martedì 13 ottobre 2009

Offese al capo dello Stato - indagati Belpietro e Di Pietro


Accusare il presidente della Repubblica di "viltà" perché ha firmato la legge sullo scudo fiscale è un'offesa al prestigio del Capo dello Stato. Secondo la Procura di Roma non c'è dubbio. Antonio Di Pietro, che quelle parole pronunciò subito dopo la firma di Giorgio Napolitano in calce alla legge, è imputabile di vilipendio, reato che il codice penale punisce con la reclusione da uno a cinque anni.

E' offensivo pure scrivere su un giornale che il Presidente della Repubblica ha preferito sedere ai tavoli imbanditi per la sua visita in Giappone, piuttosto che rientrare in fretta e furia a Roma per accogliere le salme dei sei paracadutisti uccisi in Afghanistan. Anche il direttore di Libero Maurizio Belpietro deve essere quindi incriminato per vilipendio.

Chiesto il parere ad Alfano. Così ha detto la Procura di Roma, ma la procedura prevede che sia il ministro della Giustizia a decidere se far proseguire le indagini oppure cancellare sul nascere l'ipotesi di portare alla sbarra il giornalista e il leader dell'Idv. E' una prerogativa che il codice riserva al Guardasigilli quando le offese sono rivolte ai capi degli stati, Pontefice incluso. Capitò anche per le frasi contro Benedetto XVI che Sabina Guzzanti pronunciò durante la manifestazione di Piazza Navona nell'estate 2008. Chiamato a decidere nel settembre scorso, il ministro Angelino Alfano non concesse l'autorizzazione a procedere convinto che fosse meglio "spegnere i focolai e non appiccare nuovi incendi".

Di Pietro: "Processatemi pure". Ma questa volta, Antonio Di Pietro, sotto processo ci vuole andare a tutti i costi: "Che la Procura mi indaghi pure", ha replicato il parlamentare con fiera determinazione. "Il ministro della Giustizia dia pure parere favorevole al procedimento", ha detto. "Sono curioso di sapere quali sono i limiti, come parlamentare e come cittadino, della mia libertà di critica nei confronti del presidente della Repubblica". Dieci giorni fa, subito dopo il via libera al cosiddetto scudo fiscale tanto osteggiato dall'Italia de Valori, Di Pietro dichiarò: "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affermando che non poteva non firmare la legge criminale sullo scudo fiscale, ha compiuto un atto di viltà ed abdicazione".

Il direttore di Libero. Belpietro è indagato invece per un articolo di fondo comparso su Libero il 20 settembre scorso che faceva riferimento alla visita del capo dello Stato a Tokio dal titolo "La dignità dello Stato non vale un fusillotto". Nell'articolo si sosteneva che fu fatto ritardare il rimpatrio delle salme dei sei parà uccisi a Kabul il 17 settembre scorso per consentire a Napolitano di continuare la sua visita in Giappone. La procura ha valutato in particolare le frasi dell'articolo che facevano riferimento ad un pranzo consumato da Napolitano "che invece di prendere l'aereo a tornare a Roma è andato ad un pranzo a consumare i fusillotti a lenta lavorazione all'Armani tower".

"Non tutti uguali davanti alla legge". Secco e pungente come suo solito, il commento del direttore Maurizio Belpietro: "Non tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, visto che anche solo una critica non offensiva né ingiuriosa nei confronti del Capo dello Stato ha comportato l'apertura di un fascicolo giudiziario. Qualcuno, dunque - ha concuso Belpietro - è più uguale degli altri davanti alla legge".

(13 ottobre 2009)

Nessun commento: