sabato 14 novembre 2009

"Sulla giustizia porrò la fiducia". Berlusconi mette alla prova gli alleati


di LIANA MILELLA


Lo schema si ripete. Oggi esattamente come 16 mesi fa.
Il Cavaliere nel giugno 2008 l'aveva sparata grossa, voleva mettere nel decreto legge sulla sicurezza la norma che bloccava per un anno tutti i processi pur di congelare i due, Mills e Mediaset, in cui era imputato. Fu fermato dal Quirinale, ma in cambio ottenne il lodo Alfano, che non è mai stato applicato, ma ha prodotto la sospensione per un anno dei suoi dibattimenti per via dei ricorsi alla Consulta dei giudici. Adesso ci risiamo. Da Berlusconi arriva una legge sul processo breve che rivela subito i suoi vizi di costituzionalità e il suo effetto "devastante" (lo dice l'Anm) sui processi in corso. Il Colle si preoccupa, ma il premier sposa la linea dei falchi del Pdl e vuole approvarla a tutti i costi, anche facendo ricorso al voto di fiducia in entrambi i rami del Parlamento, per raggiungere l'obiettivo, comunque, di sospendere Mills e Mediaset per via degli inevitabili ricorsi alla Corte. Una nuova, lunga pausa senza udienze e negativi impatti mediatici. Nel frattempo, ai deputati Berlusconi promette l'immunità e per sé pensa a un nuovo lodo Alfano, costruito stavolta, comma per comma, sulle indicazioni della Consulta e approvato con legge costituzionale, per sospendere fino a fine legislatura qualsiasi inchiesta che sfoci in un dibattimento. Ma il presupposto perché l'operazione riesca è il voto rapido e favorevole sul ddl Gasparri-Quagliariello (alias Ghedini) sul processo breve. E qui cominciano i problemi che rischiano di mandare all'aria la costruzione perfetta.

Prima Fini, adesso Casini.
Una delusione dopo l'altra per Berlusconi. Che da più di una settimana tace, ma viene dipinto dagli uomini del suo più stretto entourage come "di pessimo umore, deluso, esasperato". Da Fini non si aspettava né gli ostacoli sulla prescrizione breve, né tantomeno quelli sul processo breve per via del reato d'immigrazione clandestina introdotto dalla Lega come deroga. Da Casini poi, dopo il faccia a faccia di appena qualche giorno fa, avrebbe ben visto un'opposizione ragionevole al nuovo testo presentato e non quel "è una porcheria" che gli ha invece sibilato. Certo, al Cavaliere non sfugge che in cambio Casini gli "regala" il lodo Alfano bis che però, se i suoi processi non si sospendono prima, è carta straccia. Un lodo che, in Parlamento, potrebbe aprirsi un varco anche nelle file dei rutelliani e in una parte del Pd, i quali potrebbero convergere sul principio che alle alte cariche dello Stato spetti una limitata copertura rispetto ai soli dibattimenti. Ma ciò a patto che il premier non forzi la mano sul processo breve.

Ma questa è un'ipotesi a cui Berlusconi non può sottostare. Tant'è che il suo Guardasigilli Angelino Alfano, anche lui in veste di falco, si schiera a favore del nuovo ddl e attacca i magistrati. Il processo breve "deve" diventare legge in tempi stretti per evitare possibili colpi di mano delle toghe milanesi. Che, ormai avvertite dell'imminente misura e in attesa che sia varata, potrebbero anche far correre a tappe forzate il dibattimento Mills verso un possibile approdo (del tutto irrealistico visti i tempi).

Nasce da qui l'ipotesi di mettere la fiducia al Senato, prima di Natale, e a gennaio alla Camera. Una strada, secondo Berlusconi, anche per misurare la compattezza della maggioranza. Il Cavaliere è stanco soprattutto del comportamento di Fini che, come qualcuno lo ha sentito dire, si vanta di "non fargliene più passare una". Tant'è che, con Giulia Bongiorno, Fabio Granata e il Secolo diretto da Flavia Perina, ha già lanciato l'offensiva sui "patti non rispettati" nel ddl sul processo breve. Al Senato si aprirà la battaglia sul reato di clandestinità che, in base al testo attuale, fa parte della categoria dei reati per cui è possibile un processo dai tempi lunghi, mentre per reati gravissimi come corruzione, bancarotta fraudolenta, truffa, falso in bilancio, non si potranno sforare i sei anni. Al Senato il vicepresidente del gruppo Pdl Gaetano Quagliariello assicura che "il testo non è blindato, si può anche aggiornare", ma i limiti di trattativa con la Lega sono assai esili. Una partita delicata al punto da far dire al Cavaliere: "Se continua così io mollo e si va a votare a marzo per le regionali, ma anche per le politiche".

(14 novembre 2009)

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