Subito dopo le rivelazioni sulle cassette cominciano ad accadermi strani episodi, tutti documentati con regolare denuncia, alcuni registrati. Si inizia con telefonate di minacce in stretto dialetto barese. «Puttana, troia» gridano, «ti leviamo tutto, ti spezziamo le ossa, rapiamo tua figlia e la violentiamo». Registro tutto, non ho ancora disattivato la mia arma. Se la prendono anche con mia madre. Qualcuno, la poveretta non sa chi, la ferma sotto casa e le dà un pugno in faccia. «Così impari per quella puttana di tua figlia, le gridano».
Poi c’è il tentativo di buttarmi fuori strada sulla statale 98, in direzione Bari-Bitonto. Una macchina di grossa cilindrata, un Suv mi pare, mi insegue per speronarmi, io accelero, sbando, mi ritrovo dall’altra parte della carreggiata, in senso opposto. Mi salvo per miracolo perché non sopraggiunge nessun’altra macchina. Ci sono testimoni, una coppia che si affretta a soccorrermi.
Un’altra volta un uomo bussa alla mia porta. Si presenta come tale Francesco, ex carabiniere. «C’è giù uno che non mi piace» dice, «chiede di te, ecco il mio numero di telefono, se vuoi, me la vedo io». Se ne va e mi affaccio dal terrazzo. Lo vedo parlottare con il tizio, mi indicano. Lo chiamo sul telefonino e gli chiedo perché mi indicano, chi è quello, cosa vuole da me. E registro la telefonata. Vado giù al portone per accertarmi di persona. L’altro non mi fa nemmeno uscire sulla strada che mi afferra per un braccio e mi copre la bocca con la mano, poi mi trascina su per le scale fino al mio appartamento. Nell’ingresso mette a soqquadro tutto quello che trova, mi butta per terra e prova a violentarmi. Riesco a divincolarmi e a spingerlo fuori, poi gli sbatto la porta in faccia.
Un’altra volta ancora mi ferma un uomo che alza il bavero e mi indica un tesserino, «ministero dell’Interno» dice. E poi chiede: «Hai mai conosciuto politici importanti negli ultimi tempi?» «In che senso?» «Tipo Berlusconi, intendo ». «Sì, sarebbe stato bello». Se ne va.
In seguito, in pieno giorno, sento bussare alla porta con violenza. «Apri, apri, carabinieri». Sono quattro energumeni, ho guardato dallo spioncino, ma non hanno niente delle forze dell’ordine. Mi acquatto al muro, lontano dalla porta e aspetto con il cuore in gola. Mi sembra di stare in un film di Tarantino. Dopo aver picchiato ancora a lungo con tutta la loro forza, bestemmiano, mi insultano e se ne vanno. Denuncio anche questo episodio.
Sempre di giorno, un altro gruppo di persone arriva per spaventarmi, stavolta sono in divisa, dallo spioncino ne vedo due, ma devono essere di più. Bussano come forsennati anche questi. «Apri, siamo carabinieri». Mi riacquatto al muro, terrorizzata di nuovo e aspetto. Se ne vanno anche loro, dopo aver allertato tutto il condominio con urla, bestemmie e insulti.
Una sera invece sto tornando a casa, all’angolo fra una via e la mia, a poche centinaia di metri da casa, sento sgommare un’automobile che si affretta a fare marcia indietro. Mi guarda. «Che vuoi? Qualcosa che non va?» Come al solito non bado ai pericoli, come i cagnetti piccoli che abbaiano forte quando ne vedono uno grande perché l’attacco è meglio della difesa. Il tizio scende dall’automobile e con fare minaccioso mi si avvicina gridandomi: «C’è che ho tanta voglia di arrestarti, tanta voglia».
Infine, l’ultimo episodio. La mia casa viene svaligiata. Portano via tutto, dagli slip, ai vestiti, dalle calze ai reggiseni, dai gioielli alle scarpe, dai cd ai miei diari, dalle agende telefoniche agli appunti, il computer. Mi lasciano solo un televisore molto costoso. Ora sono veramente spaventata. Mi rubano gli slip e mi lasciano il televisore? Insomma, che sta succedendo? Il 18 maggio sporgo denuncia del furto, stavolta presso la sezione dei carabinieri di Murat-San Nicola, nella città vecchia. (...) Tutto questo succede a ridosso della presentazione dei candidati pugliesi, quello con Berlusconi al Palace, il famoso 31 maggio del 2009. E nemmeno una volta penso che quello che mi sta accadendo possa essere legato a quello che possiedo, le cassette registrate a Palazzo Grazioli. Io non so cosa farne di quelle registrazioni, voglio dire che le considero una specie di trofeo, come una di quelle teste di animali che i cacciatori appendono all’entrata delle loro case.
Se avessi voluto ricattare il premier non avrei fatto prima a farglielo sapere? Qualcuno non deve averla pensata così. Sono diventata pericolosa e perciò sono in pericolo, bisogna fare qualcosa.
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