In fila ai seggi all'una di ieri Pietro, 16 anni, timido e sorridente: «È la prima volta, sì». E come ti senti a votare? Importante, responsabile, grande? «No, veramente. Libero. Mi sento libero». Una signora anziana, con la borsa della spesa, si volta e lo bacia. «Bravo piccolo. Che bravo, è proprio così. Sapessi quanto è costata e quanto costa questa libertà, tienila di conto».
Lo so, lo so. Li vedo i cinici del privato tornaconto ridacchiare della storiella edificante, i cani al guinzaglio del padrone - quelli che prendono mezze frasi e le ribaltano poi ci scrivono sopra senza vergogna la loro quotidiana marchetta garanzia di stipendio - abbaiare alla morale facile.
Però non me ne importa niente, abbiate pazienza, di quel che diranno.
Ve la racconto perché è stato un momento bellissimo, di quelli che ripagano della stanchezza e dell'amarezza dei giorni e la cancellano, è stato commovente e la politica si fa anche così: con la forza di chi arriva adesso e ci crede.
Tre milioni di persone sono un numero straordinario. In assoluto, eccezionale di questi tempi. Sono un numero fatto da centinaia di migliaia di individui che nonostante tutto sono ancora lì a dire: eccoci, non ci importa niente delle vostre beghe delle risse dei vostri errori, dello squallore di certe vostre miserie.
Fate valere la politica, daccapo. Prendete i nostri voti, il nostro tempo, le nostre mattine di domenica regalate ad un'idea che non muore: l'idea che il Paese siamo noi, e voi a rappresentarci. Adesso datevi da fare. Davvero, provateci.
Pierluigi Bersani alle dieci è mezza di sera ha annunciato di aver vinto: «Siamo sopra il 50 per cento», ha detto il suo comitato elettorale. Dario Franceschini gli ha telefonato per rallegrarsi. Ignazio Marino ha levato i calici insieme ai suoi per il risultato straordinario ottenuto col voto degli elettori: quasi il triplo di quello ottenuto tra gli iscritti.
Ha vinto il Pd. Ha vinto chi ha votato, chi è stato eletto e chi è stato sconfitto. Hanno vinto tutti.
Ciascuno ha portato del suo nella contesa: le sue idee, le sue proposte, la sua forza.
Sono sicura che le analisi, stamani, diranno che Marino ha tolto voti a Franceschini e che dunque era chiaro, faceva il gioco di Bersani.
Che Franceschini ha scontato la fronda cattolica - il tiepido Rutelli, l'indigesta Binetti - oltre all'attivismo di Casini che fa sperare gli ex Dc più moderati in una rinascita del Centro, tentativo numero 107.
Che Bersani è la riscossa del partito quello vero, e che adesso torna in campo D'Alema lo stratega.
Non è difficile scrivere analisi così. Più difficile, credo, è dire che un'opposizione che voglia farsi forza di governo ha bisogno di uomini come Bersani, Franceschini e Marino. Insieme.
Più difficile è dire che hanno giovato tutti alla causa, e ringraziarli.
Io non ho più voglia di rese dei conti interne, di guerriglie di corrente. Milioni di italiani neppure, credo.
Ho voglia e bisogno di riconoscere a Bersani un grande merito e di affidargli un grande compito, di chiedere a Franceschini e a Marino di sostenerlo, e di sperare tutti insieme in un futuro prossimo che ci liberi di questo incubo, che dia speranza al Paese, che ci faccia tornare quello che eravamo: una grande democrazia, un esempio per il mondo.
Liberi.
2 commenti:
Io avevo sperato che vincesse Franceschini, ho persino sognato ad occhi aperti una svolta totale da parte degli elettori con l'elezione di Marino..pensa che bel colpo avrebbero dato agli apici del potere, ma come ben sai io tifo sempre per chi perde...è nel mio DNA.
Anch'io. Mi schiero sempre con i perdenti.
Con Di Pietro però penso che sarò contraddetto.
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