche se don Ciotti non si è nascosto che "accanto ad esempi limpidi e coraggiosi, vi è ancora troppa neutralità anche nella Chiesa". E ha gridato: "C'è incompatibilità assoluta tra il Vangelo e la criminalità mafiosa: non possono esserci mafiosi devoti, perché sono fuori dal contesto della Chiesa e della comunità cristiana".

Nel pomeriggio agli 'Stati generali dell'Antimafia' è intervenuto anche il capo dello Stato. Napolitano ha ricordato che il suo primo incontro con 'Libera' risale a dieci anni fa. "La situazione non è rimasta la stessa da allora da nessun punto di vista", ha detto. Infatti, "anche la mafia ha trovato il modo di crescere e svilupparsi, mentre contemporaneamente è molto cresciuta la mobilitazione, la coscienza civile e l'azione dello Stato. Se teniamo insieme in sinergia questi elementi penso che vinceremo".

Un messaggio di speranza per il futuro, quello del presidente della Repubblica, che ha salutato con affetto soprattutto le famiglie delle vittime della mafia."Credo che se riusciremo a tenere insieme queste componenti, coscienza civile, mobilizzazione soprattutto dei giovani e azione delle forze dello Stato, questa battaglia contro il crimine organizzato noi la vinceremo - ha sottolineato - Voi siete parte importante di questa battaglia e parte importante di questa vittoria".

(23 ottobre 2009)

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