"Abbiamo bisogno di un leader forte eletto sulla base dei voti e non sulla base dei lodi. Ora è il tempo della ricerca del consenso, non di alchimie politiche o alleanze". Massimo D'Alema commenta così la proposta lanciata da Eugenio Scalfari per eleggere segretario del Pd il candidato più votato alle primarie, anche senza il raggiungimento della soglia del 50%. Una questione che, dopo il sì di Franceschini e Bersani e il no di Marino, apre un altro fronte polemico all'interno dei democratici. Con Franceschini che insiste e dice no "alle intese e ai pasticci dopo il voto".
Nel corso di una visita al mercato del quartiere Giardinetti nella zona est di Roma, l'ex ministro, schierato con Bersani, spiega: "Se è stato indicato dagli iscritti del Pd e verrà eletto dai cittadini sarà più forte. E noi abbiamo bisogno di un leader forte eletto dai cittadini in base ai voti non in base ai lodi".
Affermazione che Franceschini non manca di chiosare, rilanciando l'idea di Scalfari: "Spero che ci sia la volonta' di tutti di riconoscere che il popolo delle primarie e' sovrano: chi prende un voto un piu' dovra' essere eletto segreterio senza pasticci e senza intese fatte dopo''. Poi il segretario torna ad attaccare Marino pubblicando sul suo sito una lettera del 5 ottobre con cui il chirurgo chiedeva di accettare il risultato delle primarie: "Qualunque esso sia'". Una sottolineatura, polemica, dopo il no di Marino all'elezione legata unicamente alla primarie.
Dal suo canto Marino, intervistato dall'Espresso, definisce il Pd "un partito incerto e lacerato, in preda alle correnti". Non risparmiando un commento ironico: "Se dovessi smettere di fare politica, un mestiere ce l'ho. Di D'Alema non si può dire altrettanto. E nemmeno di Bersani e Franceschini".
Ma contro Marino si scaglia la franceschiniana Debora Serracchiani: "E' sconcertante dover constatare che proprio Marino si propone di mettere a frutto i suoi voti gettandoli sul tavolo delle trattative secondo un metodo fin troppo noto e sperimentato".
(15 ottobre 2009)
Nel corso di una visita al mercato del quartiere Giardinetti nella zona est di Roma, l'ex ministro, schierato con Bersani, spiega: "Se è stato indicato dagli iscritti del Pd e verrà eletto dai cittadini sarà più forte. E noi abbiamo bisogno di un leader forte eletto dai cittadini in base ai voti non in base ai lodi".
Affermazione che Franceschini non manca di chiosare, rilanciando l'idea di Scalfari: "Spero che ci sia la volonta' di tutti di riconoscere che il popolo delle primarie e' sovrano: chi prende un voto un piu' dovra' essere eletto segreterio senza pasticci e senza intese fatte dopo''. Poi il segretario torna ad attaccare Marino pubblicando sul suo sito una lettera del 5 ottobre con cui il chirurgo chiedeva di accettare il risultato delle primarie: "Qualunque esso sia'". Una sottolineatura, polemica, dopo il no di Marino all'elezione legata unicamente alla primarie.
Dal suo canto Marino, intervistato dall'Espresso, definisce il Pd "un partito incerto e lacerato, in preda alle correnti". Non risparmiando un commento ironico: "Se dovessi smettere di fare politica, un mestiere ce l'ho. Di D'Alema non si può dire altrettanto. E nemmeno di Bersani e Franceschini".
Ma contro Marino si scaglia la franceschiniana Debora Serracchiani: "E' sconcertante dover constatare che proprio Marino si propone di mettere a frutto i suoi voti gettandoli sul tavolo delle trattative secondo un metodo fin troppo noto e sperimentato".
(15 ottobre 2009)
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