domenica 4 ottobre 2009

LO SCUDO FISCALE E’ LEGGE



di Stefano Feltri

Lo scudo fiscale è legge. Come annunciato venerdì pomeriggio in una nota del Quirinale, appena rientrato a Roma il capo dello Stato ha firmato la conversione del decreto numero 103 che introduce il provvedimento per il rimpatrio dei capitali nascosti all’estero. Non sono servite le oltre 80mila firme raccolte dal “Fatto Quotidiano” nell’ultima settimana che, venerdì pomeriggio, sono state spedite via mail al presidente per invitarlo a non firmare lo scudo.

In visita in Basilicata, ieri mattina Napolitano è stato accolto da alcuni cori “non firmare”. Un passante gli ha detto: “Presidente, non firmi, lo faccia per le persone oneste”. Il capo dello Stato ha replicato che “se mi dite di non firmare non significa niente”. Queste le sue argomentazioni: “Nella Costituzione c'e' scritto che il presidente della Repubblica promulga le leggi. Se io oggi non firmo, il parlamento può votare un’altra volta quella legge, e nella Costituzione c'è scritto che io sono obbligato a firmare. Chi chiede di non firmare non lo sa”.

In questa settimana di discussioni parlamentari, la questione della costituzionalità del decreto è stata discussa. Il nodo principale era se l’approvazione di uno scudo che ha alcuni tratti del condono (perché rende non perseguibili una serie di reati compiuti per evadere il fisco) violasse l’obbligo costituzionale di maggioranze qualificate per le amnistie. Il Colle, però, era più preoccupato per altri due punti, come dimostra il comunicato diffuso venerdì: l’estensione dello scudo ai procedimenti penali in corso (che è state evitata, anche se il governo ha provato a introdurla) e il rischio che il provvedimento coprisse anche da reati come il riciclaggio. Napolitano ha detto di essere stato rassicurato, prendendo “atto dei chiarimenti forniti dal governo in sede parlamentare e dalla Agenzia delle entrate”.

Il presidente poteva comportarsi in tre modi:

firmare (come ha deciso di fare) facendo comunque capire quali erano i punti che lo preoccupavano;

firmare mandando un messaggio alle camere, come è sua facoltà, chiedendo un dibattito sul tema;

non firmare, rimandando la legge in parlamento.

In quel caso il decreto legge - di cui fa parte lo scudo - sarebbe decaduto, perchè la sua scadenza era proprio ieri, annullando i suoi effetti anche in modo retroattivo (e le banche stanno già raccogliendo i capitali rimpatriati dagli evasori). Se poi il parlamento avesse ripresentato la legge uguale al presidente della Repubblica, Napolitano sarebbe stato obbligato - ma solo in quel caso e al secondo passaggio - a firmarla, poi solo la Corte costituzionale avrebbe potuto pronunciarsi.

Antonio Di Pietro, che con l’Italia dei valori ha tenuto la linea più dura con il colle dentro l’opposizione, ha commentato: “Riteniamo che la firma affrettata del presidente della Repubblica allo scudo fiscale, giustificata dal fatto che se dovesse tornare indietro le Camere lo approverebbero tale e quale, sia un gesto oggettivamente vile, perché così rinuncia alle sue prerogative costituzionali”.

Il Partito democratico prima, per bocca del suo capogruppo alla Camera Antonello Soro, esprime “vergogna e disapprovazione” per lo scudo (e per aver disertato le votazioni in cui avrebbero potuto bloccarlo) ma poi, con il segretario Dario Franceschini, si schiera a difesa di Napolitano che “svolge un ruolo di garanzia importante, in modo ineccepibile”. Seguono commenti di tutti gli altri leader, mentre Di Pietro replica di essere “l’unica opposizione”, a differenza dell’altra, “cialtronesca”.

Tutta la maggioranza, compatta, lo attacca.

Alcuni parlamentari cominciano ad aderire all’appello di Salvatore Bragantini. L’ex presidente della Consob, dalle colonne del “Corriere della Sera” aveva chiesto che per limitare i danni di immagine per lo Stato, almeno i politici si impegnassero a non fare ricorso allo scudo. L’invito è stato rilanciato dal sito del senatore del Pd Francesco Sanna, e hanno già aderito anche Enrico Letta e Pierluigi Bersani.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ROBA DA MATTI: Francesco Sanna, Enrico Letta e Pierluigi Bersani HANNO ADEITO ALL'APPELLO DI NON USUFRUIRE DELLO SCUDO FISCALE!
MA SONO SCEMI? CIO' SIGNIFICA CHE HANNO SOLDI ILLEGALMENTE ALL'ESTERO? HO CAPITO MALE IO?