Walter Veltroni, Dario Franceschini e Ignazio Marino. La minoranza del Pd attacca frontalmente Massimo D’Alema, il cui elogio degli inciuci, «che anche oggi servirebbero al Paese», non è piaciuto a molti. Per questo è costretto a intervenire Pier Luigi Bersani, che spiega al Tg1: «Lasciamo stare le variazioni sul tema. Il Pd ha una linea ferma: siamo contro le leggi ad personam e a favore di un confronto in Parlamento sulle riforme che riguardano il Paese». Da Cortona, primo raduno di Area democratica, arrivano bordate verso il Nazareno. Comincia Veltroni: «Se devo pensare ai mali del Paese, francamente non mi viene in mente il Partito d’azione di Ferruccio Parri. E poi resto un po’ sorpreso quando un dirigente sostiene che Berlusconi deve restare per tutta la legislatura. Ne succedono di tutti i colori».
Nicola Latorre, il dirigente di cui sopra, ribatte: «Mai detto quella frase. Invece di contrastare il governo si continuano ad attaccare gli esponenti del proprio partito». Poi tocca a Franceschini: «Io di inciuci che hanno fatto bene non ne ho mai visti». E ancora: «Non possiamo stare zitti se viene violentato lo stato di diritto. Piuttosto sfidiamo la destra a una riforma degli ammortizzatori sociali». Marino (che non struttura la corrente ma lancia i workshop, il primo il 23 gennaio su lavoro e nucleare): «Non capisco, prima facciamo l’ostruzionismo in Commissione giustizia, poi votiamo sì alla calendarizzazione del processo breve per il 12 gennaio. Così andiamo contro il sentire comune del Paese ». Si leva anche la voce di Antonio Di Pietro, che accusa D’Alema di «oltraggio alla Costituzione » e di «offesa alla storia repubblicana» per aver sostenuto che il «più grande inciucio» della storia italiana è stato l’articolo 7 della Costituzione. Area democratica, che avrà un coordinamento sul territorio e un foglio online, si è dotata a Cortona di un’identità. Che non sarà, assicura Franceschini, «fare l’opposizione a Bersani», ma aiutare il partito. Veltroni vede in pericolo il «principio di legalità» e avverte che «non c’è il clima» per le riforme. Il fondatore del Pd ricorda a Bersani e D’Alema che hanno vinto con il 53% contro il 47: «Nessuno pensi che una grande forza possa essere governata come un patrimonio personale dell’uno o dell’altro».
E nessuno pensi a un ritorno al passato: «Tornare all’Unione, magari con un premier di centro, non mi parrebbe un gran capolavoro ». Per Veltroni la prova del nove saranno le Regionali: «Ci vuole un segno profondo di discontinuità nel Mezzogiorno». Cita la Calabria e la Campania, ma anche la Sicilia: «Non è accettabile che il Pd dia il suo appoggio a una giunta di Lombardo e Micciché». Se Bersani al Tg1 spiega che «bisogna accorciare le distanze con gli alleati», Franceschini ha più di un timore. Sulla riforma elettorale, innanzitutto: «Non sono accettabili scambi con l’Udc per avere una legge proporzionale alla tedesca». Non solo: sarebbe «una scelta miope» aiutare Rutelli a mettere in piedi un partito «che magari poi sceglierà di collocarsi a destra, lasciandoci all’opposizione per 40 anni». Franceschini è preoccupato: «In pochi giorni siamo passati dal fronte democratico dell’emergenza nazionale al dialogo, che è un tranello: c’è qualcosa che non funziona». Conclude Paolo Gentiloni: «Non siamo un correntone girotondino. Nel Pd ci vuole più cultura liberaldemocratica e più cultura azionista». «D’Alema teme che il Pd sia un partito d’azione di massa — conclude Enrico Morando —: magari lo fossimo».
Alessandro Trocino
20 dicembre 2009
Nicola Latorre, il dirigente di cui sopra, ribatte: «Mai detto quella frase. Invece di contrastare il governo si continuano ad attaccare gli esponenti del proprio partito». Poi tocca a Franceschini: «Io di inciuci che hanno fatto bene non ne ho mai visti». E ancora: «Non possiamo stare zitti se viene violentato lo stato di diritto. Piuttosto sfidiamo la destra a una riforma degli ammortizzatori sociali». Marino (che non struttura la corrente ma lancia i workshop, il primo il 23 gennaio su lavoro e nucleare): «Non capisco, prima facciamo l’ostruzionismo in Commissione giustizia, poi votiamo sì alla calendarizzazione del processo breve per il 12 gennaio. Così andiamo contro il sentire comune del Paese ». Si leva anche la voce di Antonio Di Pietro, che accusa D’Alema di «oltraggio alla Costituzione » e di «offesa alla storia repubblicana» per aver sostenuto che il «più grande inciucio» della storia italiana è stato l’articolo 7 della Costituzione. Area democratica, che avrà un coordinamento sul territorio e un foglio online, si è dotata a Cortona di un’identità. Che non sarà, assicura Franceschini, «fare l’opposizione a Bersani», ma aiutare il partito. Veltroni vede in pericolo il «principio di legalità» e avverte che «non c’è il clima» per le riforme. Il fondatore del Pd ricorda a Bersani e D’Alema che hanno vinto con il 53% contro il 47: «Nessuno pensi che una grande forza possa essere governata come un patrimonio personale dell’uno o dell’altro».
E nessuno pensi a un ritorno al passato: «Tornare all’Unione, magari con un premier di centro, non mi parrebbe un gran capolavoro ». Per Veltroni la prova del nove saranno le Regionali: «Ci vuole un segno profondo di discontinuità nel Mezzogiorno». Cita la Calabria e la Campania, ma anche la Sicilia: «Non è accettabile che il Pd dia il suo appoggio a una giunta di Lombardo e Micciché». Se Bersani al Tg1 spiega che «bisogna accorciare le distanze con gli alleati», Franceschini ha più di un timore. Sulla riforma elettorale, innanzitutto: «Non sono accettabili scambi con l’Udc per avere una legge proporzionale alla tedesca». Non solo: sarebbe «una scelta miope» aiutare Rutelli a mettere in piedi un partito «che magari poi sceglierà di collocarsi a destra, lasciandoci all’opposizione per 40 anni». Franceschini è preoccupato: «In pochi giorni siamo passati dal fronte democratico dell’emergenza nazionale al dialogo, che è un tranello: c’è qualcosa che non funziona». Conclude Paolo Gentiloni: «Non siamo un correntone girotondino. Nel Pd ci vuole più cultura liberaldemocratica e più cultura azionista». «D’Alema teme che il Pd sia un partito d’azione di massa — conclude Enrico Morando —: magari lo fossimo».
Alessandro Trocino
20 dicembre 2009
1 commento:
VOTIAMO ITALIA DEI VALORI!
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