venerdì 18 dicembre 2009

IL LODO D’ALEMA


Vietti: legge-ponte sul legittimo impedimento Il leader apre, Franceschini chiude: Pd diviso
di Luca Telese


L’ultimo pasticcio ad personam, ieri in Parlamento, era annunciato dalle parole di Massimo D’Alema al Corriere della Sera: “Se per evitare il processo di Berlusconi devono liberare centinaia di imputati di gravi reati è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza del cittadini”.
Montecitorio express. Detto fatto. Nel giorno in cui il “legittimo impedimento”, viene calendarizzato alla Camera (si voterà il 25 gennaio) e passa con il voto favorevole di Udc e Pdl, il Pd torna di nuovo in fibrillazione. Uno dei suoi leader più importanti apre clamorosamente la porta alla possibilità di un accordo; il capogruppo alla Camera Dario Franceschini invece dà disposizione di votare contro. Walter Veltroni si trincera dietro un sorridente “no comment”, diversi dirigenti allargano le braccia e sospirano: “E’ il male minore”. Ponte tibetano. Ma per capire cosa stia accadendo bisogna partire dall’uomo del giorno. Nel Transatlantico di Montecitorio, ieri, era senza dubbio Michele Vietti. Barba curata sale e pepe, montatura trasparente, eleganza sabauda, preparazione da fine giurista. Perché ieri era così importante Vietti? E’ l’uomo che ha tirato fuori dal cilindro la “propostina” di legge in due articoli su cui – con qualche intervento del pidiellino Enrico Costa di cui parleremo poi – che l’aula discuterà. E’ lo stesso Vietti a spiegare di cosa si tratti: “Ha presente i ponti tibetani? Sono stretti e ballerini, ma sono l’unico modo per attraversare i burroni fra le vette”. Il che tradotto in termini più prosaici suona così: “La Corte costituzionale ha bocciato il lodo Alfano. Così – ammette Vietti – una legge ordinaria che fermi i processi non è più possibile...”. E allora? “Serve una legge costituzionale. Ma nel frattempo cosa si fa?”. La soluzione l’ha trovata il deputato piemontese: “In fondo è un uovo di colombo. Un testo-ponte, per l’appunto, che dichiarandolo apertamente, costruisce una moratoria di 18 mesi che permetta al premier di svolgere serenamente le sue funzioni, e al Parlamento di fare, nel frattempo, una legge costituzionale”. E come si fa? “Con il legittimo impedimento a comparire davanti a un tribunale”. Ricordi a Vietti che qualcuno, come Onida, ha detto che sarebbe incostituzionale. Vietti sospira: “Penso di no. Ma in ogni caso, la soluzione politica ci sarebbe comunque. Perché prima che il testo possa essere bocciato dalla Corte, si avrebbe in ogni caso il tempo di fare una legge costituzionale”. Un regalo a Berlusconi? Vietti precisa che c’è una condizione: “Noi siamo pronti a votarla, ma solo in cambio del ritiro della norma sul processo breve”.
La posizione del Pd. E il Pd? il deputato dell’Udc spiega: “Noi questa bozza l’avevamo fatta vedere a Violante che non ha fatto obiezioni. D’Alema la sua parte l’ha fatta. Io spero che possa convergere”. Ma il capogruppo, Dario Franceschini è di avviso opposto: “Come andrà a finire? Che se la legge è questa se la votano da soli. Noi non intendiamo sostenerla”. Questa posizione di Franceschini è stata decisiva nel voto contrario del Pd (anche se era sulla calendarizzazione) in commissione Giustizia.
“Cistizzare”. Ma qualche dubbio c’è. A spiegarlo è un deputato non sospetto di filoberlusconismo come Pierluigi Castagnetti: “Forse è meglio cistizzare il problema e lasciare che questa cosa passi...”. In che senso? Ritorna l’argomentazione di D’Alema: “Quando hai una cisti che ti fa male, meglio circoscrivere il problema e tagliarla via”. E quindi? “Non è preferibile alla fine – ipotizza con tono amaro Castagnetti – che facciano una leggina ad personam, piuttosto che sfascino tutto l’ordinamento giuridico con il processo breve?”. E’ interessante chiederlo a Walter Veltroni. Lo incrocio davanti all’aula e glielo chiedo. Sorride e alza le mani: “Non faccio dichiarazioni”. E’ il tema del giorno, azzardo: “Non le faccio in ogni caso”, spiega.
La posizione di Bersani. Meno chiara la posizione di Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato: “D’Alema – spiega a Repubblica Tv – dice una cosa di buon senso: le leggi ad personam hanno normalmente scassato l’ordinamento. Vogliamo pensare alla Cirielli? O alla Cirami? Nel foro interno di chiunque si aggira – aggiunge la Finocchiaro – l’idea di una legge che non scassi l’ordinamento”. Intende dire che una leggina ad personam sarebbe meglio di una legge Ad personam? Mistero. Pier Luigi Bersani dichiara: “La considerazione di D’Alema è ovvia perché il processo breve è un’amnistia per i colletti bianchi e quindi aggiunge gravità a una legge ad personam. Detto ciò noi siamo contrari a votare adesso il legittimo impedimento”. Legge o leggina, quando arriverà porterà qualche problema. Viene in mente Churchill sulla pace di Monaco: “Potevamo scegliere fra il disonore e la guerra. Abbiamo scelto il disonore. E abbiamo avuto la guerra”.

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