domenica 20 dicembre 2009

Asse Veltroni-Franceschini. «Il buon inciucio non esiste»




Walter Veltro­ni, Dario Franceschini e Ignazio Marino. La minoranza del Pd at­tacca frontalmente Massimo D’Alema, il cui elogio degli in­ciuci, «che anche oggi servireb­bero al Paese», non è piaciuto a molti. Per questo è costretto a intervenire Pier Luigi Bersani, che spiega al Tg1: «Lasciamo stare le variazioni sul tema. Il Pd ha una linea ferma: siamo contro le leggi ad personam e a favore di un confronto in Parla­mento sulle riforme che riguar­dano il Paese». Da Cortona, primo raduno di Area democratica, arrivano bor­date verso il Nazareno. Comin­cia Veltroni: «Se devo pensare ai mali del Paese, francamente non mi viene in mente il Partito d’azione di Ferruccio Parri. E poi resto un po’ sorpreso quan­do un dirigente sostiene che Berlusconi deve restare per tut­ta la legislatura. Ne succedono di tutti i colori».

Nicola Latorre, il dirigente di cui sopra, ribatte: «Mai detto quella frase. Invece di contrastare il governo si con­tinuano ad attaccare gli espo­nenti del proprio partito». Poi tocca a Franceschini: «Io di in­ciuci che hanno fatto bene non ne ho mai visti». E ancora: «Non possiamo stare zitti se vie­ne violentato lo stato di diritto. Piuttosto sfidiamo la destra a una riforma degli ammortizzato­ri sociali». Marino (che non struttura la corrente ma lancia i workshop, il primo il 23 genna­io su lavoro e nucleare): «Non capisco, prima facciamo l’ostru­zionismo in Commissione giu­stizia, poi votiamo sì alla calendarizzazione del processo breve per il 12 gennaio. Così andiamo contro il sentire comune del Pa­ese ». Si leva anche la voce di An­tonio Di Pietro, che accusa D’Alema di «oltraggio alla Costi­tuzione » e di «offesa alla storia repubblicana» per aver sostenu­to che il «più grande inciucio» della storia italiana è stato l’arti­colo 7 della Costituzione. Area democratica, che avrà un coordinamento sul territo­rio e un foglio online, si è dota­ta a Cortona di un’identità. Che non sarà, assicura Franceschi­ni, «fare l’opposizione a Bersa­ni», ma aiutare il partito. Veltro­ni vede in pericolo il «principio di legalità» e avverte che «non c’è il clima» per le riforme. Il fondatore del Pd ricorda a Ber­sani e D’Alema che hanno vinto con il 53% contro il 47: «Nessu­no pensi che una grande forza possa essere governata come un patrimonio personale del­l’uno o dell’altro».

E nessuno pensi a un ritorno al passato: «Tornare all’Unione, magari con un premier di centro, non mi parrebbe un gran capolavo­ro ». Per Veltroni la prova del no­ve saranno le Regionali: «Ci vuole un segno profondo di di­scontinuità nel Mezzogiorno». Cita la Calabria e la Campania, ma anche la Sicilia: «Non è ac­cettabile che il Pd dia il suo ap­poggio a una giunta di Lombar­do e Micciché». Se Bersani al Tg1 spiega che «bisogna accorciare le distanze con gli alleati», Franceschini ha più di un timore. Sulla riforma elettorale, innanzitutto: «Non sono accettabili scambi con l’Udc per avere una legge pro­porzionale alla tedesca». Non so­lo: sarebbe «una scelta miope» aiutare Rutelli a mettere in pie­di un partito «che magari poi sceglierà di collocarsi a destra, lasciandoci all’opposizione per 40 anni». Franceschini è preoc­cupato: «In pochi giorni siamo passati dal fronte democratico dell’emergenza nazionale al dia­logo, che è un tranello: c’è qual­cosa che non funziona». Conclu­de Paolo Gentiloni: «Non siamo un correntone girotondino. Nel Pd ci vuole più cultura liberalde­mocratica e più cultura azioni­sta». «D’Alema teme che il Pd sia un partito d’azione di massa — conclude Enrico Morando —: magari lo fossimo».

Alessandro Trocino
20 dicembre 2009

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

VOTIAMO ITALIA DEI VALORI!