venerdì 4 dicembre 2009

Verso dove


02/12/2009


Se Berlusconi potesse farebbe quel che gli suggeriscono, in un crescendo di violenza verbale collettiva, i sostenitori che hanno scritto ieri in massa al sito internet del Pdl: "eliminalo", con tutte le sfumature che il verbo implica. Però non può. Non può eliminarlo.
Come nell'immagine di copertina anche Berlusconi e Fini sono una coppia costretta a convivere nel perimetro non della torta di nozze ma della legislatura. Se cade uno cade l'altro, insieme si tengono. Le elezioni anticipate, che Berlusconi evoca ad ogni piè sospinto (l'ormai celebre "piano B.": l'alternativa che oppone a qualunque riottosità alleata rispetto alla linea del monarca assoluto, in genere linea di difesa di se medesimo) ora che è Fini a nominarle, come per incanto, non sono più una buona idea.
Non convengono, adesso, le elezioni. Per le molte ottime ragioni che spiegano Susanna Turco, Federica Fantozzi e il Congiurato - la nostra fonte anonima assai ben introdotta a Palazzo Chigi - e per una ragione antica e nuova che si chiama Gaspare Spatuzza. Domani deporrà in aula il pentito di mafia protagonista di quella che il premier chiama di solito "una vecchia storia".
La vecchia storia sono i rapporti fra Cosa nostra e la formazione politica che Dell'Utri e Berlusconi stavano in quegli anni varando: per l'interesse di chi, col favore di chi, con quale obiettivo. Un'eventuale implicazione formale di Silvio Berlusconi in un'inchiesta per mafia non sarebbe forse ragione sufficiente a diassuadere milioni e milioni di italiani dal votarlo, potremmo anzi immaginare una campagna elettorale con scontro finale fra il martire di una persecuzione giudiziaria e l'intera categoria dei magistrati eversori (quelli che preparano il colpo di Stato, per intenderci) ma certo è un'ipotesi che, insieme alle frequentazioni di vari dittatori sanguinari del globo ed altri dettagli del comportamento del Nostro, gli alienerebbe in via definitiva l'appoggio di certi altri alleati di peso.
In tv l'altra sera il politologo americano Luttwak (che di sinistra non è, che di trame se ne intende, che coi governi collabora) parlava già di Berlusconi al passato e indicava in Fini, con sollievo, il leader di riferimento possibile per gli Usa. Nello stesso programma Fini, facendo impallidire il fido Bondi, ha ripetuto che il presidenzialismo passa per il rispetto dei poteri separati, della magistratura in primo luogo.
Anche Fini fa il suo gioco, è evidente, la sua metamorfosi degli ultimi anni non può far dimenticare il passato.
Il presente, però, non offre tutte queste alternative. Ci sarà da trattare con Tremonti e con la Lega, ci sarà da lavorare certo forse anche da combattere ma da qui, ormai è certo, indietro non si torna. E' questione di tempo. Interessante sarà vedere come si muoverà la nuova forza di Centro (ne parla oggi Bruno Tabacci) e più ancora capire se l'opposizione riesca a proporsi in tempi brevi come alternativa per il governo del paese.
Siamo all'antivigilia della manifestazione del 5 di cui parla oggi nel giornale Andrea Camilleri. Di Pietro l'ha sposata con entusiasmo, il Pd parteciperà in ordine sparso e con varie gradazioni di adesione. L'invito a stare uniti sale non da oggi dalla piazza ai vertici del centrosinistra. Ora che il centro ha trovato casa nuova: almeno a sinistra.

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