sabato 14 novembre 2009

PECORELLA-GHEDINI, TANGO DELLA GELOSIA


di Peter Gomez


La battuta, feroce, è arrivata nel pomeriggio di martedì 10 novembre, mentre la maggioranza tentava di abborracciare il testo della legge sul processo breve. “Ghedini? Come al solito perde i dibattimenti in tribunale e poi prova a vincerli in Parlamento. Restando sconfitto di nuovo”. Parola di Gaetano Pecorella, 71 anni, ex militante di Potere operaio e di Democrazia proletaria, poi avvocato di Soccorso rosso e infine passato, negli anni Novanta, alla corte di Silvio Berlusconi. Più che una critica all’operato del ben più giovane collega (di partito e di toga) Niccolò Ghedini, l’uscita di Pecorella – anch’egli autore nella passata legislatura di una serie impressionante di norme ad personam – era però una sorta di segnale. Era una frase per sancire ufficialmente come ormai tra lui e Ghedini il fossato fosse incolmabile.
Tutta colpa del loro più danaroso cliente, l’umorale presidente del Consiglio, che già un paio d’anni fa, sembrava aver fatto una scelta precisa: fuori Pecorella e avanti, nei processi milanesi, solo con la difesa di Ghedini e del suo gran maestro (di diritto) Piero Longo. Poi però è scoppiato a Bari lo scandalo delle escort. Ghedini, simpatico e disponibile con la stampa, si lasciato andare a dichiarazioni destinate a fare se non la storia, almeno la cronaca. E il Cavaliere, per sempre bollato come “l’utilizzatore finale”, ha cominciato ad avere qualche dubbio. Prima lo ha convinto a cambiare numero di cellulare. Poi, forse presagendo il disastro davanti alla Corte Costituzionale, a difendere il lodo Alfano (legge made in Ghedini), ci ha mandato pure Pecorella. Anche perché del “professore” – così chiamano Gaetano gli amici –, tutto si può dire tranne che sia tecnicamente impreparato.
Così all’ombra dell’imperatore di Arcore, si assiste a uno scontro tra avvocati. Reso ancor più vivo dalle storie personali dei due contendenti. Rossa, quella di Pecorella, quasi nera quella di Ghedini che, da adolescente prima di militare nella gioventù liberale, era di estrema destra, tanto da essere poi chiamato a testimoniare su alcuni conoscenti sfiorati dalle indagini sulla strage di Bologna. Certe cose nei rapporti tra persone alla lunga pesano.
Anche se oggi, in fondo, il problema non è più il rosso o il nero, ma il rosa. Il colore dei soldi.

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