mercoledì 21 ottobre 2009

Pd, scintille sui sondaggi. D'Alema: macché scissioni


di GIOVANNA CASADIO


Un sondaggio sul numero dei votanti di domenica prossima ci può stare: sarebbero un milione e mezzo-due milioni sia per Swg sia per Ipr-Marketing.

Ma a 96 ore dalle primarie del Pd, diffondere le previsioni su chi vincerà e quale sarà lo stacco di chi perde, "è una deriva berlusconiana e un uso strumentale dei sondaggi". Irritati i supporter di Dario Franceschini contro il comitato di Pierluigi Bersani accusato di avere reso note alcune rilevazioni sulle intenzioni di voto alle primarie per la leadership dei Democratici. Il tam tam monta, fotografa le preferenze del popolo delle primarie simili al risultato dei congressi dei circoli, ovvero con Bersani ben in testa.

Secondo Franceschini però "la partita è aperta" e scherza su Twitter: "È vero, abbiamo commissionato un sondaggio: Bersani all'80%, Marino al 15% e io al 5%. Però non l'ha fatto l'Ipsos, bensì l'istituto Tafazzi".
Il comitato Franceschini nega di essersi affidato a sondaggi: "Non ne abbiamo commissionati. Risulta evidente che qualcuno vuole insinuarsi nella campagna elettorale con metodi non corretti", attacca Ettore Rosato. Ipr-Marketing le rilevazioni invece le ha fatte, per conto del comitato Bersani. Antonio Noto, direttore dell'istituto, si limita però a sottolineare due dati. Il primo: nelle tre rilevazioni (luglio, settembre e ora) - le preferenze non si sono modificate, segno di un "consenso congelato"; l'altro è la stima di due milioni di votanti, domenica.
Più prudente Roberto Weber di Swg, per il quale andranno alle primarie nella sfida Franceschini-Bersani-Marino circa la metà di quei tre milioni del 2007 per le primarie di Veltroni-Bindi-Letta. Nel Pd la cifra che circola è appunto quella di un milione e mezzo di votanti. Calcola Maurizio Migliavacca: "Se alle europee hanno votato Pd otto milioni di italiani, significherebbe che uno su cinque andrà alle primarie. Bene".

Ad agitare le acque del Pd c'è sempre la minaccia di una scissione dei cattolici, se vince Bersani. Su questo, botta e risposta in Transatlantico tra Massimo D'Alema e Beppe Fioroni: "Fioroni, mi chiedono i giornalisti se è vero che te ne vai se vince Pierluigi..." . E Fioroni: "Tu avevi detto che se vinceva Dario portavi via gli iscritti dal partito. Se mi garantisci che restate tu, Bersani e gli iscritti, allora resto anch'io". D'Alema dirà poi, in tv a "Otto e mezzo": "Non ci saranno emorragie né scissioni. Per i mal di pancia ci sono delle cure ad hoc. E comunque, chi ce l'ha, se lo cura... Franceschini? Intelligente ma troppo spregiudicato, contro di me ha usato toni aspri". Alle primarie, prevede, "voteranno due mezzo/tre milioni e vincerà Bersani, mai visto perdere chi ha venti punti di vantaggio". Né esclude che il candidato segretario sia anche il candidato premier: "Spero che il governo cada tra 15 giorni ma le elezioni politiche sono previste fra tre anni".
Infine, il segretario uscente lancia un appello agli intellettuali perché si schierino.
Luciana Littizzetto risponde pro Bersani, che ringrazia: "Il sostegno di un capo di Stato non sarebbe gradito allo stesso modo".
Pro Franceschini scendono in campo Ettore Scola, Vincenzo Cerami, Giobbe Covatta, il musicista dei Subsonica, Boosta Di Leo.
Marino critica: "Bersani ha candidato Giusy La Ganga in Piemonte, torna agli anni '80, altro che rinnovamento".

(21 ottobre 2009)

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