Alle 8 del mattino, dopo colazione, è alla scrivania. Stacca per il pranzo, riprende alle quattro del pomeriggio e termina a sera inoltrata. Otto, nove, anche dieci ore al giorno. Dal lunedì al venerdì. Applicazione puntigliosa e appassionata per un risultato splendente. Il lavoro che i suoi colleghi concludono in novanta giorni lui lo abbatte in una settimana. Zero fascicoli arretrati.
Giuseppe Esposito, il giudice che macina sentenze, ha conosciuto la magistratura dopo vent'anni da avvocato. E' consigliere del Tar di Lecce da ventiquattro mesi appena. Ogni volta che raggiunge il tribunale (l'udienza è quindicinale) consegna in cancelleria le sue sentenze: circa sei ogni sei giorni lavorativi. "Non faccio nulla di sorprendente. Magari sarà l'effetto dell'adrenalina per un impegno che mi coinvolge molto. E so che la mia condizione è particolarmente felice. Anzitutto sono magistrato amministrativo, dunque una giustizia specializzata, di nicchia, non al centro del fuoco come i colleghi impegnati nel processo civile o penale. Poi la mia breve anzianità di servizio non permette di storicizzare il ritmo di lavoro. Magari tra qualche anno ridurrò l'ansia e anche la mia prestazione subirà una contrazione. Terzo: sono decine e decine i colleghi che fanno come e naturalmente meglio di me. Quarto: i numeri da soli non danno il senso compiuto della fatica. Una sentenza non è mai uguale all'altra. E pesarle allo stesso modo non è corretto. Le mie sei sentenze a settimana posso equivalere per complessità a due, tre che altri hanno in carico e stendono nel medesimo arco di tempo".
Le premesse sono importanti ma il dato nudo emerge: il lavoro premia e conduce a un risultato inimmaginabile. Nel 2006 in Italia le cause civili pendenti in primo grado erano 3,68 milioni; quelle penali 1,2 milioni. Più del doppio - ha appena scritto Michele Ainis sulla Stampa - rispetto a Germania, Francia e Inghilterra. In Italia il processo ha il costo più alto in Europa (670 mila euro) e il valore più basso: nel 2007 si sono prescritti 209.779 procedimenti.
L'ossessione berlusconiana di questi anni, con una produzione gigantesca di norme ad personam e il conflitto permanente che ne è seguito ha coperto un tema centrale dell'organizzazione giudiziaria: il ritmo di produzione del lavoro, la qualità di quel lavoro, l'etica di un impegno volto alla difesa delle regole, perno insostituibile della vita di ogni democrazia.
Ma se la politica ha taciuto, la magistratura ha omesso di considerare peccato capitale la sua cattiva organizzazione.
I fascicoli abbondano e gli arretrati aumentano ma i magistrati destinano sempre più risorse a compiti extragiudiziari. Sono duemila gli incarichi extra all'anno, 1044 i magistrati che ne hanno beneficiato l'anno scorso e 11mila ore di lavoro svolte altrove: nelle università, nelle diverse autorità regolamentari, negli arbitrati, negli uffici di gabinetto dei ministri.
La relazione tra magistratura amministrativa e contabile e la politica è ancor più spesso contaminata da amicizie e tutele. Nessuna norma ha ancora vietato a un giudice posto fuori ruolo (destinato cioè a un incarico totalmente estraneo alla sua funzione) di raccogliere incredibilmente il frutto - lo stipendio - di un lavoro mai svolto. Due stipendi al posto di uno. Tutto a norma di legge. Infatti l'ufficio stampa della Corte dei Conti così ha spiegato: "Il collocamento nella posizione di fuori ruolo è previsto da varie disposizione di legge... i magistrati collocati fuori ruolo percepiscono lo stipendio loro spettante al quale si cumulano gli emolumenti concessi dalle amministrazioni o autorità presso cui svogono il loro incarico".
La norma è sopravvissuta al suo tempo, quando il giudice prestava volontariamente e senza alcuna retribuzione la propria opera presso altri uffici dello Stato. Il tempo, senza che mano la toccasse, l'ha fatta divenire una corposa regalìa, uno stipendio bis ingiustificato.
Ma oggi è un altro giorno. Il ministro Brunetta prevede tornelli agli ingressi dei tribunali e punta ogni carta sul merito. Viva il merito! Infatti sulla sedia accanto, nel consiglio dei ministri, siede Franco Frattini. Consigliere di Stato fuori ruolo (primo stipendio), deputato (seconda indennità) e ministro (terzo emolumento).
Frattini non macina sentenze ma carriere: è infatti appena stato nominato per anzianità di servizio presidente di sezione. L'anzianità. Il suo collega Giuseppe Esposito, il giudice di Lecce dagli arretrati zero, potrà aspirarvi nel 2042 a soli 81 anni...
(24 novembre 2009)
Giuseppe Esposito, il giudice che macina sentenze, ha conosciuto la magistratura dopo vent'anni da avvocato. E' consigliere del Tar di Lecce da ventiquattro mesi appena. Ogni volta che raggiunge il tribunale (l'udienza è quindicinale) consegna in cancelleria le sue sentenze: circa sei ogni sei giorni lavorativi. "Non faccio nulla di sorprendente. Magari sarà l'effetto dell'adrenalina per un impegno che mi coinvolge molto. E so che la mia condizione è particolarmente felice. Anzitutto sono magistrato amministrativo, dunque una giustizia specializzata, di nicchia, non al centro del fuoco come i colleghi impegnati nel processo civile o penale. Poi la mia breve anzianità di servizio non permette di storicizzare il ritmo di lavoro. Magari tra qualche anno ridurrò l'ansia e anche la mia prestazione subirà una contrazione. Terzo: sono decine e decine i colleghi che fanno come e naturalmente meglio di me. Quarto: i numeri da soli non danno il senso compiuto della fatica. Una sentenza non è mai uguale all'altra. E pesarle allo stesso modo non è corretto. Le mie sei sentenze a settimana posso equivalere per complessità a due, tre che altri hanno in carico e stendono nel medesimo arco di tempo".
Le premesse sono importanti ma il dato nudo emerge: il lavoro premia e conduce a un risultato inimmaginabile. Nel 2006 in Italia le cause civili pendenti in primo grado erano 3,68 milioni; quelle penali 1,2 milioni. Più del doppio - ha appena scritto Michele Ainis sulla Stampa - rispetto a Germania, Francia e Inghilterra. In Italia il processo ha il costo più alto in Europa (670 mila euro) e il valore più basso: nel 2007 si sono prescritti 209.779 procedimenti.
L'ossessione berlusconiana di questi anni, con una produzione gigantesca di norme ad personam e il conflitto permanente che ne è seguito ha coperto un tema centrale dell'organizzazione giudiziaria: il ritmo di produzione del lavoro, la qualità di quel lavoro, l'etica di un impegno volto alla difesa delle regole, perno insostituibile della vita di ogni democrazia.
Ma se la politica ha taciuto, la magistratura ha omesso di considerare peccato capitale la sua cattiva organizzazione.
I fascicoli abbondano e gli arretrati aumentano ma i magistrati destinano sempre più risorse a compiti extragiudiziari. Sono duemila gli incarichi extra all'anno, 1044 i magistrati che ne hanno beneficiato l'anno scorso e 11mila ore di lavoro svolte altrove: nelle università, nelle diverse autorità regolamentari, negli arbitrati, negli uffici di gabinetto dei ministri.
La relazione tra magistratura amministrativa e contabile e la politica è ancor più spesso contaminata da amicizie e tutele. Nessuna norma ha ancora vietato a un giudice posto fuori ruolo (destinato cioè a un incarico totalmente estraneo alla sua funzione) di raccogliere incredibilmente il frutto - lo stipendio - di un lavoro mai svolto. Due stipendi al posto di uno. Tutto a norma di legge. Infatti l'ufficio stampa della Corte dei Conti così ha spiegato: "Il collocamento nella posizione di fuori ruolo è previsto da varie disposizione di legge... i magistrati collocati fuori ruolo percepiscono lo stipendio loro spettante al quale si cumulano gli emolumenti concessi dalle amministrazioni o autorità presso cui svogono il loro incarico".
La norma è sopravvissuta al suo tempo, quando il giudice prestava volontariamente e senza alcuna retribuzione la propria opera presso altri uffici dello Stato. Il tempo, senza che mano la toccasse, l'ha fatta divenire una corposa regalìa, uno stipendio bis ingiustificato.
Ma oggi è un altro giorno. Il ministro Brunetta prevede tornelli agli ingressi dei tribunali e punta ogni carta sul merito. Viva il merito! Infatti sulla sedia accanto, nel consiglio dei ministri, siede Franco Frattini. Consigliere di Stato fuori ruolo (primo stipendio), deputato (seconda indennità) e ministro (terzo emolumento).
Frattini non macina sentenze ma carriere: è infatti appena stato nominato per anzianità di servizio presidente di sezione. L'anzianità. Il suo collega Giuseppe Esposito, il giudice di Lecce dagli arretrati zero, potrà aspirarvi nel 2042 a soli 81 anni...
(24 novembre 2009)
2 commenti:
Pazzesco, quanto sperpero e quanta povertà ha seminato il nuovo esercito dei nibelunghi italiani. Normale che non ci sono i soldi per i diritti dei cittadini e per sovvenzionare le industrie che garantiscono il posto di lavoro, se li pappano tutti loro.
Lo dico da sempre, è sbagliato il sistema del versamento delle tasse, nelle altre Repubbliche ogni cittadino dichiara il proprio reddito al comune di residenza e ivi versa le tasse che vengono così suddivise :
33% resta al comune, 33% alla regione o contea, 33% allo stato.
I contributi dei cittadini italiani vanno al 100% ai politici di Roma, per questo non riescono ad essere onesti, troppo allettante il bottino!
MAGARI!
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