Se la maggioranza non è compatta è meglio andare al voto. Anche il presidente del Senato, Renato Schifani si schiera col partito dei falchi del Pdl che vede le elezioni anticipate come unica soluzione alle difficoltà interne ed esterne del governo e che vedono Berlusconi oscillare tra la prudenza e la voglia di rovesciare il tavolo. Immediata (segno di una maggioranza davvero poco compatta) la replica del finianio Granata che rimanda al mittente le accuse e parla di "Pdl che somiglia a una caserma". Dall'altra parte, anche Bersani ricorda a Schifani che "la legislatura non è proprietà del centrodestra". Prudente Maroni (Lega Nord) che chiede coesione "per realizzare il programma".
Schifani ne ha parlato intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico del collegio 'Lamaro-Pozzani': "Compito dell'opposizione è esercitare il proprio ruolo di critica e di proposta alternativa, in coerenza con il proprio mandato elettorale. Compito della maggioranza è garantire che in parlamento il programma del governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo. Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale".
Per Schifani, questo "è sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori. Molti ordinamenti costituzionali da tempo accettano questi fondamentali principi di una democrazia matura. La scelta dei cittadini non va tradita, va rispettata fino in fondo, senza ambiguità ed incertezze. La politica non può permettersi di disorientare i propri elettori".
Il finiano Granata. Il monito di Schifani non sembra preoccupare più di tanto la componente vicina al presidente della Camera: "C'è un clima irrespirabile, ma non per colpa nostra - dice l'ex-An Fabio Granata -. Da parte nostra non c'è una volontà di arrivare alla rottura o alle elezioni, ma nessuno può pensare di evitarle riportando tutto a un pensiero unico. La compattezza non è essere fedeli alla linea come se fossimo in una caserma, ma rispettare i patti sulla giustizia e anche avere compattezza su questioni come quella di cosentino".
Interpellato in transatlantico, Granata non fa alcun passo indietro nè sulla giustizia nè sulla richiesta di dimissioni di Nicola Cosentino da sottosegretario all'economia. Al contrario cita l'esclusione dal processo breve del reato di immigrazione clandestina, il meccanismo "contraddittorio" per reperire risorse a favore della giustizia con la vendita dei beni della mafia, "gli attacchi del giornale e di libero": "c'è un clima irrespirabile, ma non per colpa nostra".
Il deputato 'finiano' spiega che "se c'è la volontà si può ricucire". Per farlo, però, serve appunto "rispettare i patti" a cominciare dal ddl sul processo breve: "Noi vogliamo un provvedimento equilibrato che permetta a Berlusconi di finire la legislatura da premier come è giusto che sia, senza essere stoppato attraverso l'azione giudiziaria, ma senza demolire il sistema giustizia". Certo, "se tutto questo viene visto come un complotto, si vede che c'è un pregiudizio dell'altra parte".
Insomma, è la risposta secca di Granata a Schifani, "compattezza non è essere fedeli alla linea come in una caserma, che poi non si capisce nemmeno chi è che detta la linea perchè non è neanche sicuro che sia Berlusconi...".
Bersani. A stretto giro arriva anche la replica del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "Il centrodestra e il presidente del Senato non sono i padroni della conduzione della legislatura". Quello che dice Schifani, spiega Bersani, "conferma in modo inequivocabile i problemi della maggioranza. Vogliamo credere che il centrodestra, insieme alla seconda carica della Repubblica Schifani, non si sentano padroni della conduzione della legislatura, questo sarebbe davvero singolare".
Maroni. Il ministro degli Interni, Roberto Maroni non sembra voler polemizzare direttamente con Schifani. Lo preoccupa, principalmente, il rischio che elezioni anticipate ritardino di molto le riforme federaliste che la Lega aspetta: "Noi siamo impegnati a realizzare il Programma di governo, che prevede importanti riforme. È certo che riforme importanti e impegnative come quelle che vogliamo realizzare richiedono una maggioranza coesa".
(17 novembre 2009)
Schifani ne ha parlato intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico del collegio 'Lamaro-Pozzani': "Compito dell'opposizione è esercitare il proprio ruolo di critica e di proposta alternativa, in coerenza con il proprio mandato elettorale. Compito della maggioranza è garantire che in parlamento il programma del governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo. Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale".
Per Schifani, questo "è sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori. Molti ordinamenti costituzionali da tempo accettano questi fondamentali principi di una democrazia matura. La scelta dei cittadini non va tradita, va rispettata fino in fondo, senza ambiguità ed incertezze. La politica non può permettersi di disorientare i propri elettori".
Il finiano Granata. Il monito di Schifani non sembra preoccupare più di tanto la componente vicina al presidente della Camera: "C'è un clima irrespirabile, ma non per colpa nostra - dice l'ex-An Fabio Granata -. Da parte nostra non c'è una volontà di arrivare alla rottura o alle elezioni, ma nessuno può pensare di evitarle riportando tutto a un pensiero unico. La compattezza non è essere fedeli alla linea come se fossimo in una caserma, ma rispettare i patti sulla giustizia e anche avere compattezza su questioni come quella di cosentino".
Interpellato in transatlantico, Granata non fa alcun passo indietro nè sulla giustizia nè sulla richiesta di dimissioni di Nicola Cosentino da sottosegretario all'economia. Al contrario cita l'esclusione dal processo breve del reato di immigrazione clandestina, il meccanismo "contraddittorio" per reperire risorse a favore della giustizia con la vendita dei beni della mafia, "gli attacchi del giornale e di libero": "c'è un clima irrespirabile, ma non per colpa nostra".
Il deputato 'finiano' spiega che "se c'è la volontà si può ricucire". Per farlo, però, serve appunto "rispettare i patti" a cominciare dal ddl sul processo breve: "Noi vogliamo un provvedimento equilibrato che permetta a Berlusconi di finire la legislatura da premier come è giusto che sia, senza essere stoppato attraverso l'azione giudiziaria, ma senza demolire il sistema giustizia". Certo, "se tutto questo viene visto come un complotto, si vede che c'è un pregiudizio dell'altra parte".
Insomma, è la risposta secca di Granata a Schifani, "compattezza non è essere fedeli alla linea come in una caserma, che poi non si capisce nemmeno chi è che detta la linea perchè non è neanche sicuro che sia Berlusconi...".
Bersani. A stretto giro arriva anche la replica del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "Il centrodestra e il presidente del Senato non sono i padroni della conduzione della legislatura". Quello che dice Schifani, spiega Bersani, "conferma in modo inequivocabile i problemi della maggioranza. Vogliamo credere che il centrodestra, insieme alla seconda carica della Repubblica Schifani, non si sentano padroni della conduzione della legislatura, questo sarebbe davvero singolare".
Maroni. Il ministro degli Interni, Roberto Maroni non sembra voler polemizzare direttamente con Schifani. Lo preoccupa, principalmente, il rischio che elezioni anticipate ritardino di molto le riforme federaliste che la Lega aspetta: "Noi siamo impegnati a realizzare il Programma di governo, che prevede importanti riforme. È certo che riforme importanti e impegnative come quelle che vogliamo realizzare richiedono una maggioranza coesa".
(17 novembre 2009)
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