C’era una volta, tanto tempo fa, una Procura ai confini dell’Impero, in una landa sperduta ma baciata dal mare. Una Procuretta, una Procurina, una Procura da Operetta, tanto carina e a volte un po’ cattivina. C’era anche un Tribunale, degno compare, affollato di giovani fanciulle snelle e brune e dotti palestrati giuristi. Pubblici ministeri di terre lontane, belli, brutti e cattivi svernavano al sole, appollaiati su scogli e spiagge dorate. Tutti sordi al liceo, al motto paterno: “Studia Mario, studia, sennò da grande farai l’avvocato dell’Accusa”. E quello facevano, tra un bagno e un’immersione, un’arancina e una prolusione. E nei ritagli di tempo tra gli uni e gli altri, cercavano, invano, di indagare e requisire, dibattere e rinviare, concludere e misurare e forse anche pensare. E pensando pensando, l’Ufficio girava, produceva, forse anche lavorava. Perché carabinieri del Re, finanzieri del Principe e tante altre polizie Criminali chiedevano, istavano e pretendevano. Così come pure faceva il Foro, perché, poi, c’era anche un Foro a Terminopoli. Anche se, e succede persino nelle migliori famiglie, c’era modo di vedere uno spettacolo esecrabile: insieme al bar caffettare giudici e cancellieri, avvocati e pm, tutti insieme appassionatamente. Quegli stessi avvocati che avevano la ventura di bussare alle porte dei Magistrati del Re trovandovi un avviso fantasma, “si riceve dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 19, esclusa pausa cannolo, il sabato mattina fino alla 13”.
Peccato, però! Per caso, accadeva che: - le prescrizioni erano rare, quasi come i coralli rosa di Sciacca; - le informative di pg e le richieste di misure cautelari giacevano sul tavolo dei pm giusto il tempo di scaldarlo, senza avere su quello del gip nemmeno il tempo di farlo, dimodoché il giudice riceveva il fascicolo, ormai freddo, pronto per la decisione con la misura ancora in atto, semmai; ma così l’Ufficietto, con questi tempi, aveva la velleità di dare alla misura cautelare una vocazione diversa da quella sua unica, naturale e costituzionalmente corretta: l’anticipazione di pena (o no?); - quella strana legge sulla sospensione dei processi, introdotta nell’anno del Signore 2008, non era stata mai applicata in quelle aule calde e sordide, se non per ricordare, in un paio di casi, che quell’Ufficio ancora riposava sul territorio della Repubblica. Per queste ragioni, e altre meno nobili (???), di certo malissimo, “il combinato disposto” Procurina-Tribunale cercava, e fors’anche riusciva, a dare risposta a quella futile, pretenziosa e superflua domanda, orgoglio della nazione, l’unica cui erano realmente interessati Carmelo e Rosalia: i letargici Tempi della nostra Giustizia. Eh, si perché a Carmelo e Rosalia, interessava (si suppone) che la querela fatta per le minacce o il furto o le molestie fosse vagliata ed esitata rapidamente. Si pensi un po’: dall’iscrizione nel registro degli indagati alla sentenza, spesso, passavano, a Terminopoli, dieci o dodici lunghissimi, interminabili e inaccettabili mesi!
Ma tutto questo non contava, l’importante a Berlino era discutere e affannarsi, legiferare ed emendare sul sesso degli angeli, sulla separazione (giudiziale, convertita in consensuale) delle carriere, sulla giustizia fai da te, sull’inazione penale, sulle intercettazioni. Ed ecco, allora, che il Gran Cancelliere del Re decideva di venire incontro agli improvvidi fidanzatini, alla loro richiesta di giustizia in tempi ragionevoli, alle loro querele per furti e truffe, pensando bene che la soluzione fosse quella di neutralizzare quelle mine vaganti degli Uditori Giudiziari, terribili Torquemada travestiti da Asini (per non avere dato retta ai papà di cui sopra), novelli tronisti televisivi in cerca di riflettori o magari di candidature. Braccia tolte all’agricoltura e per affinità elettive mandati in uffici di Campagna... Ma che Dio benedica la Campagna, Cancelliere! Mai più in Procura i neofiti, fu sentenziato. Certo la recente storia giudiziaria italiana era stata costellata di tragedie nate da cappellate di Uditori pm, trasferiti di ufficio e di funzioni e mandati al confino. Erano strapiene le pagine della cronaca di migliaia e migliaia di casi e bisognava intervenire per tutelare Carmelo, il mugnaio di Potsdam. Peccato che quegli stessi Uditori nulla disponevano ma solo chiedevano al Giudice di Berlino, e nulla potevano fare senza visti di Aggiunti e Procuratori. Ma, si sa, i Visti bisogna vederli. E che dire poi dei loro orari di lavoro da Bartleby lo scrivano, di quel badge tanto agognato ma solo minacciato, della ventata di freschezza e di gioventù (per chi ce l’ha) e di entusiasmo (che già forse non c’è più) che portavano negli Uffici, dei loro dialetti strani, del loro look alla Serpico, delle loro bizzarre specialità regionali, dei loro contributi alla Virtus Magistrati, delle loro nottate in discoteca alternate con quelle passate a scrivere improbabili atti giudiziari o trascorse in caserma o a pensare alla loro lontana Simona, delle loro nostalgie melense e, magari, del vantaggio di non avere legami con il Territorio. Tutte cose da eliminare e sacrificare sull’altare di cosa? Boh. Peccato ancora che a Terminopoli, da ben tre lustri, nessuno chiedeva un trasferimento ordinario per lavorare in Procura e l’Ufficio si reggeva unicamente con la rotazione degli uditori! Nessun problema, si risolverà tutto, la nostra arte di arrangiarsi è famosa nel mondo. Ma che sarà mai un Ufficio dove si eseguono gli ordini di demolizione in edilizia? Lo si fa diffusamente in tutto il resto d’Italia, o no? O dove si sfornano sentenze come panelle sempre rispettando i termini? O dove le ispezioni ministeriali sono sempre positive? E così in un non lontano giorno di un’estate che andrà morendo, quell’Ufficietto appenderà il cartello del Sold Out, si prepareranno gli scatoloni con le foto della mamma e i calendari dell’Arma (una Lehman Brothers replicata in agrodolce con caponata e sarde), gli Avvocati se ne andranno a sciare, i Cancellieri a cantare, il Commissario Basettoni a dirigere il traffico, con la Banda Bassotti avvertita che il campo è libero.
(* Pm presso la Procura di Termini Imerese)
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