Di lì a qualche settimana, due forse, Gianpi mi chiama e mi dice che lui vuole rivedermi. Al telefono non fa nomi ma io capisco al volo. Come la volta precedente devo prendere l’aereo, ma devo anche portare un’amica. Scelgo Barbara, è giovane, carina e ha una bambina piccola da tirare su, i soldi le faranno comodo. Gianpi è molto nervoso, mi richiama in continuazione per verificare se sono veramente partita e quando arriviamo a Roma mi dice di andare subito in albergo, lì ci sarà l’autista che ci porterà da lui al solito De Russie. Saliamo in camera qualche minuto per indossare quella che ormai consideravo la “divisa”: tubino nero, trucco leggero, io rimetto le autoreggenti vietate. Barbara è eccitatissima, si chiede se la sceglierà, quanti soldi riuscirà ad avere , fa commenti sull’età e la sessualità di un uomo di settantadue anni, quelli del premier. Io invece penso solo alle parole di Gianpi: «Vedrai, lui ti ha scelto, la tua vita cambierà, realizzerà il tuo progetto, lui si è ricordato di te e del tuo problema, lui può tutto». Gianpi ci chiama, lo raggiungiamo. Al De Russie ci dice che il premier farà un po’ più tardi, è occupato in un colloquio con il presidente della Repubblica. Occupiamo il tempo ordinando una cena leggera. Barbara e io prendiamo filetto con rucola e pomodorini. Ma non riusciamo a mangiare, Gianpi riceve una telefonata e risponde: «Stiamo arrivando, presidente». Il premier si era liberato prima e voleva vederci subito. Barbara, in camera, aveva telefonato a un fotografo che aveva conosciuto alla sfilata di Versace dove mi aveva accompagnata. Gli aveva proposto di venire a Palazzo Grazioli per riprenderci mentre andavamo dal presidente, ma il fotografo aveva risposto che non gli interessava, sapeva già tutto di quello che accadeva dal premier. «Che strano» aveva commentato Barbara, «sanno già tutto, peccato, quelle foto mi avrebbero fatto comodo».
Ritorno a Palazzo
A Palazzo Grazioli si ripete il copione della prima volta, finestrini abbassati, guardie di sicurezza all’ingresso che ci scortano al piano. L’unica cosa diversa è che ci fanno accomodare direttamente in sala da pranzo dove troviamo un buffet da dopo cena, frutta e dolci. (...) L’altra differenza è che, stavolta, noi ragazze siamo solo in tre, tutte e tre di Bari (io, Barbara e Lucia), gli uomini sono Gianpi, il pianista e dopo alcuni minuti il premier. Berlusconi si ripresenta con i soliti pacchettini, anelli, braccialetti, collanine, spille, tutte – potete intuirlo – a forma di farfalla. Anche stavolta racconta barzellette e canta. E mi fissa. Mi accarezza, accarezza le altre e guarda me. Le ragazze lo accarezzano a loro volta, ma lui non ha occhi che per me. Non c’è competizione, lui mi ha già scelto. (...) Mentre il film scorre lui mi accarezza i capelli, le orecchie, il viso. Mi bacia, a lungo. Poi infila le mani tra le mie cosce, di nuovo «che bella pelle che hai». E di nuovo non si accorge che sono calze. Davanti a tutti. Sono sempre più imbarazzata. Mi alzo di scatto e vado alla toilette. Di nuovo per fare pipì, di nuovo per cambiare lato della cassetta.
La stanza buia e il pigiama bianco
Esco e me lo trovo davanti. Mi blocca, torna a baciarmi, mi toglie il respiro,mi dice: «Basta, ora mando via tutti, voglio restare solo con te». Chiama Gianpi e gli dice di portare via tutti. E aggiunge: «Lei è molto bella, può avere tutto dalla vita». «È per questo che l’ho portata qui» risponde prontamente Gianpi. «Penserò io al suo progetto» aggiunge il premier, «la sua vita cambierà, ha già sofferto tanto, ha bisogno di una mano, se lo merita». Tutto registrato. (...) Il presidente è molto gentile con me, è affettuoso, a tratti mi sembra un bambino che ha vinto un premio al luna park. (...) La stanza è buia, lui ama il buio. Io ho finito prima la doccia e mi trovo sola in questa enorme stanza. (...) Improvvisamente il premier entra e io sobbalzo. È tutto vestito di bianco e lo prendo per un fantasma. Pigiama di seta bianco, vestaglia di seta bianca. Mi osserva. Sono tutta vestita, troppo, mi farà notare dopo. Ho una lunga sottoveste nera fino ai piedi, come un abito da sera. E sotto un’altra sottoveste, questa corta, molto carina, con spacchetti sulle cosce e fregi marroni; sotto ancora un completo reggiseno e mutandine di pizzo nero. Mi invita a bere la tisana. Osservo che è disgustosamente dolce, lui conviene divertito. Ci avviciniamo al letto e mi invita a spogliarmi. Tolgo la sottoveste lunga e resto con quella corta. Insiste perché tolga pure quella, ma io resisto. Inizia una piccola lotta, di quelle fra innamorati, tenera, non violenta. Comincia a baciarmi con passione, le labbra, il collo, il seno. Mi aiuta a togliere la seconda sottoveste, mi slaccia il reggiseno, mi prende e mi infila sotto il piumone. Capisco che vuole condurre il gioco.
Fino alle 8 del mattino
Sono molto più giovane di lui, e diciamo anche abbastanza esperta. Ma a tratti temo di non farcela a reggere i suoi assalti. Prende qualcosa? Me lo hanno chiesto molte volte. Non lo so, non ne ho avuto prova. Fatto sta che più di una volta spero che si addormenti. Ma quando sembra che dorma, lì dove avete capito gli piace di più farlo, con la testa fra le mie cosce, si riprende, corre in bagno, si butta sotto la doccia fredda e riparte. Facciamo così tante docce che la mattina dopo sono senza voce. Il mattino dopo, quando squilla il telefono, lui mi dice di non muovermi dal letto, che deve parlare con alcuni giornalisti, ma che torna. «Voglio ancora baciarti, tesoro, e voglio che tu mi baci ancora». Ed esce in vestaglia. Dopo circa un quarto d’ora entra nella stanza un uomo, accende le luci, ha in mano un vestito. Io sono impaurita e imbarazzata, mi copro col piumone e penso meno male che ho la sottoveste. L’uomo sembra invece del tutto a suo agio. «Non si preoccupi signorina, volevo solo dirle che il presidente vorrebbe fare colazione con lei dopo aver parlato con i giornalisti». (...)
Il presidente ritorna dopo un po’ di minuti, si toglie la vestaglia, ritorna a letto e riprende a baciarmi e ad accarezzarmi. «Tesoro» mi dice, «tesoro» stringendomi molto forte. Squilla di nuovo il telefono. «Mi dispiace lasciarti ancora, ma aspettami, torno». Stavolta però non ci penso due volte, salto giù dal letto e prima che qualcun altro mi sorprenda di nuovo in sottoveste mi precipito in bagno, faccio una doccia rapidissima e mi vesto. Appena in tempo. Nell’altra stanza dove faremo colazione c’è già un signore che ha in mano un grande vassoio. Lo appoggia su un tavolino, mi dice di attendere il presidente per la colazione. Rispondo che va bene e che io sono già pronta. (...) Dopo un paio di minuti mi raggiunge per fare colazione. «Tè o caffè?» mi chiede. Rispondo tè. E fa lo spiritoso: «Non ti è bastata tutta la notte?» E torna sui dettagli e sulle prodezze. (...) Mi bacia molto anche durante la colazione, prende i dolci, li spezza e mi imbocca. Restiamo insieme quasi un’ora. Poi si alza, va di nuovo nell’altra stanza e torna con un altro pacchettino. «Questo è un regalo speciale per te» dice. Lo apro. No, stavolta non si tratta di una farfalla, ma di una piccola tartaruga, incastonata di pietre preziose. Carina devo ammettere, e non mi è difficile dirlo quando mi chiede se mi piace. Mi bacia ancora e mi stringe forte. «Vedrai, ti manderò quelle due persone al cantiere, e ci rivedremo presto». (...)
Rientro in albergo
«Il mio autista ti accompagnerà» dice, «ma aspetta che mi allontani io e siano andati via i giornalisti». «Stai tranquilla» mi ripete, «manterrò la mia promessa». E mi bacia di nuovo sulle labbra, accarezzandomi il viso. L’autista mi fa uscire dal portone secondario, c’è un gabbiotto di carabinieri, e io chiedo: «Ma loro non vedono nulla?». E lui: «Vedono, ma fanno finta di non vedere».Usiamo una macchina piccola, una Panda bianca credo, per uscire. «Così non diamo nell’occhio» osserva. È molto simpatico, mi parla del suo lavoro, fa parte dello staff personale del presidente,mi sembra fiero della sua posizione. Mi lascia in albergo e mi dice sorridendo: «A presto». Io penso al presidente. Provo ammirazione per lui, è un seduttore nato, conosce tutte le tecniche di conquista e con me le ha usate tutte. A letto è un amante serio, un uomo che si dà, che si occupa permanentemente della sua compagna. (...) Più tardi vengo a sapere che quella è stata una notte particolare per tutto il mondo. È stato eletto il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti, Barack Obama. Non capisco nulla di politica, ma anche io mi rendo conto che è una notizia straordinaria. Mi fa uno strano effetto pensare che la mia notte con Berlusconi sia legata a un evento così importante. (...) In albergo sono tutti in fibrillazione. Barbara mi chiede subito: «E la busta? Hai avuto la busta? Lo sai no che dovevi avere una busta con cinquemila o diecimila euro, è quello che prende chi resta per la notte». Non ho avuto niente e non so niente. Mi sento sulle nuvole. (...) Sì, penso anche io, sono una donna fortunata, ho fatto il colpo della mia vita, sono andata a letto con Berlusconi. E soprattutto ho le prove che sia avvenuto, ho registrato. Anche stavolta.
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