Fanno notizia le due grandi pagine di pubblicità apparse ieri sul Corriere della Sera. Mostrano un signore elegante che attraversa una piazza leggendo, per l’appunto, il Corriere, mentre intorno altri passanti sostano immobili come statue di marmo. Ed ecco il messaggio: “Solo un’informazione indipendente combatte l’immobilismo. Un’informazione di parte crea persone ferme sulle proprie posizioni e impedisce al Paese di fare passi avanti. Per questo, ogni giorno, ci battiamo per permettere a tutti di conoscere i fatti e di farsi la propria opinione”. “Liberi di pensare”, (questo lo slogan che appare sotto una copia del giornale) non è solo un’iniziativa autopubblicitaria, come se ne vedono tante. Il richiamo a una “informazione indipendente” sembra invece essere l’ultima puntata nella guerra di posizione tra il direttore Ferruccio de Bortoli e i poteri forti della politica. Quali siano i poteri che mettono in discussione l’autonomia della più importante testata italiana non è difficile da immaginare. Che il premier Berlusconi abbia a più riprese manifestato la propria irritazione, in forma pubblica e privata, per la linea non abbastanza filogovernativa del Corriere, è cosa nota.
L’idea di Berlusconi è che la stampa debba sempre e comunque appoggiarlo. Come avviene per quasi tutte le tv. Una forma di obbedienza pronta, cieca e assoluta alla quale la direzione e la redazione di via Solferino non hanno nessuna intenzione di cedere, ma che, evidentemente, non piace affatto al presidente-padrone. E' stato lo stesso de Bortoli, del resto, a segnalare le continue e indebite pressioni di Berlusconi e dei berluscones sulla linea del giornale.
Il 10 ottobre 2009, dopo l’ennesimo attacco, il direttore, dopo aver definito il Corriere “un giornale liberale e moderato, una delle istituzioni di garanzia di questo Paese”, ha scritto che il suo giornale “non vuole partecipare allo scontro tra due fazioni, in un’Italia ridotta a una desolante arena nella quale si sta perdendo, insieme allo stile e al decoro, anche un po’ il lume della ragione”. Conclusione: “Continueremo a occuparci dei problemi del Paese senza muoverci di un millimetro da quello che consideriamo un nostro dovere verso i lettori”.
Da Berlusconi ovviamente sono partite altre raffiche, tutte sullo stesso tono: “Da foglio conservatore della buona borghesia italiana è diventato un foglio di sinistra e sentiamo la mancanza del vecchio Corsera”. Frasi subito accolte come un preciso segnale dalla parte più berlusconiana dei lettori del Corriere che in poche settimane hanno abbandonato le antiche letture per passare al Giornale di Vittorio Feltri, foglio di assoluta fedeltà al premier. Si dice che il Giornale abbia guadagnato fino a quarantamila copie da questo esodo. Fatto sta che de Bortoli si è dovuto impegnare personalmente in una controffensiva della comunicazione. E’ apparso in varie trasmissioni televisive e adesso ha avviato questa molto particolare campagna pubblicitaria. Servirà? A calmare Berlusconi ne dubitiamo fortemente. E’ chiaro a tutti che in vista dello scontro finale evocato dal premier con la frase sulla “guerra civile”, a lui un Corriere neutrale non serve proprio. Ecco perchè de Bortoli appare sempre più un direttore assediato. Una situazione intollerabile per tutti coloro che nel nostro paese hanno a cuore le sorti della libera stampa. A. P.
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