martedì 24 novembre 2009

IL PD: TRA UN PRESIDENTE E UN EX PRESIDENTE NON METTERE IL DITO


di Paola Zanca


"Tra un presidente della Repubblica e un presidente della Repubblica emerito non mettere il dito”. A coniare il proverbio che racchiude il senso di un’intera giornata è Rosy Bindi. Lei, come tutto il Partito democratico, sulle parole di Carlo Azeglio Ciampi preferisce non sbilanciarsi. “Trovo l’intervista assolutamente apprezzabile e utilissima in questa fase politica – dice la neopresidente del Pd – Però non sta a me dare consigli al presidente Napolitano, sa benissimo da solo quello che deve fare”.
Un colpo al cerchio e uno alla botte, nonostante i due punti di vista siano abbastanza inconciliabili. Da un lato Ciampi, che ricorda come “il capo dello Stato, tra i suoi poteri, ha quello della promulgazione. Se una legge non va non si firma. (...) La Costituzione prevede espressamente questa prerogativa presidenziale. La si usi”. Dall’altro Napolitano, che più di una volta ha sostenuto che “nella Costituzione c’è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il Parlamento rivota un’altra volta la stessa legge ed è scritto che a quel punto io sono obbligato a firmare. Non firmare non significa niente”.
È in quest’ottica, sostiene il deputato Pd Cesare Damiano, che le scelte di Napolitano fino ad oggi sono state improntate al “rispetto del ruolo del Parlamento”: “Condivido il fatto che non possiamo continuare sulla strada delle leggi personali, di una legislatura cucita come un abito su misura delle esigenze del premier – spiega Damiano – Ma mi pare che Napolitano abbia dimostrato equilibrio e capacità di intervento, ha esercitato i suoi poteri nell’ambito della Costituzione. Quella di Ciampi è un’opinione autorevole, così come è autorevole l’opinione di Napolitano: non spetta a me – conclude – dare indicazioni di comportamento”. Il presidente “saprà valutare da solo” anche per Giuseppe Civati, consigliere democratico in Lombardia, che però si spinge a dire che obiettivamente “alcune cose sono inaccettabili”. Ed è di fronte a queste cose, aggiunge Civati, che “serve una reazione forte sia sul piano istituzionale, come quella rigorosa e condivisibile suggerita da Ciampi, sia su quello politico”. Pierluigi Castagnetti, eletto nelle liste del Pd alla Camera, riconosce la diversità del modus operandi dei due presidenti, ma non ne fa una questione di merito: “Anche se formalmente Napolitano non ha rinviato alle Camere nessuna legge, ha esercitato la sua moral suasion per cambiare molti provvedimenti. Certo, non è stato completamente appagato nei risultati, ma qualcosa ha ottenuto. Ogni presidente – sottolinea Castagnetti – fa i conti con la situazione storica e le condizioni politiche del momento ”.
Insomma, il problema non sono le scelte di Napolitano, ma l’arroganza di questa maggioranza. “L’intervista di Ciampi – conclude Castagnetti – esprime il sacrosanto diritto all’indignazione di fronte al degrado della vita pubblica del nostro paese, ma credo che Napolitano abbia ben chiare le sue prerogative costituzionali”. Tranchant il giudizio della deputata democratica Ileana Argentin sulle parole di Ciampi: “Basta con la demagogia, Napolitano firma perché non può non firmare. Non può essere lui a sconfiggere la maggioranza”.

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