Ha un'identità il "quinto" carabiniere che appare in almeno due occasioni insieme alla squadretta di via Trionfale durante i mesi della trattativa per la vendita del video del ricatto girato in via Gradoli. E' un appuntato in servizio a Roma di 42 anni, pugliese, ora indagato a piede libero dalla Procura per ricettazione. Si chiama Donato D'Autilia. Come documentato negli atti depositati al tribunale del Riesame, sarebbe lui il collega di Testini, Tagliente, Simeone e Tamburrino, che all'interno di un condominio di nuova costruzione nella zona della Cassia ("palazzine al massimo di tre piani"), per un qualche tempo custodisce il "promo" di 2 minuti e 48 (parte di un girato di 13 minuti) che viene mostrato al fotografo Massimiliano Scarfone ai primi di agosto e a Carmen Pizzutti Masi l'1 settembre.
Ed è infatti la titolare dell'agenzia Photo Masi a riconoscerlo nell'album fotografico che le viene mostrato dai carabinieri che la interrogano. "La foto numero 2 mi sembra quella dell'individuo presso la cui abitazione in Roma ho visionato con Sulas il filmato". "Un uomo dal tono brusco - dice a verbale - 35-40 anni, scuro di carnagione, capelli corti mori, alto circa 1,75 che continuò a fare molte domande a Sulas sul suo lavoro, senza rispondere alle nostre". E che, quel giorno, si congedò dicendo: "Non lo farò più vedere a nessuno".
Gli atti del Riesame aprono altri squarci anche sulle mosse e le scelte di questi ultimi mesi dei 4 carabinieri arrestati. Quelli di cui, il 20 ottobre, Scarfone, dice di aver paura ("Temo per me, hanno fatto spesso riferimento ai loro contatti nella criminalità"). A cominciare dai preparativi per incassare la somma pattuita con Libero per un video che i carabinieri dicono di non aver girato (Tagliente ammette l'irruzione ma ricorda un transessuale dai capelli di colore diverso da quelli che si osservano nel video). Racconta il carabiniere Tamburrino: "Massimiliano Scarfone (il fotografo, ndr) e Simeone si accordarono che la somma di 55 mila euro sarebbe stata ritirata in contanti a Milano da Scarfone, che avrebbe poi provveduto a portarla a Roma. La consegna sarebbe dovuta avvenire il 21 ottobre". Come è noto ci sarà solo un paio di manette.
I carabinieri ne avevano sentore. Racconta Simeone: "Capimmo che avevamo fatto una cosa sbagliata e ci spaventammo quando, il 14 o 15 ottobre, notammo uno di voi del Ros che ci pedinava al bar "Vanni" e al bar "Cocomerino". Un maresciallo che Testini riconobbe e a cui chiese i documenti". I 4 decidono così di liberarsi del cd con il video "in un bidone dell'immondizia vicino alla caserma della Compagnia". Dopo averlo dissotterrato da un prato in cui lo avevano nascosto da luglio. "Sotto un ponte lungo la via Trionfale - dice ancora Simeone - Nella zona di La Storta".
(c. b.)
(31 ottobre 2009)
Ed è infatti la titolare dell'agenzia Photo Masi a riconoscerlo nell'album fotografico che le viene mostrato dai carabinieri che la interrogano. "La foto numero 2 mi sembra quella dell'individuo presso la cui abitazione in Roma ho visionato con Sulas il filmato". "Un uomo dal tono brusco - dice a verbale - 35-40 anni, scuro di carnagione, capelli corti mori, alto circa 1,75 che continuò a fare molte domande a Sulas sul suo lavoro, senza rispondere alle nostre". E che, quel giorno, si congedò dicendo: "Non lo farò più vedere a nessuno".
Gli atti del Riesame aprono altri squarci anche sulle mosse e le scelte di questi ultimi mesi dei 4 carabinieri arrestati. Quelli di cui, il 20 ottobre, Scarfone, dice di aver paura ("Temo per me, hanno fatto spesso riferimento ai loro contatti nella criminalità"). A cominciare dai preparativi per incassare la somma pattuita con Libero per un video che i carabinieri dicono di non aver girato (Tagliente ammette l'irruzione ma ricorda un transessuale dai capelli di colore diverso da quelli che si osservano nel video). Racconta il carabiniere Tamburrino: "Massimiliano Scarfone (il fotografo, ndr) e Simeone si accordarono che la somma di 55 mila euro sarebbe stata ritirata in contanti a Milano da Scarfone, che avrebbe poi provveduto a portarla a Roma. La consegna sarebbe dovuta avvenire il 21 ottobre". Come è noto ci sarà solo un paio di manette.
I carabinieri ne avevano sentore. Racconta Simeone: "Capimmo che avevamo fatto una cosa sbagliata e ci spaventammo quando, il 14 o 15 ottobre, notammo uno di voi del Ros che ci pedinava al bar "Vanni" e al bar "Cocomerino". Un maresciallo che Testini riconobbe e a cui chiese i documenti". I 4 decidono così di liberarsi del cd con il video "in un bidone dell'immondizia vicino alla caserma della Compagnia". Dopo averlo dissotterrato da un prato in cui lo avevano nascosto da luglio. "Sotto un ponte lungo la via Trionfale - dice ancora Simeone - Nella zona di La Storta".
(c. b.)
(31 ottobre 2009)
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