mercoledì 25 novembre 2009

Carceri, si muore sempre di più. Crescono suicidi e casi da «accertare»


di Davide Madeddu


Cresce il numero di morti dietro le sbarre. Il dato è il più drammatico degli ultimi dieci anni: 65 suicidi su 157 morti in poco più di dieci mesi. Numeri preoccupanti se si pensa che negli ultimi sei anni in prigione sono morte 1540 presone, e di queste 540 si sono uccise dietro le sbarre. Sono i numeri elaborati dal centro studi di Ristretti orizzonti, contenuti nel dossier "Morire di carcere” che ricostruisce le vicende carcerarie d’Italia dal 2003 ai primi dieci mesi del 2009.

DIETRO LE SBARRE

Nelle numerose pagine del corposo dossier, consultabile anche sul sito dell’associazione all’indirizzo www.ristretti.it (che è poi un'agenzia di informazione sul e dal carcere) sono raccontate le storie, mese per mese, dei detenuti che dietro le sbarre sono morti. «Il dato elaborato sino a questo momento si ferma al 19 novembre - spiega Ornella Favero, direttore responsabile della rivista Ristretti Orizzonti e del centro studi - e purtroppo segna un andamento crescente rispetto agli anni scorsi. Diciamo che stiamo raggiungendo se non per superare anche il dato drammatico del 2001». Quando nelle carceri, come si legge nel dossier, si registrarono 69 suicidi e un totale di 177 morti. «È chiaro che se la tendenza resta quella di questi dieci mesi - spiega - è facile pensare che questo valore possa essere raggiunto e superato. Se non altro perché all’interno delle carceri la popolazione continua a crescere in maniera impressionante e i servizi continuano a diminuire». Di fronte a una popolazione carceraria che si aggira intorno alle 65mila unità, si scopre che in Italia i morti sono 157.

SUICIDI E MALATTIE
A leggere i dati si scopre che sono 65 i detenuti che hanno deciso di interrompere la permanenza dietro le sbarre uccidendosi. Gli altri sono morti invece per malattia, cause da accertare o di morte naturale. «Chi muore per malattia - spiega Ornella Favero - soffre, nella maggior parte dei casi di patologie legate all’uso di sostanze stupefacenti o cardiache. Diciamo che si tratta di persone che, magari dovrebbero stare in strutture alternative». Oltre che sui suicidi l’attenzione del dossier di Ristretti Orizzonti viene puntata anche sulle morti la cui causa «è ancora da accertare». Tipologia che, tra gli altri, comprende anche il caso di Stefano Cucchi. «Si tratta di morti non ancora chiare o per le quali la magistratura ha chiesto di aprire un’inchiesta o ancora - prosegue - perché la famiglia ha chiesto l’intervento dei magistrati». Eppoi, ci sono quelli che il centro studi chiama i 30casi dubbi, che con tanto di fotografie raccontano le storie delle «morti sospette» in carcere. Tra questi casi anche l’ultimo ma non unico di Stefano Cucchi. Nel dossier anche una proposta: la costituzione di un osservatorio permanente sulle morti in carcere. «perché quanto continua a succedere possa finire».

24 novembre 2009

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