L’Europarlamento vive le concitate ore della sua ultima sessione annuale e non si occupa naturalmente di quel che dice Cicchitto. Eppure l’ultimo attacco dei berluscones al “terrorista Travaglio”, nonché alla porzione della stampa italiana estranea al libro paga del premier, proprio non va giù.
L’agenda dei deputati è colma, i regolamenti sono rigidi e non c’è spazio per l’ennesimo dibattito sull’anomalia italiana.
Il tema della libertà di espressione è però caro a Strasburgo, al punto che ieri l’Assemblea ha consegnato il “Premio Sakharov alla libertà di pensiero” scegliendo come beneficiaria l’organizzazione russa per i diritti umani “Memorial” che, dalla repressione sovietica a quella cecena, è stata costantemente nel mirino dei governanti.
E in quel mirino, quello vero, mimato da Berlusconi in una conferenza stampa con Putin, sono finiti soprattutto giornalisti, accusati di “prossimità coi terroristi”, come Natalya Estemirova, uccisa cinque mesi fa dopo ripetute minacce dagli uomini del Cremlino e ricordata ieri in plenaria con un minuto di silenzio.
“La libertà e l’indipendenza dell’informazione non sono negoziabili né aggredibili”, protesta il deputato Patrick Le Hyaric riferendosi all’Italia, e ricordando poi le risoluzioni votate dal Parlamento europeo e dal Consiglio d’Europa cinque anni fa che condannavano la presa di Berlusconi sui media pubblici e privati, e chiesero invano di porvi rimedio normativo. Le Hyaric è uomo di sinistra e dirige un quotidiano, l’Humanité, ma lo sdegno e la solidarietà a Travaglio è trasversale.
“C’è oramai una distanza siderale tra la politica italiana e i principi democratici europei”, spiega Niccolò Rinaldi, capogruppo della componente italiana dei liberaldemocratici, parlando di “attacco ai giornalisti impensabile in paesi come Francia e Germania”. E infatti la centrista transalpina Sylvie Goulard ricorda: “Anche Chirac fu aggredito da uno squilibrato e a nessuno venne in mente di prendersela con l’opposizione o la stampa”.
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